Solita tratta Roma – Firenze
Racconto di GigiBear5
Solita tratta Roma – Firenze , treno insolitamente poco affollato, c’è’ posto quasi in ogni scompartimento, ne scelgo uno a caso,stasera voglio ronfare. Scelgo il posto vicino al corridoio e mi spaparanzo, sollevo il bracciolo e lascio che la mia panza si espanda slacciando i bottoni della camicia, ci sono altri due viaggiatori che occupano i posti finestrino, silenziosi, immersi nella lettura.
Il treno ha un sussulto e si parte, metto un giornale sul posto di fronte ed allungo le gambe, passano due membri del personale viaggiante e mi trovo a fissare il culotto rotondo del secondo che sballonzola inconsapevolmente sexy, sente i miei occhi e mi lancia una sguardo, o forse e’ la mia voglia che si volti ad illudermi. Bella facciotta incorniciata da una barba folta e curata, probabilmente meridionale, occhio e’ scuro e vivace. Sembra quasi un sorriso quello che lancia ed e’ già’ sparito in fondo al vagone.
Vabbe’ mettiamoci a dormire e sogniamo. Ma non dormo e sogno ad occhi aperti, mi ritrovo a sorridere maliziosamente a nessuno, mi si intosta l’oca e diventa difficile nasconderla, mi sistemo il libro aperto sulla bozzo in mezzo ai calzoni, evitiamo di turbare i pensieri dei tranquilli compagni di viaggio. Riprovo ad appisolarmi e sto per riuscirci quando si apre la porta a scorrimento, riappare la bella faccia del controllore che chiede i biglietti, si appoggia contro lo stipite e la mia coscia, ruoto un poco il corpo per sfilare il portafogli ed il libro scivola. Si china più’ pronto di me e lo raccoglie e si accorge di cosa nasconde, abbozza un sorriso e me lo rende, ringrazio e mi scuso per la sbadataggine, borbotta qualcosa e mi rende il biglietto bucato. Ritiro le gambe e lascio che entri di un passo per bucare anche gli altri biglietti , si sporge in avanti ed il suo ginocchio tocca, decisamente tocca il mio pacco, mi struscia il porcellino e non mi guarda, mi arrapa e non mi concede margini di risposta, maledetto mi fa quasi schizzare solo con quella pressione, durerà’ trenta secondi ma sembra mezzora, vorrei non se andasse mai. Ringrazia un cenno di saluto e via… Accidenti a te e al tuo sorriso sexy! Vedo la sua schiena adesso appoggiato alla porta dello scompartimento successivo, una linea invidiabile e quel culetto e’ decisamente splendido, rotondo e corposo, da mangiarglielo tutto, dentro quella divisa ci sta stretto come gliela sfilerei volentieri. Saluta e prima di passare oltre gira la testa, si becca la mia occhiataccia libidinosa e ride, ride apertamente, lo sa che mi piace e mi sbeffeggia, gli sorrido di rimando buttando indietro la testa e facendo spallucce a dirgli “ed ora che si fà?”. Gira la faccia e continua a fare il suo lavoro. Mi ridistendo e provo a pensare ad altro. Siamo quasi ad Orte ormai, meglio provare a schiacciare quel pisolo.
Dopo qualche minuto si riapre la porta, mi aspetto un altro viaggiatore e mi sorprende vedere di nuovo quella bella barba nera che mi fa ingolosire, mi chiede se può rivedere il biglietto, gli e’ venuto un dubbio, lo accontento, mi guarda con una espressione curiosa tenendo il biglietto in mano, mi dice che c’è una irregolarita’ che deve controllare perché non si legge bene la destinazione, mi chiede di seguirlo dal capotreno per chiarimenti. E’ una balla grande cosi’ ma complimenti per l’aggancio, fingo di abboccare raccatto la mia roba e lo seguo, si volta e rimane stupito, gli do tutta una testa e gli chiudo completamente la visuale del corridoio, oltre ad una trentina di chili. Sorride cortese e mi invita di nuovo a seguirlo, mi viene una voglia di pizzicargli il culo! Nello sbollonzolamento della passerella di collegamento me lo ritrovo addosso come se stesse per cadere, lo tengo stretto ed e’ una sensazione magnifica e’ sodo e decisamente ciccio, dall’alto riesco a sbirciargli dentro il colletto, uhmm sembra una pelliccia quella che si intravede, sbuffo e mugolo, si volta ancora ed apre la porta, un altro sorriso gli scatta in faccia, ha gli occhi sexyssimi.
Mi porta in fondo al vagone seguente e mi invita ad entrare in uno scompartimento vuoto alla fine del corridoio, mi segue, si volta e richiude, tira le tende e le incrocia, estrae la chiave universale e blocca la porta, alza la mano e spegne le luci, lentamente si gira col più beffardo dei sorrisi e mi trova pronto, lo bacio, lo divoro, cerco di possederlo con la lingua mentre le mani rovistano alla caccia dei bottoni che lo imprigionano. Non lo mollo, continuo a baciarlo mentre volano i pezzi del suo vestito, e’ tutto un cincischiare un mugolare un fremere, cominciamo a sudare ma ancora non finisce il primo bacio, sono eccitato ed infoiato, lo vorrei scopare subito, gli cerco i capezzoli, geme e quasi si piega, Tombola! Sei mio! Glieli accarezzo e dolcemente torturo tirandoli verso l’alto, sento che le ginocchia gli cedono, lo lascio scivolare, mi strofina la barba sul petto e mi lecca fino all’ombelico, si ferma a sciogliere la cintura e mi abbassa i pantaloni, un guizzo impetuoso quasi lo schiaffeggia, sfrega la barba sulle mutande, e mi mordicchia il cazzo senza togliermele, c’è una macchia di precum enorme, la lecca come fosse un gelato mentre mi passa una mano a prendere le palle, sono già alte e sode, pronte a esplodere, gli prendo la testa e lo allontano, voglio baciarlo ancora. Gli tolgo i calzoni e le mutande senza staccare la bocca, ha il corpo bollente, quasi fuma, ha il cazzo duro come un sasso, me lo faccio sparire in bocca tenendogli i capezzoli, mugola e sbatte la testa, ansima e mi guarda con gli occhi velati, devo fermarmi non voglio che goda subito. Gli tolgo le scarpe e gli sfilo tutto, lo faccio alzare in piedi sui sedili, lo giro e gli passo la barba su tutto il corpo, un massaggio lento e leggero che parte dal collo alternato a lunghe leccate ed alitate bollenti, sospira, rabbrividisce, le sue gambe fremono, lo faccio appendere alla rastrelliera e lo invito a sporgersi verso di me, scendo colla barba sulla conca perfetta della sua schiena, barba contro peli, un tocco che lo fa impazzire, sento che vibra, mi abbasso sempre più e si sporge in fuori sa’ dove voglio arrivare e si sta offrendo. Lo lecco lentamente umettandogli il solco fino a raggiungere il buchetto, passo oltre e lentamente risalgo, mugola ancor più, mi supplica di non farlo impazzire, sorrido gongolante. Con la destra gli apro il solco mentre lo lappo a colpi sempre più ficcanti e ravvicinati, lo sento vibrare, il suo buchetto è umido e palpitante, con la sinistra gli lavoro cazzo e palle, sento il suo precum sulle dita, le rigiro ed inumidisco, lo penetro con un dito, non protesta anzi spinge un altro poco indietro per offrirsi meglio, mi sto arrapando da matti, lo voglio, glielo dico, non risponde ma si abbassa un poco piegando le ginocchia, rovisto in tasca trovo un gommino e me lo infilo in un batter di ciglia, sento il suo desiderio,la sua voglia di essere preso, i suoi feromoni hanno invaso lo scompartimento, gli appoggio il cazzo sul solco e scivolo verso il basso, mugola ed ansima, indietreggia, non resiste, mi supplica di scoparlo, con una voce dolce e bassa, lo accontento, entro finalmente in lui, e’ bollente. Mi devo concentrare vorrei esplodergli dentro subito, ma voglio farlo godere, do un ritmo lentissimo per durare a lungo, gorgoglia e dice sconcezze, mi attacco ai suoi capezzoli e lo pompo lunghissimo, lo estraggo completamente, il leggero pop mentre lo sfilo lo fa ansimare, lo lavoro senza fretta, colpi lenti e ritmati alternati a brevi scariche intense, mi sembra di avere il cazzo duro come non l’ho avuto mai. So che non ce la faro’ a resistere a lungo mi eccita troppo, glielo dico e gli dico che voglio baciarlo mentre godiamo, mi risponde “troppo tardi” e sento le contrazioni del suo culo stritolarmi il cazzo mentre lancia un grido acuto e schizza contro la parete drizzando la schiena, mi trascina con sé stringendomi col suo sfintere, mi sento risucchiare dentro e vengo con tutto il corpo teso come un arco. Lancio un ruggito profondo, un gorgoglio infinito che non riesco a trattenere, con l’ultimo barlume di buon senso mi tappa la bocca con le mani e mi continua a stringere dentro di se come fossi una cosa sua. Mi abbatto su di lui, travolgendolo, lo schiaccio sui sedili e gli divoro la bocca, il collo, le spalle, gli orecchi, ho gli occhi chiusi e non voglio riaprirli, troppo intenso e bello è il piacere che mi da quest’orso. Lentamente i nostri respiri si placano e ritroviamo la lucidità, mi sfilo da lui e lo rigiro sotto di me, mi abbraccia e si avvinghia cingendomi con le gambe come se avesse paura lo abbandonassi, mi lecca la faccia e mi bacia ogni centimetro di pelle raggiungibile, restiamo cosi’ a sorriderci cogli occhi ardenti travolti da una intensa dolcezza. Mi mette un dito sulla bocca per stoppare i miei baci e dice “Scendo ad Arezzo”. Lo rivesto lentamente coccolandolo come un neonato e una dolce amarezza mi coglie…chissà’ se ci rincontreremo? Capisce il mio imbarazzo e mi fa scivolare in mano il suo numero di telefono… sorridono i suoi occhi e so che ci sarà un dopo.
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