WOOF!: Diario del Capitano, data bestiale 31 Agosto 2007...
Per quanto l’Estate sia ormai agli sgoccioli, il caldo torrido continua a rendere i nostri peli appiccicosi. La Sicilia, soprattutto, è in questi giorni ostaggio di uno spaventoso scirocco. E sebbene gli orsi siciliani lavoratori di strada, come operatori ecologici, curatori di giardini pubblici e muratori, tendano a svolgere le loro funzioni mezzi nudi sotto il sole giaguaro... non so voi, ma io ne ho abbastanza. Per uscire dal letargo, mi sa che quest’anno avrò bisogno della pioggia.
Gli aggiornamenti del blog si sono fatti un po’ rari. In parte, la causa è riconducibile al caldo, che rende tutto pesante e tormentoso. In parte – e qui inizia lo sfogo – è dovuto a vecchi e noti fattori, che pur non presentando alcun elemento di novità, alla lunga hanno effetti poco gradevoli sui nostri entusiasmi.
Circa sette anni fa, una coppia di orsi palermitani pensò di provare a riempire il vuoto editoriale producendo a proprie spese una fanzine cartacea dedicata al mondo Gay Bear. L’unica, se non la prima, rivista ursina in lingua italiana: WOOF! La rivista si proponeva (come oggi questo blog) di mixare cultura gay (nell’ottica degli orsi) ed erotismo, curiosità, divertimento e arte underground. Altro obbiettivo fondamentale era la nascita di una comunità di orsi siciliani che potessero finalmente sentirsi liberi di uscire allo scoperto, in quanto non più soli, ma accomunati da una voce comune: WOOF!
Ma non è celebrare per l’ennesima volta i piccoli meriti della nostra fanzine che mi preme in questa sede. Piuttosto, sento l’esigenza di mettere i puntini sulle I, chiarendo a me stesso che, in parte, le finalità originali di WOOF! sono definitivamente naufragate. Esattamente come succede anno dopo anno a ogni tenue speranza di un’Italia un po’ più progressista.
WOOF! era nata per mettere insieme la gente. Ok, questo obbiettivo è fallito. Il sogno è finito, ed è il momento di svegliarsi. Se pure, durante questi anni, sono nate nella città di Palermo altre piccole cerchie relative al mondo ursino, la diversità di intenti si è andata a mano a mano accentuando, e oggi la frattura è palese. “Collaborare” è un concetto utopistico forse nel Sud d’Italia più che altrove. Se poi proviamo a coniugare questo verbo con il mondo gay (bear o no, importa poco), i risultati sono davvero sconfortanti.
Sin dal mio primo, timido affacciarmi sulla grande rete ursina, ho ricevuto il dito nell’occhio da parte di circoli che appendono dietro la porta cartelli in cui si avvisano gli avventori di lasciar fuori ogni intenzione di carattere sociale, politico, culturale, giacché lì si pensa al solo divertimento. Per quanto la scelta potesse essere legittima, quello non era il mio posto. Non ho piacere di entrare in casa di qualcuno che per prima cosa mi avverte che cosa potrò o non potrò dire. Così ho girato i tacchi. Successivamente, con WOOF!, ho capito che il modo migliore per convivere con la propria identità sessuale era contaminare l’eros con la cultura, con il sociale e lo spettacolo. Insomma, l’esatto contrario delle premesse dettate da altri. Il mondo è pieno di uomini omosessuali obesi, pelosi, insicuri del proprio corpo, ma anche di individui attratti appassionatamente dagli orsi che mal digeriscono il proprio orientamento, vittime di condizionamenti estetici al servizio del consumismo e della cultura di massa più omologata. In quasi sei anni di vita, io e il mio compagno ci siamo sentiti spesso ringraziare da persone che ritenevano di attingere coraggio da una rivista che parlava del loro mondo interiore come di qualcosa di reale e condivisibile, e non come una dimensione patologica. Un piccolo grande premio prima della disfatta, della diaspora dei collaboratori e delle inutili zuffe ispirate dal niente assoluto.
Oggi comprendo finalmente di fare parte di una minoranza di secondo livello. L’unico interesse che sembra dominare in questo ambiente è la possibilità degli incontri sessuali, o quanto meno del divertimento più elementare. Anche l’organizzazione di feste a tema, un tempo pubblicizzate in modo amichevole da un sito all’altro, è oggi chiusa in un giro che non sembra avere alcun interesse a svilupparsi. Ho saputo dell’ultima festa ursina organizzata a Palermo per puro caso, poche ore prima dell’evento, e ammetto che la cosa non mi ha fatto per niente piacere. Per anni, cercando ingenuamente collaboratori per WOOF!, mi sono sentito rispondere con condiscendenza. Oggi, mi accorgo, che per sentirmi uomo, ho bisogno di qualcosa di più che vedere qualche pancia danzare. Ho ancora bisogno di WOOF!, ma penso di dover cominciare a rassegnarmi al fatto che il blog sia soltanto un mio mezzo espressivo personale, uno spazio che potrò condividere giusto con un pugno di amici, e non il punto di partenza per una “comunità” che ha dimostrato di non provare alcun reale interesse per queste iniziative. Ringrazio sentitamente i pochi che ogni tanto postano su queste pagine, e rassicuro gli altri, i cui moduli d’invito per partecipare al blog sono scaduti da tanto, tantissimo tempo: non vi scoccerò più, ragazzi. In verità sono rimasto sconcertato davanti all’ineluttabilità di tanta indifferenza, ma bisogna pur farsene una ragione. Del resto, in sei, quasi sette anni di attività, la stessa comunità GLBT ufficiale raramente, nei suoi spazi, nei suoi archivi e i suoi documentari, ha mostrato interesse per una rivista a tema omosessuale pubblicata in una città difficile come Palermo. Nessuna novità quindi.
WOOF!, comunque, continuerà a esistere. In un modo o nell’altro, non so ancora bene come. Ne ho bisogno io, che pure curo altri blog e mi occupo di una quantità di cose (come tutti, ok?). Forse ne ha bisogno anche qualcun altro, che per provare sollievo e cominciare a gioire cerca qualcosa di più sfaccettato delle semplici (e ormai inflazionate) gallery di nudo maschile. Parole come solidarietà, rispetto, valorizzazione delle diversità, dicono niente a nessuno?
La recente notizia dell’arresto del deputato americano Bob Allen, noto per le sue posizioni antiomosessuali, per avere offerto denaro in cambio di sesso orale a un poliziotto in borghese, è uno spunto di riflessione illuminante nella blogosfera. La notizia suscita reazioni assortite, dallo sdegno all’ilarità. Un’altra maschera è stata strappata dal volto ipocrita del falso moralismo, parente stretto di chi (anche tra gli stessi omosessuali) sostiene di vedere nell’istituzione del Gay Pride una pagliacciata fine a se stessa, e non il segno di una democrazia che nonostante tutto resiste (altrove, certe manifestazioni non sono semplicemente possibili). In ottica ursina, la vicenda del deputato repubblicano statunitense, sposato e padre di un figlio, ha lasciato emergere anche alcuni elementi di differenza tra le varie comunità. Bob Allen è un omone paffuto, peloso e neanche tanto male, almeno per la nostra particolare estetica. In questi giorni, non sono mancati su blog gay italiani commenti poco felici che, nel condannare l’ipocrisia del soggetto, non hanno potuto trattenersi dall’aggiungere: «...cercava sesso a pagamento. Probabilmente perché gratis non batterebbe chiodo.» Condannando il comportamento del singolo, quindi, è inevitabile per qualcuno insultare un’intera categoria di gay ciccioni. Ma la cosa divertente è che la notizia (in realtà già vecchia di qualche settimana) assume tutt’altra luce quando viene presentata sul sito ursino canadese www.planetbears.com. Il commento finale, in quel caso, è un’ironica ripassata ad Allen che, se fosse stato di mentalità appena più duttile, non avrebbe avuto bisogno di nascondersi in un gabinetto e di mettere mano al portafoglio per fare del sesso. Il mondo, insomma, non è bello. Ma è sicuramente vario. Ed è su questa varietà che dovremmo puntare affinché possa riempirsi di bellezza per tutti. Le teste che andrebbero aperte sono tante, e non solo quelle dei nostri avversari politici. I nostri simili ci danno già tanto da pensare, fabbricando ogni giorno nuova diversità, nuove paratie stagne, nuove inutili divisioni.
Peccato. Ma per ora andrò avanti. E chi mi ama, veramente, potrà sempre seguirmi.
WOOF! ...forever!
1 commento:
per fortuna c'è ancora qualcuno che continua a credere in qualcosa e che lo fa anche per chi,come me per esempio, fino a poco fa non sapeva minimamente chi fosse sto bob allen e cosa gli fosse successo nella lontana america...grazie a woof!!:-)
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