giovedì 6 settembre 2001

GIANORSO: DALLA CHINA ALL'OBIETTIVO


L'artista romano racconta il suo percorso tra disegno e fotografia

Caso più unico che raro quello di GianOrso, artista romano i cui disegni a tema ursino sono reperibili in una quantità di siti dedicati alla "bear-art". Una ristretta collezione di tavole in bianco e nero dai toni ruvidi, sensuali, che l'autore considera però un'esperienza conclusa. GianOrso, infatti, già da qualche tempo ha cambiato rotta e si è dedicato alla fotografia. Anche in questo campo con ottimi risultati. Se un po' dispiace pensare che potrebbe non riprendere più la matita in mano, ci consoliamo con il suo lavoro fotografico. Il tema è sempre quello: suggestive immagini di possenti figure maschili. Foto dirompenti, dalle quali emergono squarci di tenebra e di carne. Il tocco, potremmo giurarlo, è il medesimo del pittore.

GianOrso, parlaci un po' del tuo rapporto con le arti figurative. Da quali disegnatori ti sei sentito maggiormente influenzato?

Il disegno è stata una mia grande passione fin da piccolo. Passavo giornate intere a disegnare. Poi, per varie ragioni, la mia vita è andata su binari ben diversi da quelli che avevo in mente, ovvero liceo artistico, magari laurea in architettura e comunque un lavoro nel mondo della pubblicità e della grafica. Dai 13 anni in poi ho continuato a disegnare in modo completamente autodidatta, copiando i disegni di Michelangelo e di Bernini. A 16 anni, dopo aver comprato un'edizione della "Salomè" di Oscar Wilde illustrata da Aubrey Bersdley, ho avuto la folgorazione per i disegni a china nera. Sempre a 16 anni ho cominciato ad acquistare le mie prime riviste pornografiche e quindi ho scoperto l'arte di Tom of Finland. Da allora ho acquistato tanti libri d'arte, libri fotografici e tante riviste pornografiche, che mi hanno fatto conoscere artisti diversissimi tra loro: Rex, Domino, Etienne, Bastille. i fotografi Robert Mapplethorpe, Herb Ritts, Horst, Bruce Weber, Mark Chester, e tanti altri che hanno influenzato la mia formazione grafica e fotografica.

Com'è avvenuto il passaggio dal disegno alla fotografia?

Il disegno è una disciplina bellissima e tiranna che necessita di tempo, pazienza e dedizione che, con il mio lavoro, ho sempre meno a disposizione. Il 1996 è stato l'ultimo anno in cui ho dedicato tutte le serate di otto mesi ai miei disegni. Dopo anni di china nera avevo riscoperto la bellezza e la morbidezza delle matite e dei carboncini. Soprattutto nel tratteggio della peluria e delle barbe su cui ho passato serate intere al tavolo da disegno. In quel momento, poi, ero "intrippatissimo" da tatuaggi e piercing e quindi ero occupato a studiarne i vari simbolismi. Alla fine della serie ero svuotato. Ci avevo messo tutto, troppo di me. E per mesi non sono stato più capace di prendere una matita e iniziare anche solo lo schizzo di un disegno. Nel frattempo avevo cominciato a fotografare per puro diletto vari amici. E dato che i risultati mi piacevano ho continuato su questa via. Come per il disegno all'inizio ho seguito solo l'istinto. Poi ho frequentato un corso professionale con un fotografo di moda che mi ha insegnato a "guardare" meglio l'arte fotografica e la disciplina nel creare. E poi. ho scattato, scattato, scattato.

I tuoi disegni esprimono una sensualità dark. Spesso anche nelle tue foto si nota una prevalenza dei neri e degli sfondi bui. Si direbbe che le foto stiano continuando un discorso già iniziato dai tuoi vecchi disegni.

Sì, è proprio così. La fotografia è il naturale seguito della mia personale ricerca nella creazione di immagini che rappresentino l'incontro tra arte, erotismo, grafismo e pornografia. Il nero avvolge e mette in evidenza il soggetto che oggi fotografo e che una volta disegnavo. Il nero era uno degli elementi chiave delle foto di Robert Mapplethorpe, mio idolo personale (se sono diventato fotografo è anche "colpa" sua). Il nero è il colore del mondo leather, cui mi sento vicino per certi versi.

Il disegno permette all'autore di spaziare con la fantasia, di rappresentare soggetti per così dire "idealizzati". Concede, insomma, una libertà creativa che nella fotografia è più limitata. Provi mai la tentazione di riprendere in mano la matita?

I personaggi rappresentati nei disegni sono i miei fantasmi erotici, il mio uomo ideale. Ma anche le persone che ho fotografato, pur essendo reali, sono state da me consapevolmente trasformate nei miei fantasmi, utilizzando quei particolari nell'abbigliamento (chiodo di belle, canotte nere, scarponi, jockstrap), nel modo di posare, nel modo di guardare nell'obiettivo. Durante la mia sessione fotografica i primi scatti sono, di solito, puramente tecnici. Mi servono per mettere a proprio agio i soggetti, per studiare le luci giuste e le possibili pose che ho in mente. E' durante il susseguirsi degli scatti che inevitabilmente arriva il momento in cui tra me e il modello si crea una "corrente" speciale, una complicità che mette da parte la timidezza e il disagio del posare nudo e che è alla base delle mie immagini migliori. Immagini che nel tempo ho poi osservato, studiato, quasi sezionato e che mi sono accorto parlano di me, delle mie idee, della mia passione e del mio amore per quei volti, per quegli occhi dalle espressioni allegre o malinconiche, per quei corpi pieni di sensualità animale, per i movimenti bruschi o morbidi delle mani, più di qualsiasi trattato scritto. Immagini che mi hanno talmente coinvolto emozionalmente, che hanno fatto sì che non avessi più la tentazione di tornare al disegno.

Quali caratteristiche ti proponevi di far risaltare?

Beh, la bellezza è dove la si vuole trovare. Io l'ho trovata negli uomini grossi, tondi. Oggi non m'importa più se coperti di folta pelliccia o completamente lisci. Ma devono avere un volto, uno sguardo, una presenza fisica (lontana anni luce dai canoni dei corpi estremamente curati ed esasperatamente perfetti nella loro definizione muscolare con cui ormai veniamo bombardati quotidianamente dai media -Tv - cinema - moda), una loro naturalezza (mai artefatta, mai forzata) che mi colpisca e che è l'essenza del mio credo fotografico. Ecco! La mia missione è fotografare i volti e i corpi di questi uomini e non si tratta di una scelta ragionata: è nel mio DNA.
E' proprio da escludere che vedremo nuovi disegni firmati da GianOrso?

Si. Lo posso affermare senza esitazione. La fotografia ha ormai assorbito completamente il mio interesse.

Il sito personale di GianOrso è www.GianOrso.com

[Articolo di Perdido]

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