giovedì 5 aprile 2012

Good As You - L'anteprima


Sala piena al cinema Rouge et Noir di Palermo ieri, 4 aprile, per la prima di Good As You, il film di Mariano Lamberti che dal prossimo venerdì uscirà in tutta Italia. La presentazione organizzata dal Sicilia Queer Filmfest è stata un buon successo di pubblico, presenti il regista e alcuni degli interpreti, e rappresenta anche un’ottima risposta (per cominciare) all’insensata minaccia del gruppo cattolico Militia Christie, deciso a boicottare il film al punto di ammonire le sale cinematografiche dal proiettarlo. Pena la diserzione degli spettatori di religione cattolica dalle sale colpevoli di avere ospitato il film. Al di là del colore (tetro) di questi rigurgiti fanatici e oscurantisti che fanno pensare al fascio littorio più che alla croce di Cristo, la serata si è svolta all’insegna del buonumore e degli applausi.

Venendo alla sostanza del film, liberamente ispirato a una pièce teatrale di Roberto Biondi, Good As You (acrostico e non acronimo della parola Gay come vorrebbe un'infondata leggenda urbana) è una commedia leggerissima, forse anche troppo, ma che riesce a trovare nei suoi limiti naturali gli appigli congrui per essere un prodotto popolare, e quindi per piacere a un pubblico variegato e discretamente vasto. Otto personaggi, quattro uomini e quattro donne, omosessuali, lesbiche o sessualmente incerti, protagonisti di una commedia degli equivoci volta a mostrare uno spaccato quotidiano del mondo gay-lesbo. Non un’isola felice, ma un crogiolo di tipi umani fallaci, innamorati o allupati, felicemente fusi in una schiuma cinematografica che fa del caos, del fracasso e della parlata romanesca i suoi principali punti di forza. Un film simpatico nella sua imperfezione, che attinge a più modelli cinematografici senza riuscire però a sintetizzare un linguaggio proprio né un’aderenza visibile all’attualità italiana. Spiace un po’ che i molti cliché narrativi, banditi sulla carta e relegati fuori della porta nelle intenzioni di partenza, rientrino prepotentemente dalla finestra, sconfinando in stereotipi buonisti già visti, apprezzati o criticati, con maggiore spessore altrove (la filmografia di Ferzan Özpetek in testa, con tutti i suoi alti e bassi).  


Good As You non pretende di essere un film impegnato pur trattando un tema di grande pregnanza politica, ma sembra trarre ispirazione da certa cinematografia statunitense a tematica LGBT, dove la comunità omosessuale è mostrata glissando sulle problematiche sociali e psicologiche per lasciare spazio alle dinamiche di relazione, alle gag di grana grossa e a un generico senso di svagata naturalezza. Troviamo inevitabile il confronto con Another Gay Movie, commedia demenziale americana (non è un caso, infatti, se Good As You si propone come la prima commedia gay italiana) dove le atmosfere del film American Pie sono riviste in chiave omosessuale. Ma troviamo comunque più riuscito, e per certi versi amabile nella sua estrema leggerezza, il film di Lamberti. Forse perché meno demenziale e dotato di una comicità che sentiamo più nostra (impagabile l’uso brioso del romanesco) o forse perché meno incline a puntare su facili volgarità e arricchito da interpreti di maggiore carisma. Anche in Another Gay Movie veniva presentata una figura di rude lesbica ai limiti della macchietta, ma non aveva una briciola dell’umanità e della simpatia del personaggio di Mara, una delle maschere da gaia commedia dell’arte che bucano maggiormente lo schermo in Good As You. Certamente alcune esuberanze, come alcuni personaggi, faranno discutere. Ma bisogna tenere presente che in ogni stereotipo c’è un pezzettino di verità, e che a volte farci i conti può non essere facile. Good As You diverte abbastanza, e se i frequenti applausi in sala al Rouge et Noir di Palermo possono essere interpretati come un valido test, la pellicola dovrebbe andare incontro a un discreto successo di pubblico. Rimane un film leggero quasi fino all’inconsistenza, fatto di personaggi e di singole scene più che di una sostanza ben definita. Un “meraviglioso caos” come sentiamo dire a un personaggio nel finale, che non sarà certo un capolavoro, ma che sembra essere un discreto strumento popolare di aggregazione, differente dalla seriosità, spesso a sua volta sterile e autoreferenziale, di altre iniziative. La sala gremita del cinema potrebbe essere il segnale che anche in una città che fatica a maturare come Palermo c’è un gran bisogno di uscire allo scoperto e di vivere la propria identità in modo libero, con una risata. Prendiamo così questo evento e così il piccolo, simpatico film di Mariano Lamberti. Un momento di svago per ricordarci che la normalità non esiste, che le diversità sono un pregio, e che l’unica uguaglianza che ci rende esseri umani civilizzati è (o dovrebbe essere) quella che ci livella sul piano dei diritti.

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