Le illustrazioni di Sazuk sono quanto di più sorprendente si può trovare nel panorama della Bear Art italiana. L'artista orsofilo non si limita qui a presentare l'oggetto del suo immaginario erotico, ma lo filtra attraverso uno stile particolarissimo che lo rende uno dei disegnatori ursini più affascinanti del momento. Gli orsi di Sazuk, infatti, sono
avvolti da un velo di dolcissima polvere, accarezzati da colori soffusi, spesso morbidi, e la mano dell'artista conferisce alla loro esuberanza una patina di antico, quasi ci trovassimo ad ammirare un dagherrotipo o il fotogramma di un vecchissima pellicola del cinema muto. L'eros ursino del pennello di Sazuk canta dunque la nostalgia per un immaginario oggi remoto. Le figure dei corpulenti "villain" baffuti e boriosi con i quali si scontravano Charlie Chaplin e altre star del muto, incontrano le atmosfere trasgressive della fotografia erotica dell'inizio del secolo scorso, spesso aventi come sfondo case di piacere (vere o fittizie) e come protagoniste sensuali donnine più o meno discinte. Solo che
a spogliarsi, qui, sono i monumentali baffoni. Riposto il borsalino, il panciotto e il bastone di bambù, il paffuto signore scopre le sue grazie avvolto da un chiarore ambrato, provocatoriamente agrodolce. Al posto di giarrettiere e fugaci viste di nerissimi triangoli di pelo, abbiamo ventri pachidermici e grossi organi riproduttivi, protagonisti di un'illustrazione erotica del passato che - se mai è esistita - non è sopravvissuta al tempo, ma oggi giunge fino a noi grazie all'estro di Sazuk.
«Da ragazzo, guardavo le vecchie comiche più per gli attoroni che interpretavano la parte del cattivo, che per ridere" confida l'artista, "Non ne conosco il motivo, ma pensandoci bene, forse è il fascino del proibito. Vista la povertà di documentazione erotica relativa agli orsi di quel periodo storico, risulta impossibile scoprire cosa si cela dietro quei panni del primo novecento. Ma immaginare è lecito, e io sono una persona molto curiosa...»
Gli "Antique & Rare Bears", titolo scelto per la mostra che Sazuk ha tenuto nel 2004 presso la libreria AltroQuando di Palermo, sono davvero un delizioso viaggio nel tempo. Sazuk ha la genialità non solo di sapere riprodurre lo stile grafico (e fotografico) del tempo, ma di ricrearne anche le atmosfere domestiche, inserendo nei suoi disegni oggetti di uso comune dall'aspetto datato, come il catino per lavarsi e gli arazzi che spesso fanno da sfondo, ma anche le pettinature con la riga in mezzo, i folti baffi arricciati e il sapiente uso del colore, producono l'incantevole illusione di stare davvero ammirando le nudità di omoni del secolo scorso.
«Mi è sempre piaciuto disegnare" continua Sazuk, "ma, fino a qualche tempo fa non avevo mai preso in considerazione l'idea di disegnare ORSI. Forse qualcuno doveva semplicemente mostrarmi la strada. Circa quattro anni fa, quando ho iniziato a navigare per siti a tema ursino, ho scoperto tante belle illustrazioni, spesso più sensuali delle foto, e mi sono detto: perché no? La scelta degli strumenti è stata naturale, perché la matita in mano l'ho sempre avuta. Il computer è una vecchia passione che ora utilizzo anche per lavoro, e fra scanner, macchina digitale e carta, piuttosto che scegliere preferisco integrare.»
L'apparente uniformità di lineamenti dei personaggi-orso disegnati da Sazuk, rappresenta uno dei punti di forza di questo artista. E' come se avesse colto l'essenza di un archetipo che il cinema muto riassumeva nella caratterizzazione dei suoi cattivi. Di norma si trattava di un capitalista dal portafogli gonfio, tronfio e prepotente. La sua grossa pancia era simbolo di benessere economico e della conseguente superbia. A questo s'integravano di frequente una discreta dose di volgarità (in aperto contrasto con la ricercatezza del vestire), di sensualità sfrenata (quasi sempre il cattivone insidiava la fanciulla di turno) e di forza bruta (era classica la gag della zuffa tra il comico di turno, di solito mingherlino come Charlot, e il gigantesco avversario). Nel complesso eros ursino, una buona parte di questi ingredienti (per lo più presentati come negativi dal modello cinematografico) sono stemperati da una simbologia che legge il grosso corpo come una cornucopia di piaceri, vigore fisico, avidità di vita. Fatto uscire di scena il comico snello, Sazuk rivaluta tutti questi aspetti rileggendoli in chiave orsofila, in un contesto intimo in cui i temibili omacci possono a loro volta diventare degli amabili eroi.
«Volevo qualcosa di particolare. Mi annoio se devo disegnare semplicemente un orso» spiega Sazuk. «Inoltre, penso che le persone debbano essere motivate per soffermarsi a guardare un disegno. O il soggetto è molto particolare o la tecnica è superba. Io, non potendo contare sulla seconda, mi sono buttato sulla prima. Le mie prime prove sono state dei ritratti generici, ma mi hanno stancato ben presto. Ho anche disegnato molti orsi in stile fumettistico, un genere che m'interessa tuttora. Comunque, il mio stile è vario anche tra i miei orsoni attuali. Alcuni hanno volti molto stilizzati, altri sono nell'insieme più realistici. Lo stile puo' renderti immediatamente riconoscibile, ma può anche diventare una gabbia se non ti evolvi.»
Non a caso, Sazuk è stato tra i primi artisti "Bear" italiani a essere notati anche da settori dell'illustrazione di norma lontani dalle tematiche gay-bear, come Comics Code (http://www.comicscode.net), magazine elettronico dedicato al fumetto e all'illustrazione che ha visto in Sazuk un talento da evidenziare tra le sue recensioni. Tra i sogni dell'artista c'è anche quello del media fumetto. Un'idea che fa leccare i baffi a tutti gli appassionati di illustrazione ursina. Certo è che Sazuk non ha intenzione di abbandonare i suoi fans, e di continuare a lavorare di pennello e computer.
«È assolutamente previsto un cambiamento" rivela. "Ho altri progetti in mente, ma soprattutto ho voglia di sperimentare nuove tecniche, magari miste e con l'utilizzo di foto. È questo che più mi spinge a produrre altri lavori a tema ursino: il soggetto, ma anche le novità espressive. Questo non significa che abbandonerò completamente gli "antique bears", ma semplicemente che ne disegnerò di meno.»
[Articolo di Perdido]
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