Tra le mostre a tema ursino che la libreria AltroQuando ha presentato nel corso del 2003, "Manna Ink" del romano Gianluca Manna lascerà sicuramente un’impronta particolare. Questo perché il tratto pulito e squisitamente fumettistico dell’artista è riuscito a comunicare emozioni a più livelli, conquistando consensi anche presso un pubblico non orsofilo, non gay, ma comunque interessato all’arte dei comics. E’ probabile che le ragioni del successo di Manna presso un pubblico eterogeneo siano da cercare non solo nella sua collaudata vena di cartoonist, ma anche nel suo approccio anticonformista e beffardo nei confronti dell’omosessualità, da lui vissuta e sognata – si direbbe – come un grande gioco senza ruoli prestabiliti. Non a caso, Gianluca Manna, in arte Nerobear, è il grafico ufficiale del Leather Club di Roma, al servizio del quale ha messo il suo dissacrante pennello. Quello dei leather è un movimento gay alternativo, noto per le pratiche di sesso estremo e il culto di un machismo tenebroso, amante di borchie e cinghie, ma che da sempre s’intreccia con la bonarietà tipica dell’estetica ursina, producendo una quantità di figure chimeriche a cavallo tra solarità e durezza.
"Penso sia importante" dice Manna, "che Roma, città notoriamente chiusa e cattolica, possa conoscere aspetti di una cultura gay come quella leather. Preferisco un modo non omologato di vivere l’omosessualità, qualcosa che sia diverso dalla passione per le discoteche, i vestiti firmati e Patty Pravo. Quello che mi piace della cultura leather è che c’è dentro parecchia coscienza di sé. Bisogna fare molti coming out. Il primo come gay, capendo che il sesso non deve mai essere un tabù. Ma anche all’interno della comunità omosessuale è necessario battersi per le proprie posizioni se queste differiscono dal piattume generale. Essere orsi (o amare gli orsi) è un ulteriore coming out. Si riassume tutto in una totale libertà di desiderare ciò che si vuole ed essere desiderati da chi si vuole. Mi rifiuto categoricamente di rientrare in un cliché. Nel cliché del gay socialmente accettato (per intendersi, il modello che ci viene proposto da certo cinema americano) non rientrano i leather. Ma non ci rientrano neppure gli orsi, gli anziani e nemmeno chi è povero. Se quello cui bisogna aspirare per essere accettati è una completa patinatura, non potrebbe fregarmene meno. L’ambiente ursino, insieme all’ambiente leather, è quello in cui mi sento più a mio agio, senza però chiudermici dentro. L’immagine del desiderio è sempre l’idea del maschio, che in realtà non è mai una figura diafana." Il Tintin di Hergé (nelle tavole di Manna appesantito e debitamente ribattezzato Bear Tin) è l’icona del sovvertimento sessuale e artistico operato da questo artista. Gli amplessi dell’ex ragazzo belga con l’amico di sempre (il ruvido capitano Haddock) scardinano uno dei tabù più chiacchierati, negati e ricorrenti del fumetto d’avventura: la relazione sessuale tra due eroi, suggerita da decine di coppie celebri (Batman e Robin su tutte).
"Tintin è il gay perfetto. Almeno secondo un certo cliché" scherza Manna. "Tintin è un ragazzo biondino, col ciuffetto, apparentemente single, che gira il mondo in compagnia di un cagnolino e di un marinaio nerboruto e sempre un po’ ubriaco. E senza donne. L’unica donna certificata è la Castafiore, che adombra certamente la figura di un trans. Beh, allora perché non mostrare Tintin anche quando scopa? Tintin ora è cresciuto. E’ un po’ più maturo e consapevole, un po’ più leather, un po’ più orso… Per ora, almeno, mi piace vederlo così. In futuro chissà! Non sono mai stato un tipo coerente."
Ad ogni modo, Tintin non è l’unico eroe di carta a esserersi giovato del liberatorio lifting curato da Gianluca Manna. Un po’ tutta la sua produzione di Nerobear (da sempre divoratore di comics) ha a che fare con i fumetti e le sue mitologie. Le riletture di Manna investono una larga fetta dell’universo delle nuvole parlanti. Si va dai Fantastici Quattro di Jack Kirby (memorabile la Cosa, finalmente libero di mostrare il granitico contenuto dei suoi opprimenti slip blu) ai paperi disneyani di Carl Barks. Giardino e soprattutto Leo Ortolani, l’autore del popolare Rat-Man, tra i suoi ispiratori italiani.
"Lavorando a questi disegni, ho capito cosa volevo fare veramente" racconta Gianluca. "Ho messo sulla carta le fantasie di quand’ero adolescente. A volte queste fantasie non sono neppure erotiche. Tutti i ragazzi si indentificano in quello che leggono".
Anche se quella svolta da AltroQuando è la sua prima mostra, Manna non è nuovo al mondo del fumetto. Ha infatti pubblicato due storie di SuperLulu (divina supertrans realizzata con uno stile ortolaniano) sulla rivista Skizzo. Nella mostra intitolata "Manna INK" quello che non è Tintin, che non sono supereroi, è lo stesso autore. Sempre visto come un fumetto. "Più masturbatorio di così!" è il commento di Manna. Poi confessa il suo sogno segreto.
Gli piacerebbe essere il terzo incomodo nella coppia Haddock/Tintin, dedicandosi tanto all’uno quanto all’altro. Ai personaggi che trasfigura e reinventa, Gianluca restituisce quello che a suo avviso è stato tolto. L’aspetto sensuale, erotico.
"Sto lavorando a una tavola" racconta "che mostra Tintin sulla tazza del cesso mentre legge un giornale. Beh, credo che rispetto ad altri illustratori ursini, non ci sia nei miei disegni tanta fisicità quanto umanità".
E ha ragione. Un applauso.
[Articolo di Perdido]
"Tintin è il gay perfetto. Almeno secondo un certo cliché" scherza Manna. "Tintin è un ragazzo biondino, col ciuffetto, apparentemente single, che gira il mondo in compagnia di un cagnolino e di un marinaio nerboruto e sempre un po’ ubriaco. E senza donne. L’unica donna certificata è la Castafiore, che adombra certamente la figura di un trans. Beh, allora perché non mostrare Tintin anche quando scopa? Tintin ora è cresciuto. E’ un po’ più maturo e consapevole, un po’ più leather, un po’ più orso… Per ora, almeno, mi piace vederlo così. In futuro chissà! Non sono mai stato un tipo coerente."
Ad ogni modo, Tintin non è l’unico eroe di carta a esserersi giovato del liberatorio lifting curato da Gianluca Manna. Un po’ tutta la sua produzione di Nerobear (da sempre divoratore di comics) ha a che fare con i fumetti e le sue mitologie. Le riletture di Manna investono una larga fetta dell’universo delle nuvole parlanti. Si va dai Fantastici Quattro di Jack Kirby (memorabile la Cosa, finalmente libero di mostrare il granitico contenuto dei suoi opprimenti slip blu) ai paperi disneyani di Carl Barks. Giardino e soprattutto Leo Ortolani, l’autore del popolare Rat-Man, tra i suoi ispiratori italiani.
"Lavorando a questi disegni, ho capito cosa volevo fare veramente" racconta Gianluca. "Ho messo sulla carta le fantasie di quand’ero adolescente. A volte queste fantasie non sono neppure erotiche. Tutti i ragazzi si indentificano in quello che leggono".
Anche se quella svolta da AltroQuando è la sua prima mostra, Manna non è nuovo al mondo del fumetto. Ha infatti pubblicato due storie di SuperLulu (divina supertrans realizzata con uno stile ortolaniano) sulla rivista Skizzo. Nella mostra intitolata "Manna INK" quello che non è Tintin, che non sono supereroi, è lo stesso autore. Sempre visto come un fumetto. "Più masturbatorio di così!" è il commento di Manna. Poi confessa il suo sogno segreto.
Gli piacerebbe essere il terzo incomodo nella coppia Haddock/Tintin, dedicandosi tanto all’uno quanto all’altro. Ai personaggi che trasfigura e reinventa, Gianluca restituisce quello che a suo avviso è stato tolto. L’aspetto sensuale, erotico.
"Sto lavorando a una tavola" racconta "che mostra Tintin sulla tazza del cesso mentre legge un giornale. Beh, credo che rispetto ad altri illustratori ursini, non ci sia nei miei disegni tanta fisicità quanto umanità".
E ha ragione. Un applauso.
[Articolo di Perdido]
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