[Articolo di Francesco Macarone Palmieri - Warbear]
arte contemporanea
sono le galere
le camere a gas
i mattatoi
le discariche a cielo aperto
i lazzaretti dei nuovi lebbrosi
le spianate di celerini
le edicole dei santi in alluminio anodizzato
le case elettriche
Le impalcature dei palazzi
I container del porto
Le autostrade e gli incidenti stradali
appendete l’artista ai muri sbiancati delle vostre gallerie
il prezzo tatuato sul ventre
noi siamo i vostri figli
che tornano a voi con hard–disk difettosi.
Una delle menti grafiche più creative della Napoli contemporanea, assume il nome Michele Esposito - identita' multipla, figlio di nessuno - esprime la sua ARTE BORGHESE lavorando su contenuti QUEER in chiave apocalittica. Le sue eco culturali sottili e morbose partono da una serie di riferimenti che affondano nelle pratiche piu’ sperimentali delle avanguardie storiche – specificatamente surrealismo, futurismo, dada, situazionismo, art brut e arte totale viennese - attraversando tutte le controculture dagli anni 60 in poi, per concentrarsi sulle visioni piu’ epiche ed esoteriche della scena INDUSTRIAL. Egli bastardizza i suoi lavori bestemmiando simboli e vomitando segni in collage impazziti con materiali dei piu' diversi. Il suo operato si sviluppa attraverso un rimescolamento grafico continuo di esoterismo orientale e particolarismo culturale partenopeo nei suoi angoli piu' cariati, distruggendo ogni patinatura con un approccio punk digitale low-fi alle sue opere. Il tutto e la frammentazione si rincorrono basculando tra operazioni artigiano-alchimiste e scratchate di immagini su stampanti ad aghi con sapienti mani da dj dell’immagine. Stampe su quotidiani del sud est asiatico e carte di riso invecchiate con il thè, carni in decomposizione, immagini di container portuali e capre sgozzate di ritualità tibetane, pratiche estreme, sessualita' impossibili, urla iconografiche, emozioni primordiali. Gli immaginari di Arte Borghese ci portano nel peggiore dei mondi possibili o il lato oscuro della nostra quotidianità, esacerbandone le fobie, le castrazioni, l'asfissia, le frustrazioni, la morbosita', le repressioni. L'idea di carne umana di genere maschile, grossa, pelosa e barbuta e' centrale nella sua proliferazione segnica e viene accesa da un'elettricita' erotica e mortuaria. Tali corpi vengono colti in atti masturbatori, in coiti violenti, sessioni sodomite bestiali e fatti attraversare da panorami urbani, ruggine e archeologia industriale. La metodologia ultima dell’azionismo grafico di Arte Borghese si basa sulla specularita’ molteplice. Le immagini di orsi vengono trattate con colori acidi e corrosivi, vengono sezionate chirurgicamente e moltiplicate specularmente e spesso montate all’intenro di vetrine o finestre di metropoli invisibili. Un gioco grafico con richiami esoterici all’albero della vita, icona culturale composta da due croci speculari unite metaforizzanti l’unione di cielo e terra, inferno e paradiso, zero e uno. La mattanza di carni ursine stuprate da un cut’n’paste violento si riconnettono in un insieme olistico dove ogni pelo, ogni ventre, ogni capezzolo, ogni ano, ogni barba, ogni membro in erezione trova il suo posto caotico in un pattern spontaneo di desiderio. Le membra si rincorrono unendosi in una copula infame dove l’ardore si spinge verso immaginari di mascolinita’ omnipervasiva. Esperire immagini del genere e’ entrare nella spirale ipnotica di in una danza sufi, la vertigine da perdita dell’orientamento, un tao che si compenetra tra caos e cosmo, un delirio monotematico altalenante tra raptus di eccitazione e spaesamento. La tonalita’ glittering delle immagini pornografiche usate si muove anche e sopratutto verso il piacere spontaneo del plagio come liberazione dell’informazione dai suoi confini della proprieta’ privata, funzionalmente e metaforicamente orientato verso un’idea di riproducibilita’ tecnica come democratizzazione del sapere. Il candore degli stereotipi ursini riprodotti nelle foto, che vengono da lui sventrate, e’ un elemento fondamentale di questo contrasto. Le foto non possono che essere una perdita di identita’ nella sua rappresentazione perfetta e viscerale che viene appunto semanticamente aperta e de/composta. Gli incastri multipli di penetrazioni impossibili rendono lo spettatore, viaggiatore di interstizi; quell’altro/quando libidinale dove la definizione del genere maschile trae energia di vita come in un rituale di magia rossa. Il circo dell’atroce messo in atto da Arte Borghese porta l’attore sociale a trovarsi al centro del palco; con le sue paure come spettatrici partecipanti. Non ci sono vie di fuga ma scelte d’azione, verso la decostruzione radicale del proprio essere e divenire. Che lo spettacolo abbia inizio. WARBEARsono le galere
le camere a gas
i mattatoi
le discariche a cielo aperto
i lazzaretti dei nuovi lebbrosi
le spianate di celerini
le edicole dei santi in alluminio anodizzato
le case elettriche
Le impalcature dei palazzi
I container del porto
Le autostrade e gli incidenti stradali
appendete l’artista ai muri sbiancati delle vostre gallerie
il prezzo tatuato sul ventre
noi siamo i vostri figli
che tornano a voi con hard–disk difettosi.
ANTIBIOS
Michele Esposito ha partecipato a numerose mostre della rivista Torazine, né ha lavorato la grafica e conduce “Mercurio”, unica e rara libreria queer a Napoli in Piazzetta Demetrio Salazar (adiacente Piazza del Plebiscito - www.libreriamercurio.it ). Il progetto Arte Borghese esprime le sue poetiche della distruzione su piu' livelli, interconnettendo letteratura queer e video, attraverso spoken words , dj sets ed installazioni/arredamenti grafici. La sua partecipazione ad eventi avviene sempre attraverso una manipolazione spaziale in un'ottica grafica vivente e penetrativa sul piano anche architettonico e del design. Questo tipo di azionsimo ultimamente prende forma in feste queer mensili di cui Michele Esposito e' promotore, all'interno dello spazio sociale IL CERRIGLIO di Napoli.
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