mercoledì 7 luglio 2010

MAN BOOBS - Orsi in scena

“Man Boobs” (letteralmente “Seni di Uomo”) è una pièce teatrale che racconta la complicata relazione tra due uomini. La passione divampa e potrebbe essere l’inizio di una storia d’amore, ma uno dei due è un corpulento orso che non ha ancora fatto i conti con la propria immagine. Presto, i suoi problemi irrisolti, derivati dall’obesità e dal suo senso di inadeguatezza mettono in crisi il rapporto.
“Man Boobs” è scritto dall’emergente J. Julian Cristopher, un attore, regista e autore teatrale statunitense che  non è nuovo agli spettacoli dedicati alle tematiche LGBT. Dopo aver conseguito un MFA presso la New School University, ha firmato opere come “Beast: A Parable”, “Metro Psalm”, “Nico was a Fashion Model” e “Leap Year Skin”, e dal 2009 fa parte del progetto Public Theater Emerging Writers.  

 “Man Boobs”, la sua pièce gay bear è già stata presentata sotto forma di reading l’anno scorso grazie all’Orange Hanky Productions, iniziativa fondata da Kevin Podgorski e Brian Olsen (entrambi registi e commediografi), e volta a promuovere gli argomenti omosessuali e transessuali in teatro  utilizzando un
linguaggio quanto più vicino alla vita reale. Ora, nel 2010, “Man Boobs” debutta nell’ambito del Fresh Fruit Festival, manifestazione teatrale LGBT che ha luogo ogni Luglio a Manatthan. Lo spettacolo è programmato dal 2 al 24 Luglio al Teatro Cherry Lane di New York, ed è diretto da Web Begole e interpretato da Jeffry
Marx e Robert Valin. Scopriamo, così, che oltre oceano, le tematiche bear sono approdate anche in teatro, e la cosa non può che farci piacere. Parlare di omosessualità è importante, ma esplorare i rapporti con il proprio corpo, con i segni dell’età, e con gli elementi estetici spesso in contrasto con i canoni dominanti, non lo è meno. Ci piacerebbe che la piéce di J. Julian Cristopher arrivasse anche da noi. Magari pubblicata da qualche piccolo editore coraggioso in una traduzione adeguata. E' forse un mero sogno, aspettarsi un segnale del genere dal teatro e dall'editoria, in questa Italietta così miope, cattolica e refrattaria al cambiamento?
Può darsi.
Ma anche no. Chissà!

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