mercoledì 1 settembre 2004

ORCHI: VISIONI LETTERARIE DELLA PARIGI URSINA

Dalla Francia, il romanzo “Ogres” di
Pier Angelo Polver

di Francesco WARBEAR Macarone Palmieri


Una vita perfetta. Un uomo nella sua trentina, benestante, in salute, sposato, apprende dalla moglie una notizia che lo lascia stranamente interdetto. Un bambino sta per arrivare, la moglie è incinta. Sorrisi a mezza bocca, senso del tradimento per non averne parlato prima e un rumore di fondo che non riesce ad essere codificato se non per ciò che sta per accadere di lì a poche pagine. Stiamo parlando del personaggio centrale di “Ogres”, romanzo scritto da Pier Angelo Polver, stella del panorama narrativo ursino francese. Il romanzo si sviluppa in un’incredibile dialettica tra la sottigliezza psicoanalitica con la quale il narratore penetra nei panorami psichici di Pierre, il personaggio principale, e il tema portante del libro, gli orsi o, in questo caso ORCHI.
La ricerca di una bottiglia di champagne per festeggiare la notizia stappa una tappo ben più grande e il liquido che ne sgorga è seminale nella misura in cui fa esplodere il nostro Pierre, il quale si introduce in una boulangerie semichiusa, per prendere dei pasticcini e si ritrova improvvisamente la manona di un fornaio enorme sul pacco, facendogli capire cosa significa fare sesso “entre mecs”, tra uomini. Pierre rimane pietrificato e la sua vita non sarà più la stessa. Pier
Angelo Polver usa il personaggio principale come un burattino che fa muovere, step by step, attraverso gli scenari classici francesi/parigini di un uomo che, sebbene non orso, si lancia alla scoperta di se stesso, dei suoi “fantômes” - che in italiano suona come fantasmi ma che in francese significa “fantasie” - i quali hanno come caratteristiche specifiche la loro estetica maschile, grossa, francese e la loro omosessualità. Gli orchi che alimentano i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi battiti cardiaci e le sue erezioni gli creano una scissione, uno split sempre più forte tra la vita di coppia alla quale lui si ritrova costretto con un doppio nodo di paternità a venire e la sua danza dolce e brutale attraverso uno spostarsi nomade e caotico di corpo in corpo, di bestia in bestia. I territori di psicoricerca sessuale si sdoppiano anch’essi. Da una parte Il nostro eroe si addentra sempre più velocemente nei circuiti d’istituto della scena ursina parigina. Lo vediamo inoltrarsi al Marais, il quartiere gay parigino, facendo i classici passi falsi di chi si addentra in un mondo che non conosce. Di bar in bar, di club in club fino ad approdare all’ M’n’M; nome in codice del famoso Bear’s Den. Da lì alla sauna che, sempre in codice, svela i Bains De Montansier, si dipana ancora una volta una
sottile analisi linguistica nelle forme di interazione sociosessuale tra orsi. Il narratore si trasforma qui in un linguista e sociologo spontaneo, entrando comunicativamente nelle dinamiche di approccio nelle dark rooms del Bear’s Den nonché nel cruising dei camerini dei Bains. Un viaggio corporale attraverso le stereotipie che definiscono l’identità di genere maschile francese; dal giocatore di rugby al poliziotto. Parallelamente il nostro Pierre entra nel mondo telematico. Stiamo parlando del Minitel: una rete di chats che si sviluppa specificatamente in Francia ancor prima di Internet. La fame di maschio grosso e peloso viaggia in parallelo nella mente e negli organi sensoriali di Pierre il quale entra in una danza sessuale molto pericolosa, arrivando a fare sesso direttamente nella stanza del figlio che sta per nascere. Lo stridore di quest’ immagine sintetizza la sua simulazione esistenziale, chiara condizione sociale in cui versano infiniti orsi soggetti ad una eterosessualizzazione imposta da molte culture specialmente del sud Europa dove cattolicesimo, patriarcato, misoginia ed omofobia impongono matrimoni devastanti. Non e’ il caso specifico del nostro Pierre che, sottilmente lascia intravedere un amore continuo per sua moglie Valerie, ma l’amore, quello deflagrante arriva sotto il nome di Thierry, un giovane orso che appare nella sua vita e per il quale lui è quasi pronto a giocarsela completamente facendolo andare ad abitare al piano di sopra. L’esplosione dell’amore è filtrata da operazioni proustiane, angoli narrativi di tempo perduto che vengono riscoperti con sapori liquidi e salati altri dalla “madeleine”,
flashback della sua vita infantile in cui il tema dell’orco è costante, nei suoi compagni di torture o giochi d’infanzia, nei padroni di casa delle sue permanenze inglesi. Thierry scompare abbandonando la scena con un semplice messaggio di addio. Il crash è talmente forte da far diventare la spirale sessuale un pozzo e pendolo di sesso distruttivo di passaggi metropolitani che durano il tempo di un orgasmo. Svuotarsi dei propri orchi riempiendo altri orchi, una dialettica impazzita che rende Pierre cinico e violento fino a spingerlo sul precipizio della follia. L’orco diventa lo specchio delle proprie pulsioni, la mostruosità come forma di diversità non riconosciuta, la metafora di una vita che sfugge alla possibilità di una lettura consapevole. La danza degli orchi fa tremare l’esistenza e apre varchi mentali della stessa imponenza. Ai poderosi e liberi il compito di attraversare questi varchi per tracciarne le rotte impossibili.

(Pier Angel Polver - “Ogres” - CerclePoche - Francia - Sito web dell’autore - http://polver.free.fr/)

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