sabato 7 giugno 2003

ORSI COME NOI - BEAR LIKE ME

Narrative della differenza tra fiction ursina e sociologia della letteratura. Quasi un’intervista a Jonathan Cohen, l’autore del romanzo ursino “Bear Like Me”

di Francesco Macarone Palmieri - WARBEAR


"Il termine ORSO non è solo una metafora di come gli uomini si vedono. Lo stesso animale rappresenta per loro un totem da antropomorfizzare ed assimilare. Alcune tribù pretecnologiche consideravano il consumo di una carcassa animale (o, in alcuni casi, i resti di un essere umano nemico) un modo per assumerne le caratteristiche: forza, velocità o coraggio. La legge primitiva degli uguali continua ad essere vera nella comunità ursina, sebbene in una forma differente"Bear Like Me /pg. 26 - Jonathan Cohen - Southern Thier Editions - Harrington Park Press Inc., NY U.S.A. 2003 http://www.bearlikeme.com Prendete contenuti quali il desiderio dell´altro come orso, il tema dell´identità e della differenza, dell´omosessualità e del rifiuto dei suoi stereotipi e pregiudizi. Mescolate per bene e aggiungete spezie di narrativa che raccontano di soggetti gay che fanno bearouting, dildo parlanti che urlano WOOF WOOF WOOF, incidenti di ascensori, grandi disintegrazioni sociali e piccole albeculturali, storie di spionaggio tra media gay. Condite infine il tutto con fredda ironia americana ed un enorme calore fatto di ciccia-peli-barbe. Il piatto è pronto e la ricetta si chiama "Bear like me": la prima bearfiction targata ancora una volta Harrington Park Press; la stessa casa editrice che pubblicò "The Bear Book, Reading in the history and evolution of a gay male subculture" e "The Bear Book II, further Reading in the history and evolution of a gay male subculture", entrambi scritti e curati da Les Wright. Questa volta è il turno Jonathan Cohen, un orsacchiottone 34enne canadese che, dai confini della sua giungla urbana, lascia una grossa impronta letteraria sperimentando ed ibridando nuovi linguaggi della narrazione nel primo ed unico romanzo completo di tematica ursina. La storia funziona più o meno così. Licenziato dal suo lavoro di articolista in una rivista gay mainstream (come può esserlo Pride o Guide Magazine o Aut), Peter Mallory deve trovare il modo per pagare le bollette. Quando il suo migliore amico gli suggerisce di scrivere un libro sugli orsi, Peter rimane scettico in prima battuta ma decide di accettare la sfida e inizia a farsi ricrescere i peli su faccia e petto (che prima si depilava per mantenere il suo status gay giovanilista ed intellettuale), adottando un outfit da lavoratore con boots, jeans, camicette di flanella e tutta la bearphernalia del caso. In questo modo Peter riesce a penetrare nella scena ursina, introdotto dal suo amico orso Mac - che lo consiglia con rudimenti di sociologia ursina sul come muoversi e cosa dire - con il falso nome di Dan Karn. Praticando la fine arte della "flannel couture" egli si coinvolge sempre di più nella scena con tutti i suoi tribalismi sociali, culturali e sessuali. Nel frattempo Peter/Dan (sempre meno Peter e sempre più Dan ) viene riassunto, al piu basso livello produttivo, come uomo delle pulizie (un vero orso prolet!) dalla stessa compagnia che lo aveva licenziato, senza addirittura riconoscerlo nelle sue nuove sembianze ursine. La notte, tra un sacco dell´immondizia ed uno straccio intriso di sapone, l´anima "prankster" del nostro anti-eroe risorge facendolo dilettare con un sottile senso di vendetta, in una serie di boicottaggi tesi al rancoroso e rigoroso abbattimento di Phag Magazine. Ma le cose iniziano a farsi pelose ovvero quando la campagna di boicottaggio e identificazione ormai pressoché totale con l´identità ursina iniziano a funzionare, egli contemporaneamente inizia a correre il rischio di essere scoperto su entrambi i fronti; proprio nel momento in cui un bestione camionista barbuto, irto di pelo rosso fuoco di nome Ben gli si profila come il più coinvolgente amore della sua vita. Cosa succederà? Lo leggerete sulle pagine di "Bear like me", una imponente e sottilmente critica prova d´amore verso immaginario fatto di uomini - grossi, cazzuti, dolci e pelosi - che si amano al suono di un "Woof" che, a sua volta, come dice lo stesso autore, "significa non dover mai chiedere SCUSA!".

A seguire, il montaggio di uno scambio di e-mail che ho avuto con Jonathan Cohen , l´autore di "Bears Like me"


Ciao, qui è WARBEAR da Roma.

Ho letto il lancio del tuo reading in una città del Canada sulla Bears Mailing List e ho pensato di scriverti per congratularmi rispetto al tuo lavoro. Ho avuto la possibilità di comperare il tuo libro nella libreria "A different light" durante la mia permanenza a San Francisco per l´International Bear Rendez-Vous. Devo dire che "Bear like me" mi ha coinvolto molto, specialmente nella misura in cui appare come una sperimentazione di sociologia della letteratura sulla cultura ursina. È un romanzo ma ha molti tagli saggistici con un´analisi anche politicamente scorretta (nell´accezione positiva del termine) sulle tematiche inerenti agli orsi, basata su un interessante rimescolamento dei linguaggi. Riesci ad entrare nelle dinamiche di relazione sociale ursina in un modo molto dinamico e diretto attraverso una scrittura spontanea pregna di una forte ironia del "world wide woof" e delle sue forme di comunicazione.
Nella storia ci sono anche delle estremizzazioni come ad esempio il rifiuto radicale dei secchi o delle donne e la lettura della scena degli orsi è troppo chiusa, autoreferenziale, esclusiva e in qualche modo pericolosa per chi non ci si identifica. Da un altro punto di vista penso quest´operazione possa essere funzionale ad un´analisi profonda e critica sul concetto di identità ursina come cristallizzata e stereotipata.
Aggiungo che interessante è il focus sul rapporto tra la diversità culturale degli orsi e le rappresentazioni mediatiche del panorama gay dominante. Non di meno voglio sottolineare una storia d´amore narrata con fare superbo che mi ha fatto sentire… ehem… romantico. Il linguaggio adottato in soggettiva del personaggio principale, mi ricorda Bearzbub, un mio amico orso di San Francisco, con quell´ironia tipicamente americana fredda e diretta, veloce e inafferrabile, sottile e deflagrante, fatta di poche parole e sagomata con un´accetta, ritmica come se fosse (concedimi la definizione) un Bear rap.
Concludendo l´ho sentito un libro da avere tra le mani, da sfogliare ed accarezzare, da penetrare ed abbandonarcisi contemporaneamente. Il classico libro in cui soffri vedendo diminuire le pagine giorno dopo giorno poiché stai per arrivare alla parola FINE. Di sicuro un oggetto vivo, completamente diverso dal mare di bearaphernalia in circolazione.
P.S. Ho amato l´approccio maliziosamente sovversivo del personaggio principale nei suoi atti di sabotaggio a Phag Mag e il cut up con il quale hai montato i suoi pensieri/appunti per il suo libro.

Grazie, a presto. WARBEAR


Ciao, WARBEAR,

Grazie per avermi scritto tale dettagliata e-mail. Concordo sul fatto che alcuni dei ritratti sui secchi e sulle donne sono abbastanza estremi, ma mi è capitato più volte di assistere a questo tipo di comportamenti, soprattutto sulla Bears Mailing list e ho pensato fosse importante almeno testimoniarlo. Il personaggio di Chloe, la commessa di Bear Essentials, esiste per questo scopo ovvero mostrare come gli orsi hanno dei comportamenti misogini. Non sono sicuro se la scena ursina è pericolosa per i non-orsi ma è come ogni altra sottocultura… vuoi entrarci conoscendo le cose giuste da dire, il modo di vestire, etc… Ovviamente Peter continua a fare errori su errori in questo senso dato che il romanzo è una commedia. Quanto sia cristallizzata l´identità ursina dipende da quanto gli orsi prendano seriamente il tutto. Ci sono coloro che si identificano completamente e si comprano anche tutto il merchandising pensando di raggiungere un livello più alto. Molti pensano che "devi essere X,Y o Z per essere un vero orso e questo è come la comunità ursina dovrebbe essere". Poi c´è un più vasto gruppo di orsi che cercano di essere più inclusivi ed aperti. In ultima istanza, io sospetto ci sia un gruppo di uomini che sono membri della comunità ursina perché ci si identificano (grossi, pelosi, barbuti etc...) ma non si identificano nella sua cultura.
Ammetto che non sono un sociologo o antropologo ma ho provato a sviluppare il libro su queste prospettive. Ho fatto parecchia osservazione partecipante nella comunità ursina. I maggiori punti che volevo sviluppare sono stati: 1) Trasformare te stesso fisicamente (in questo caso in un orso) ha dei profondi effetti psicologici. Non è esclusivamente una questione biologica bensì ti trovi contestualizzato da altri in raggruppamenti sociali specifici, spesso perché la gente stereotipizza basandosi sull´immagine. 2) La scena ursina può essere un posto meraviglioso per uomini che non calzano la comunità gay dominante ma ci sono alcuni orsi che hanno vedute molto rigide su cosa sono gli orsi e su chi deve stare dentro o fuori. 3) Parti della scena ursina si sono saturate basta guardare a tutta la bearaphernalia venduta - alcuni dei prodotti sono anche abbastanza simpatici (l´altra notte ho visto una valigia con il marchio della bearflag). Quando questa saturazione diviene eccessiva, diventa il target perfetto per la satira e ciò è parte delle motivazioni per le quali ho scritto il libro.
Ah, la storia d´amore… Da un certo punto di vista Ben rappresenta il mio orso ideale e (probabilmente l´idealtipo di molti altri orsi): forte, silenzioso, sensibile, romantico ma anche diretto, aggressivo e con un temperamento abbastanza bollente. Io sono un romanticone ma ho voluto scrivere una sottostoria d´amore nella narrazione del libro, che non seguisse i binari usuali. Ecco perché ci sono momenti come lo scontro tra il camion e la macchina, o il fatto che la prima notte che Peter e Ben dormono insieme non fanno sesso o ancora il fatto che alla fine Peter non ha bisogno di confessare la sua storia a Ben dato che il secondo è intelligente abbastanza da figurare il tutto.
Grazie ancora per la tua e mail. Sono contento tu abbia apprezzato il libro come io ho apprezzato leggere i tuoi commenti.

Jonathan Cohen

Caro Jonathan,

Io penso che il nucleo del libro sia perfettamente espresso dal titolo rispetto al tema dell´identità in tutti i suoi lati; siano essi psicologici, culturali, sociali. "Bear like me" è una metafora per esprimere la frase "diventa ciò che
sei", quindi per mettersi di fronte ad una domanda impegnativa ovvero: sono come mi percepisco? Peter/Dan propone
proprio quel campo di mediazione all´interno del quale si sviluppa il concetto di identità di genere tra il suo lato biologico e quello culturale/sociale (con tutti i suoi stress psicologici!!!) tramite l´identifica zione con uno dei panorami omosessuali che orientano la loro ricerca verso una definizione maschile specifica, complessa e in progress.
Uno degli argomenti fondamentali delle scienze del comportamento contemporanee, specialmente negli studi di genere, è la decostruzione dell´idea d´identità come definizione unica, univoca e chiusa. Dal mio punto di vista, la difficile dialettica interna tra Peter e Dan rappresentano la non risolvibilità e questa è la creatività del tutto: essere multipli, complessi ed aperti alla crescita e al cambiamento.

A presto. WARBEAR


In queste pagine: Francesco Macarone Palmieri (Warbear) e
Jonathan Cohen, autore di “Bear Like Me”.

Nessun commento: