Da un secolo, le correnti astrali di Insmouth sono semiliquide. Per mia relativa fortuna, il quadrilatero tra la costellazione dell’Istrice e il buco nero di Toth ospita vaste sacche di un’atmosfera carica d'ossigeno. A tali mutamenti galattici dovevo la mia sopravvivenza al naufragio in quello spazio profondo. Il nostro S.O.S. non era stato raccolto. La tempesta elettromagnetica che aveva distrutto lo scafo della Nave da Ricognizione Robinson 3000 era uno schermo troppo tosto per un segnale tanto debole. I miei cinque colleghi erano stati subito risucchiati nei vortici di Toth e immediatamente dilaniati dalla terribile pressione. Ridevo amaramente ripensando con quanta facilità i miei snelli compagni erano volati incontro alla morte. Le mie abbondanti maniglie dell'amore m'avevano incastrato per qualche secondo in quel che restava del boccaporto e avevo sentito i venti galattici mordermi i piedi. In preda al panico, m’ero aggrappato al supporto tubolare del ponte di comando, pregando che le correnti magnetiche trascinassero il relitto di metallo lontano dal buco nero. Finora m’era andata bene. Mi reggevo alla colonna d’acciaio, infreddolito fino all’osso dalle correnti astrali, ma vivo. La mia unica speranza era l’approdo a uno dei tanti frammenti di crosta planetaria rimasti a galleggiare nel quadrilatero dai tempi della guerra ai gonadiani. Erano isolotti circolari del diametro di pochi metri, a volte arricchiti da polle d’acqua potabile. Con un po’ di fortuna avrei potuto resistere qualche giorno. Giusto il tempo che serviva alla base per notare la scomparsa del Robinson. Le continue raffiche di polvere meteorica mi facevano bruciare gli occhi. Così intravidi appena il piccolo pezzo di terra sospesa cui andavo incontro ad alta velocità. L' improvviso aumento di gravità e la paura mi fecero perdere i sensi.
Mi riebbi all’asciutto, sulla rena di un atollo stellare. Stordito, mi stringevo ancora al relitto che m’aveva condotto in salvo. Impiegai qualche istante a capire che la parte mediana della tuta m’era stata sfilata e ora giacevo bocconi col sedere nudo rivolto alle stelle. M’avvidi allora che non ero il primo a calpestare quel ritaglio di terra perduta. Una sagoma corpulenta, oserei dire gigantesca, mi faceva ombra dalla riva. L'uomo era senza camicia, la pancia sporgente come chi è avvezzo a mangiare i molluschi delle lagune di Insmouth. Mi sbirciava impaziente grattandosi la barba rigogliosa. Riconobbi sulla sua cintura il marchio della squadra Baloo 13, équipe di ingegneri militari dispersa un anno prima. Con la coda dell'occhio ravvisai il profilo di una piccola costruzione realizzata con pietre levigate e pezzi di lamiera. Quell’uomo doveva trovarsi sull'atolo da parecchio tempo. Era uno scienziato, e un naufrago come me. Quando s'accorse che ero sveglio, parlò con vocetta squillante.
"Come ti chiami, amico?"
"...Tonio" risposi rauco.
"Sai, Tonio? C’hai una fossetta sulla chiappa destra. Mia nonna raccontava che ‘sta roba resta per un pizzico del Creatore. Sulla guancia se gli stai simpatico. Sul mento se ti trova losco. Ma se t’ha pizzicato il culo, vuol dire che il bastardo s’è eccitato di brutto. Benvenuto, compare. L’atollo non è niente male. L'ho chiamato Baloo Village, in memoria del mio cazzo di squadra. Son crepati tutti nelle rapide astrali. Come i tuoi, temo. Beh, qui c’è acqua e non si crepa di fame. Sono diventato un asso a beccare crostacei alieni, e le correnti portano frutti mangerecci in quantità."
Il ciccione aveva la patta sbottonata. Mentre parlava faceva frullare dolcemente le dita dentro i calzoni come se stesse vezzeggiando una bestiola cara. Il profilo di un arnese enorme iniziava a fare capolino dalle brache color cachi.
"Robinson" lesse sullo stemma della mia tuta. "Magnifico! Sarò il tuo Venerdì. Ma dovrai pagarmi un pedaggio, bello. Sto qua da un anno. Forse due, porca troia! Come vedi non c'è un'anima. Non c'è un cazzo da leggere, ed io mi sono rotto delle seghe. Alle corte, amico. Hai un bel culetto cicciottello e a me va di dargli una strizzata. Puoi lasciarmi fare e vivere benino. Oppure fai il tirchio, salvi il sedere e ti ributto nelle rapide. Magari sei fortunato e trovi altra terra un po’ più in là! Altrimenti finisci in un buco nero, ti scoppiano le palle degli occhi e vomiti gli intestini nello spazio un poco per volta. Sai, si dice che arrivi a vederli completamente srotolati prima di tirare le cuoia. Allora, che te ne pare?"
Sospirai con la fronte nella sabbia. "Beh, non mi pare d’avere molta scelta."
"Magnifico! A proposito... Mi chiamo Leonzio."
Mi fu addosso in un baleno. Appena un paio di colpi e fummo una sola bestia sudata. Non sarebbe stato elegante confessarlo subito, ma dati i miei gusti, non avrei potuto sperare in un comitato di benvenuto più accogliente.
Il mio nuovo amico era bello come il sole, ed era anche un ottimo amatore. Una scopata in cambio della vita non era prevista da nessun addestramento, ma mi adattai alla bizzarra situazione lascianomi pompare eroicamente. Ci torcemmo a lungo sulla sabbia e ululammo in coro alla luna di Giove mentre il passaggio di una cometa illuminava a giorno le rocce verdastre di Baloo Village.
Dopo l'amore, l'omone mi sollevò senza sforzo sulle sue braccia e mi portò sul bordo del pianetino. Là pescò per me calamari trasparenti dalla laguna orbitante. Mi rifocillò con licheni celesti e mi coccolò teneramente come una grande mamma irsuta.
Sono passati almeno sei mesi dal mio approdo su Baloo Village, e credo siano stati i più felice della mia vita. Per quanto incredibile, qui, in questo remoto angolo di universo, ho trovato l'amore e quella serenità che non cercavo più. Ormai mi sono rassegnato. E' difficile che un'altra nave si avvicini al nostro atollo. Ogni tanto, tra una meteora e una pioggia di stelle, ci passa sotto il naso un pezzo di scafo o i resti di un reattore. La costellazione dell'Istrice è una zona impervia, ad altissimo rischio per qualsiasi nave. E' molto probabile, perciò, che nei prossimi anni sarà evitata da tutti i piloti più esperti. Io e il mio compagno non ce ne lagnamo troppo. Baloo Village può essere un vero paradiso per chi ha poche pretese e tanto amore da dare. Mentre scrivo queste note, Leonzio sta gettando la sua lenza nella laguna. Spero che prenda qualcosa di buono. E' un pescatore infaticabile e anche un cuoco sopraffino. Guardo il suo corpo florido, discinto per il caldo, strisciare sugli scogli smeraldini, e sono scosso da un brivido di passione. La dieta galattica cui siamo costretti è ricchissima di zuccheri ed entrambi siamo ingrassati a dismisura. Non ci sono dietologi, qui, a farci la predica, ma compensiamo i chili in esubero con lunghe sessioni di ginnastica notturna. Qualche settimana fa ho provato a piantare alcuni semi che facevano parte del mio kit di sopravvivenza. Il clima particolare ha già prodotto un germoglio. Sono molto ottimista in proposito. Il nostro regno presto sarà ricco di vegetazione.
Ora metterò questo breve memoriale in una borraccia a tenuta stagna e la affiderò alle correnti astrali. Non so perché lo faccio. In fondo al mio cuore, spero che questa vacanza duri il più a lungo possibile. Tuttavia, se chi legge queste righe dovesse riuscire ad aggirare le rapide senza un graffio, se disponesse di coraggio e forza sufficiente a sfidare il buco nero di Toth... il piccolo popolo del Baloo Village sarà pronto a dargli il benvenuto. Specialmente se si tratterà di un pilota cordiale, paffuto e con una fossetta su una natica.
[Racconto di Perdido]
mercoledì 6 dicembre 2000
Bear Fiction - BALOO VILLAGE
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