venerdì 1 luglio 2005

DIARIO DI VIAGGIO DI UN ORSO DA GUERRA - INTERNATIONAL BEAR RENDEZ VOUS 2005 SAN FRANCISCO

[di Francesco WARBEAR Macarone Palmieri]

L’IBR sta per International Bear Rendez Vous, cade la terza settimana di febbraio. Organizzato dai BOSF (Bears of San Francisco http://www.bosf.org/woof/home) è un po’ il padre, se non il nonno di tutti i bear meetings nel mondo. Come meeting l’IBR ha avuto una funzione propellente rispetto la nascita e lo sviluppo del movimento ursino sul piano mondiale con l’introduzione del concetto di Mr Bear di cui ne è referente internazionale, raccogliendo le adesioni di tutti i mr bears nazionali che vengono inviati per un contest mondiale. Ed è per questo che oggi come oggi, attendere l’IBR è un po’ come andare a vedere un monumento storico se non, in certi casi, una rovina. Tante cose sono cambiate dopo 11 anni, arco temporale di sviluppo, e , sarà perché arrivavo dal Mardi Gras di New Orleans, sarà perché San Francisco, per quanto mio secondo heimat, è una citta che oggi come oggi vive all’ombra dei suoi stessi stereotipi libertari, ma alcuni lati dell’IBR mi hanno annoiato terribilmente. Stanco della pantomima del Mr. international Bear clonato in Mr Daddybear, Mr Cub, Mr Grizzlybear, declinando la formula all’infinito ma rendendo sempre più vuoto il simulacro dell’operazione e conoscendo alla perfezione tutti i tour di Alcatraz, la festa al blow buddies, la festa al Thristy Bear, tutti i beerbusts al Lone Star e all’Egle Tavern con il concerto degli Woha Nellies del giovedì sera (rock n roll band di orsi travestiti da vecchie puttane), Planet Big della domenica pomeriggio et similia, quest’anno non mi sono registrato. Per assurdo, le attività IBR related, quando al di fuori dell’organizzazione vera e propria dell’IBR, risultano essere più avvincenti rispetto allo stesso. Non appena si avvicina l’IBR, vedere gli orsi che lentamente invadono questa piccola bomboniera della baia californiana è interessante. Vale la pena vedere come la città si trasforma e prende consapevolezza di cosa significa avere l’IBR in termini di risorse. Tutti i negozi di Castro affiggono nelle proprie vetrine riferimenti simbolici alla cultura ursina. Bear paws, bearflags, menu appositi per orsi nei ristoranti. Lo Starbucks sulla 18ima e Castro- il bearbucks o anche lonstar west come e’ stato rinominato – si riempie di orsi che diventano isterici con attacchi di cuore a forza di bere caffè e “frappuccino” (odiosa prduzione americana della multinazionale; ibrido di frappè e cappuccino) per rimorchiarsi. Tutta Castro diventa una cruising area ursina a cielo aperto. Bestioni pelosi dal cuore tenero e dal cazzo duro diventano il landscape omnicomprensivo. Orsi dappertutto, il resto scompare e dal San Francisco international airport ad Oakland un energia sessuale maschile si irradia per tutta la baia. Ma il consumismo la fa da padrone ed in un secondo il piacere del contatto e della condivisione si trasforma in isteria quantitativa: Dall’eclettismo al “one minute hook up”. Un minuto di tempo per capire la compatibilita’ e poi subito a scopare. Lungi dal moralismo, la sessualità è il focus primario di una cultura del corpo come quella ursina ma l’overdose ha sempre risvolti negativi nella psiche e nel corpo delle persone. E così è per tutto l’IBR. Ogni iniziativa alla fine sembra costituita ad hoc per scopare finché non ne puoi più e vai in para perché oltre a perdere l’interesse per gli orsi, perdi interesse per il genere umano. Il problema ovviamente non risiede nella struttura ma nei partecipanti. Mi si permetta la generalizzazione ma la mia idea è di questo macroserbatoio umano di sperma che viene a riempire la baia dei suoi liquidi al posto dell’oceano pacifico. Il comportamento ursino diventa terribilmente compulsivo e il desiderio si trasforma in smania da accumulazione. Un'altra metafora è quella di un hard disk pieno che ha bisogno di una continua cancellazione per avere un minimo spazio di memoria esperienziale. Questo significa che ad ogni scopata segue immediata dialettica Done/next e se ribbecchi il tipo con cui hai passato quei 15 o 20 minuti di intimità totale, correrai il rischio che non solo non si ricordi come ti chiami, ma non si ricordi proprio di te. Gli orsi sono autoconsapevoli e ci scherzano sopra ma alla fin dei conti la grande scopata dell’IBR è una grossa trappola pischica che fa rimanere incastrato il 90% della gente la quale, spesso se ne torna molto amareggiata nei propri paesi di provenienza. Divertente è il comportamento tecnologico multimediale dei teknogeeks, che girano impazziti con digicam e laptop incorporati per fotografare le conquiste e metterle immediatamente on line. Terribile è ovviamente anche tutta la retorica del “politically correct” tipica della cultura americana che a San Francisco viene amplificata per mille in termini di diritti civili, gaymarriage, safe behaviour finche scopri che il 75% degli uomini intorno a te sono con il cazzo in mano pronti a scoparti bareback senza nessun tipo di remora non appena ti lasci un attimo andare. E’ per questo che i sexclubs di San Francisco come il Blowbuddies ti tiene mezz’ora all’entrata per spiegarti l’etica del posto, i tipi di infezioni che puoi prendere con comportamenti scorretti e successivamente ti avverte che sarai monitorato da dei controllori che, appunto, controlleranno negli atti di sodomia, che il sesso sia safe, quindi che si stia usando il profilattico. Beh, ci crediate o no ma è successo a me di essere stato interrotto durante una sessione per controllare se il cazzo che avevo dentro fosse “vestito”; e con tanto di torcia. Questo ovviamente, oltre a distruggere il momento e a creare imbarazzo misto a surrealismo (facendoci guardare negli occhi in un sentire misto di amore emozione ed interrogazione, mentre io mi trovavo a cosce all’aria su una sling e il bestione davanti a me con le braghe calate e il sudore grondante) rende la gente idiota perché incapace di fare le proprie scelte senza bisogno di essere controllata. Contemporaneamente il mercato del porno produce una nicchia dedicata ai barebackers e i video che vedi sono quasi tutti di bareback. Le contraddizioni continuano a sprecarsi nella patria delle libertà gay. Aggiungiamo anche che i sex clubs di san Francisco hanno tutti una tessera che costa addirittura più di quella dell’arci gay. E’ ovvio che questo è il risultato di una politica di controllo sociosessuale dovuta alla devastazione portata durante tutti gli ottanta e parte dei novanta dall’epidemia dell’hiv/aids ma da qui alla speculazione e al controllo il passo è grosso e come siamo costretti alla sopportazione di strutture come l’arci gay a Roma, lo stesso ricadiamo nella California come patria delle libertà e della tolleranza. Aggiungiamo anche che la maggior parte dei sex clubs cerca di scoraggiare i rapporti anali – lo stesso Blowbuddies è dedicato ai rapporti orali – poi però all’interno ci trovi almeno 3 slings e vascone piene di piscio per gli amanti dei watersports e del raunch. Ancora Contraddizioni. Vogliamo poi parlare del Lone Star? Il bear bar per eccellenza. Un triatarifiuti di stereotipi in cui ognuno è costretto nel suo status-ruolo o nell’acquiszione di uno status ruolo per la visibilità. Relazioni di potere. Riconoscimenti identitari. La gara a chi è più patetico quindi a chi è più maschio, a chi ha la barba più lunga, a chi ha lo sguardo più truce, il petto più peloso, la pancia più bella, il cazzo più grosso, le palle più dure... ma, alla fine, ciò che regna è un lungo spazio di silenzio ed angoscia intercorrente tra un comportamento stereotipato ed l'altro, condito ovviamente da woof e grrrrrrr. Geografie di muretti tra gruppi di cui il Bosf occupa la parte centrale. Per il resto o è abbracci e baci superficiali dell’orso che ti viene sotto e ti molla dopo due secondi oppure è solitudine; centinaia di orsi soli che si fumano le loro pipe d’erba, si bevono la loro birra ma non comunicano tra di loro. Muri di silenzio e solitudine. Il Lone Star è il classico bar dove esci con 100 indirizzi email e numeri di telefono in tasca per accorgerti che il 90% non risponderà, Il rimanente 9% ti abbondonerà alla prima mail e il restante 1% proverà un dialogo che si fermerà dopo la prima scopata. Socialità di superficie, consumo sociale. Per assistere e partecipare a tutto ciò, file infinite. File dappertutto, file di ore ed ore sotto la pioggia con il rischio di non riuscire ad entrare mai. L’IBR è comunque molto, ma molto altro. Una festa a cui non rinuncio MAI e poi MAI è il Bearhug. Amo i bearhug parties perché sono fatti da orsi per orsi senza troppe pippe mentali e con amore per la festa e per i partecipanti. Gli organizzatori affittano una casa una volta al mese - in una zona abbastanza losca di SF sulla 14dicesima tra Guerriero e Valencia, in piena area di gangs chicane e afroamericane che si sparano per il dominio del territorio - e la trasformano in un nido d’amore per orsi e animali affini. Entri ti spogli e stai nudo in giro per questa casa di 3 piani dove al primo piano c’è il check in. Si entra successivamente nel salotto dove tre divanoni ospitano tutti orsi che chiacchierano e si masturbano vedendo bearvideo. La camera attigua è una grossa cucina dove orsi nudi cuochi ti preparano da mangiare. Il bar è gratuito, la cena è gratutita. Cibo continuamente sfornato di tutti i tipi dal guajamole al korn dog passando per pizza carne di tutti i tipi. Al piano di sopra c’è il settore dei dolci. Quintali di torte, cioccolatini di tutti i tipi e frutta. Stiamo parlando di una cuddling area fatta di moquettona, materassi, cuscini dappertutto. Due proiettori proiettano sui muri bear porno e slide shows fotografici. Chi vuole coccolarsi può farlo. Chi vuole fumare marijuana può farlo, chi vuole scopare può farlo, chi vuole chiacchierare e mangiare può farlo. Tutto è simbiotico. I due piani sono collegati al basement da un tubo tipo quello dei pompieri che ovviamente nessuno usa previa l’autocastrazione visto che si sta nudi. Al basement si accede da giardino dove al suo centro risiede una grossa jacuzzi per fare la “bear soup”; la zuppa di orsi in vasca. Il basement è il regno nascosto del bearhug con un grosso garage fatto di moquette, letti, sling, materassi, poltrone, cuscini, dappertutto e dove la pratica di celebrazione di corpi grossi e irsuti prende forme molteplici in riti sessuali impossibili dove dieci o venti orsi alla volta godono insieme delle loro membra. Grossi girotondi sessuali e suoni dei più ancestrali e gutturali salgono dal basement e si mescolano ad elettronica ambiente mixata al piano superiore.

Il bearhug è e rimane per me uno dei momenti piu’ belli dell’IBR nonostante non sia parte dell’organizzazione interna, quanto un side event. I bar da me più amati che raccolgono lo spirito più off e spontaneo della libera San Francisco sono l’eagle tavern e l’hole in the wall saloon. Entrambi biker bars che fanno capo allo stesso proprietario, i due raccolgono le frange estreme e più spontanee della san Francisco ursina e le mescolano a freaks che di sicuro al Lone Star non vedrete mai poiché schegge troppo impazzite per il regno dei luoghi comuni ursini. L’eagle tavern in particolar modo oltre ad essere un biker e bear bar con un grosso patio esterno, un grosso bar e una grossa pool area, ha anche un palco dove ogni giovedì ospita concerti queer facendo una ricerca musicale molto profonda ed indipendente. Non a caso i due bartender orsi sono Patrick il chitarrista dei Pansy Division Gruppo queerpunk storico americano e Doug che ha pubblicato un remix di Brian Eno. L’IBR propone anche una sezione dedicata a ricerca di contenuto sulle tematiche ursine. Quest’anno la proposta è stata molto avvincente perché si è creata una convergenza tra una mostra sul tema del pelo organizzata da 4 artisti differenti tra cui il fotografo Kris Komater e P.A.W.S. un happening di spoken word, reading, dibattiti e screenings documentaristici sulle tematiche della narrativa ursina e, parallelamente, la proiezione della versione uncut del celeberrimo film Cachorro-bearcub. Per quanto riguarda la mostra, che Epicentro Ursino Romano riproporrà a Roma a Novembre, il pelo veniva rappresentato nelle modalità più differenti. La sezione fotografica mostrava i peli della nuca che venivano riportati in una rappresentazione delle spalle di un orso (per altro un daddybear bellissimo presente alla mostra) moltiplicate per 3. lo stesso poi veniva rappresentato da due monitor che mandavano il video dell’orso di spalle con una focus sui suoi peli mossi dal vento. Sulle pareti c’erano due macrostampe in caratteri ascii di due orsoni pelosissimi. Subito dopo è stata installata un’amaca piena di peli umani che dalle sue maglie lasciava cadere piogge sottili le quali a loro volta ricomponevano cumuli di peli come clessidre. Sulla destra dell’amaca veniva proiettato un video enorme sul muro con riprese subacquee dello stesso orso galleggiante in una piscina per vedere il tipo di andamento fluttuante dei peli: sulla destra del video si dipanavano foto che rappresentavano gioielli per peli e da li si sondava un’installazione a forma di galleria. Sono stato coinvolto in una performance in cui mi veniva coperto il viso con una corona fatta di peli umani e nella cecità venivo introdotto in questa galleria e portato per mano da delle entità con voci cavernicole che mi mettevano le mani sui loro corpi. Il tatto doveva essere l’unico senso con il quale io esperivo la loro presenza e definivo i gioielli appesi sui peli con un commento orale finale. La cosa si è ripetuta per tre volte con tre orsi diversi con gioielli per il petto, per la barba e per i genitali con una perla in regalo all’uscita dal tunnel. La mostra era un evento esterno all’IBR e si teneva in una galleria tra Mission e la sedicesima. P.a.w.s. invece è stato un evento interno all’IBR e si è tenuto in una sala dell’hotel Ramada che ospitava gli orsi e parte delle attività. L’iniziativa è stata organizzata da Ron Suresha, l’autore del libro saggistico “Bears on Bears” nonché di una serie di racconti di Bearotica. E su quest’ultimo tema, quindi specificatamente sulla narrativa ursina, erano incentrati tutti i readings. Dulcis infondo c’è stata la proiezione di Bear history ad opera di Barth Cox che Epicentro Ursino ROmano proiettò lo scorso anno a Roma durante il Toga Party International Bear WeekEnd. In tema di film, la proiezione di Cachorro non censurata è stata una grossissima attrattiva per molti orsi che il film non lo avevano proprio visto. La versione uncut propone delle scene di sesso ursino esplicito, nonché di forme di sottomissione e feticismi vari. Ancora una volta ho preso i contatti per riuscire a fare una proiezione romana del film non censurato all’interno di un festival cinematografico con una sezione ursina di cui avrete notizie in un futuro immediato. Ultimi ma non meno importanti, sono altri due momenti aggregativi che sembrano parziali e secondari ma, a mio avviso, rappresentano due anime dell’IBR. La sala d’entrata del Ramada (l’hotel che ospitava l’iniziativa. Molti orsi non hanno fatto altro che vivere per una settimana nella sala d’entrata del ramada per socializzare con la gente , rimorchiare e andare su a scopare nelle camere). I muri del Ramada potrebbero raccontare storie infinite di intrecci impossibili. Gli stessi orsi di San Francisco si prendono una camera la Ramada in modo da avere la possibilità del rimorchio e del consumo seduta stante. La lobby del ramada diventa la piazza più trafficata pelosa ed urlante di San Francisco, tanto da mettere una guardia giurata alla sua entrata. Sulla destra della lobby si apre il paese delle meraviglie per le alici, pelose, barbute e panzute. Il Vendors Maul è una sala enorme fatta di tutti stand con le produzioni ursine di merchandising di tutti i tipi (dalle magliette in poi) massaggiatori ma, sopratutto delle produzioni di bearporno con tanto di attori che promuovono i film. Le produzioni video colgono la palla ala balzo per intessere reti di relazioni e fare provini per possibili attori presi direttamente dalla scena. Una su tutte, Cyberbears. Questa è la grande giostra dell’IBR che si sostiene sulla fatica di una quarantina di grosse spalle pelose alle quali va comunque tutto il mio rispetto per un lavoro TITANICO e certosino fatto di concettualizzazione, promozione, coordinamenti con locali, alberghi, gruppi paralleli, eventi intrecciati, autobus in orario, catering enormi, relazioni mondiali. Un lavoro da far impallidire qualsiasi altra organizzazione ursina nel mondo e fatta solo per amore perché la gente lavora no profit e alla fine tutti i soldi di questa operazione vanno ad associazioni di riduzione del danno per le STD. Cogliendo una visione esterna, a volte non si pesa cosa significa mettersi con le mani in pasta ad organizzare ma da organizzatore e coordiantore due ani fa sono stato insieme al bosf, per aiutarli e fare esperienza e vi dico che tutti e, ripeto, tutti i bearmeeting a cui sono stato e a cui ho partecipato dell’interno o solamente dall’esterno, non arrivano ad un quarto dell’organizzazione che c’è dietro l’IBR. La critica finale che porto alla macchina da guerra/amore IBR è che sta diventando un obsoleta e fondamentalmente storicizzata, per questo avrebbe bisogno di un momento di dibattito e una forma di autocritica interna per essere risagomata in favore di un’innovazione contenutistica più fresca e dinamica; percorso che sta già avvenendo sponeateamente con realtà fuoriuscite che sviluppano nuove idee, nuove feste nuovi bearmeeting come, ad esempio HAIRRISON.

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