domenica 2 ottobre 2005

“FACCIAMO…. A BOTTE?” DISSE L’ORSO SUL RING

Il Wrestling sta spopolando dappertutto. Woof! Ne riassume la storia e gli ingredienti fondamentali

[Articolo di Perdido]


E' l'affare mediatico del momento. Tutti ne parlano, tutti lo conoscono. Può suscitare simpatia o avversione, ma è difficile ignorarlo. E’ il Wrestling, il grande carnevale di corpi, luci e costumi sgargianti che sta spopolando in ogni dove. Sdoganata dalle televisioni private negli anni ottanta, la spettacolare lotta tra omacci in calzamaglia è ormai un trend anche in Italia, dove affascina un vasto pubblico composto soprattutto da giovanissimi. Se la trasmissione "Smackdown" è attualmente la punta di diamante del fenomeno Wrestling nel nostro paese, all'evento televisivo si affianca un corposo merchandising che comprende poster, pupazzi, carte da collezione, figurine, riviste, fumetti e persino videogiochi. In tanti vogliono vedere (di più: possedere, anche solo in effige) i guerrieri metropolitani che si esibiscono in pirotecnici quanto improbabili scontri. E' tutto finto? Beh, lo sappiamo da sempre. E poi, quando ci appassioniamo alla lettura di un fumetto in cui l'eroe si batte contro l'arcinemico, entrambi vestiti con pittoreschi mutandoni, non abbiamo forse ben presente che si tratta solo di una burla, di un sogno? Il Wrestling si basa praticamente sui medesimi presupposti.
Pare che lo sport in questione sia una sorta di rampollo spurio della lotta greco-romana (classico esempio di scontro corpo a corpo) e della boxe. Molto presto, però, questo tipo di lotta è stato praticato con intenti spettacolari finalizzati più al mero intrattenimento del pubblico che alla vera e propria competizione tra atleti. Sono tante le fonti storiche che ci tramandano le figure di omoni possenti (di solito etichettati come "l'Uomo più forte del mondo" o con altri appellativi altisonanti) che si esibivano in circhi o nelle fiere paesane. Lo spettacolo consisteva nelle frequenti sfide di sconosciuti presenti in mezzo al pubblico (in realtà un altro lottatore) e nelle relative scommesse che davano per vincitore l'uno o l'altro contendente. Non era raro che il personaggio del lottatore fosse ammantato di leggenda. Sfoggiava di solito un nome di battaglia pittoresco, vestiva (poco) in modo caratteristico e si raccontava di lui che avesse vissuto imprese titaniche, magari sbaragliato un precedente, inarrestabile campione. In questi racconti, rivivevano miti e racconti popolari di stampo classico. Il rimando alle dodici fatiche di Ercole è ovvio, come anche i riferimenti al personaggio di Maciste. I supereroi dell'antichità rivivevano (o almeno ci provavano) in questi atleti-attori, di frequente nomadi e senza un passato facilmente ricostruibile.
La maggiore esplosione di questa forma di spettacolo si è avuta senz'altro negli Stati Uniti (dove è stato chiamato anche "Catch") tra gli anni sessanta e i settanta, ma il Wrestling si è andato sviluppando contemporaneamente in tutto il mondo spesso presentando caratteristiche peculiari. Notevole l'esempio messicano con la "Lucha Libre" e i suoi lottatori mascherati, tra i quali si ricordano figure celebri come il massiccio El Santo, wrestler protagonista di numerose pellicole exploitation negli anni settanta. Vale la pena di citare anche il "Sambo" dei paessi russi, il "Glima" islandese e molti altri. Ma il Wrestling vero e proprio come oggi lo conosciamo nasce nei primi anni sessanta, con la fondazione delle World Wide Wrestling Federation, a opera di Mr Vince Mc Mahon. L'intento della federazione era proprio quello di promuovere gli incontri di lotta puntando molto sull'aspetto spettacolare delle competizioni e trasformando gli atleti in veri e propri personaggi, ciascuno con il suo look e i suoi tic studiati a tavolino. Molto più tardi, dopo la scomparsa di Mc Mahon, il figlio, Vince Junior, prese in mano l'azienda paterna e impresse nuova forza al fenomeno del Wrestling organizzando una promozione internazionale degli spettacoli. Erano i primi anni ottanta, ed è sull'onda di questo rilancio che il fenomeno dei lottatori in calzamaglia è giunto fino in Italia.
Il Wrestling è uno sport nella misura in cui gli atleti ricorrono a mosse volte a mettere a terra l'avversario o - spesso - a dare l'idea di ridurlo in briciole senza in realtà fargli alcun male. Va da sé che la possanza dei corpi e l'allenamento è finalizzato più al non ferirsi che all'uscire vincitori dallo scontro. Col passare degli anni, le sceneggiature degli spettacoli di Wrestling si sono fatte sempre più complesse, ma conservano alla base le identiche premesse di molte serie a fumetti: la lotta tra il bene e il male. Infatti, i wrestler (intesi come personaggi) sono classificabili in buoni e cattivi, o se vogliamo tra simpatici e antipatici. Poco importa se il ruolo è dovuto a una convenzione dello spettacolo più che a dati oggettivi. L'eroe leale contro il traditore che gioca sporco è il più classico dei canovacci. A dimostrazione di quanto sia radicato l'immaginario del Wrestling nei paesi anglofoni, ricordiamo che anche il celebre eroe a fumetti Uomo Ragno, prima di dedicarsi alla lotta contro il crimine, sfrutta i propri poteri esibendosi in spettacoli di Wrestling. Ed è da quel mondo che eredita il suo nome di battaglia e l'inconfondibile costume.
Una forma di spettacolo popolare, quindi, cui negli anni non sono state risparmiate pesanti frecciate dall’ambiente mainstream. Ricordiamo il dramma di Rod Serling "Requiem per un peso massimo", storia del declino di un campione di boxe che per vivere è costretto a riciclarsi come wrestler. Indimenticabile, nella sua tristezza, è il finale del film interpretato da Antony Quinn (in Italia, la pellicola s'intitola "Una faccia piena di pugni"), in cui l'ex boxer, vestito da capo indiano, saluta il pubblico lanciando un lungo urlo di guerra. Struggente addio alla seria competizione sportiva e inizio della pura farsa.
Al di là di queste letture patetiche, il Wrestling è uno spettacolo che piace, non troppo dissimile da molta fiction tutta muscoli e effetti speciali. Ma detto questo, che nesso c'è tra il mondo del Wrestling e l'immaginario gay bear? Beh, più di quanto si possa immaginare.
I primi punti di contatto sono tanto impalpabili quanto ovvi. Da sempre la lotta corpo a corpo ha ispirato fantasie erotiche tanto alla gente comune quanto a pittori e fotografi. Basti pensare che le prime riviste a essere consumate dalla popolazione gay non erano magazine dichiaratamente omosessuali, ma pubblicazioni di argomento sportivo, di frequente dedicate al culturismo, come la celebre "Phisique Pictorial". Da qui a produrre riviste e video a tema gay "travestiti" da materiale relativo al body building e alla lotta libera, il passo è stato breve. La lotta, inoltre, è sempre stata legata a filo doppio con la fantasia sessuale. Dopotutto anche il sesso è una forma di lotta. I corpi si sfidano nel dare e ricevere piacere, si cercano, si afferrano, si possiedono. Proprio come gli omoni che sudano sul ring.
Il Wrestling dei primordi è quello più vicino all'immaginario che ci è caro: quello Bear. Gli anni settanta-ottanta ci fanno ricordare figure di wrestler massici se non addirittura pachidermici. Molti illustratori dediti alla Bear Art non hanno trascurato l'ambiente della lotta libera in lavori pittorici e fumettistici degni di nota. Il raffinato Viste in Italia e (con piglio più estremo) Tagame in Giappone. L'immaginario gay mainstream si è andato gradualmente imponendo anche in questa forma di spettacolo, producendo oggi una quantità di colossi imberbi e dal corpo palestrato che qualcuno, nel mondo gay fashion, reputa "più gradevoli", trascurando il processo di ulteriore stereotipizzazione che il Wrestling sta attualmente subendo. Ad ogni modo, l'omosessualità nel mondo del Wrestling è apparsa in modo dichiarato già parecchie volte, ma con stili che si collocano abbastanza lontano dall'immaginario ursino. Si consideri, su tutti, il noto personaggio di Rico, il wrestler omosessuale che, benché sia caratterizzato come uno dei "buoni", ostenta vezzi e lazzi da barzelletta omofoba. Non sono mancati precedenti illustri, come Gorgeous George, e addirittuta dei lottari drag queen. Ma il Wrestling continua a essere generoso anche con gli orsofili, presentando giganti dall'aspetto rude e imponente. Quella sensualità tutta al maschile che rinuncia a facili ammiccamenti ed esplode naturalmente dalle dimostrazioni di forza bruta. Tra i nostri attuali beniamini citiamo l'affascinante Animal dei Road Warriors, un bestione coi mustacchi (qualcuno ha notato la sua somiglianza con il nostrano cabarettista, l'altrettanto sexy Stefano Chiodaroli) oggi noto e amato anche in Italia. Il gigione Under Taker, esempio di supereroe dark a cavallo tra l'oltretomba e una vitalità prorompente e tanti altri allegri plantigradi in calzamaglie multicolori.
Possiamo affermare che, al di là delle mode, c'è sempre posto per tutti in Paradiso. E questo grande circo assordante e colorato, fatto di pettorali, sudore e bicipiti che è il Wrestling, non è una delle sue rappresentazioni più spregevoli.

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