martedì 24 aprile 2007

Gli Orsi di Sade: Primo bacio


A Pisa frequentavo soprattutto due cinema. Quello vicino alla stazione centrale con accanto la mensa ferroviaria dove ogni tanto pranzavo. L'altro era un cinema d'essai. Non capivo che volesse dire quella definizione. E ancora oggi ho qualche dubbio sull'accento. Ben presto capii che i film proiettati in quel locale erano quelli che gradivo di più. Lì incontrai Bunuel, Polansky, Ferreri e la fantascienza. Frequentavo spesso il cinema quando ero libero dal lavoro di cuoco (esattamente dovrei dire comì di cucina, aiutante). Anche perchè qualche volta ci scappava un incontro. Questo cinema si trovava a pochi metri dalla piazzetta Garibaldi dove, nel bar, incontravo i compagni del circolo anarchico.
Non ricordo come avvenne l'incontro, ricordo il suo viso che si avvicinava al mio. E poi due labbra che si posavano sulle mie.
L'ambiente del cinema era vario. Spesso frequentato dai compagni del movimento extra-parlamentare, il pubblico variava a secondo della programmazione. Io mi godevo sia i film di fantascienza sia film come La Via Lattea o L'Angelo Sterminatore. Anche se devo dire che Cul-de-sac di Polansky non l'ho mai capito.
Era anche un rifugio, il cinema. Qualche volta risposta ad una giornata vuota, libera dal lavoro. I primi tempi che lavoravo a Pisa i giorni liberi li passavo gironzolando per la città. C'era il bar dove facevo un paio di partite a flipper. La libreria Mondadori dove passavo ore, e qualche volta mi ritrovavo ad indicare io ad un cliente dove poteva trovare il titolo che cercava. Pomeriggio quasi sempre al cinema. Cena spesso con pizza, o cecina, che consisteva in farina di ceci sciolta in acqua e cotta, come la pizza, al forno: una mala panella.
O sfinito mi ritiravo, o si pensava ad un'altro film da vedere.
In uno di questi giorni incontrai il mio primo appassionato bacio.
In tuta blu, in un cinema d'essai pisano, arrivò, bruno, il primo bacio. Momento dolcissimo di un diciasettenne palermitano scappato di casa. Un giro di testa, e gambe molli, dentro un cesso. Un incancellabile ricordo. Con una seicento mi portò via da lì. In mezzo ad un campo di viti, con sassi che si affondavano nei fianchi, riprovammo a manifestare nell'atto il ricordo.


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