giovedì 26 agosto 2010

Fiction: Un racconto illustrato di Viste Bear


UN TRANQUILLO WEEK END DI TORTURA

Racconto di VisteBear
Alfredo si svegliò al buio, era intontito e non si ricordava se era nel suo letto o da qualche altra parte.
Man mano riprese i sensi e sentì sotto di lui il pavimento metallico sul quale era sdraiato, capì allora che non poteva essere nella sua stanza, cercò di alzarsi in piedi e tastò le pareti in cerca di un interruttore per la luce.
A sua insaputa però era osservato, grazie a una telecamera con un sistema per la visione notturna, qualcuno a distanza stava osservando le sue mosse.
All’improvviso si accese la luce e Alfredo fu costretto a coprirsi gli occhi col braccio perché la luce era troppo forte, poi un po’ alla volta gli occhi si abituarono e Alfredo iniziò vedere la stanza in cui si trovava.
Era una stanza quadrata di quattro metri per lato, tutta rivestita di metallo anche sul pavimento.
Sul soffitto c’era una grande grata metallica dalla quale proveniva la luce.
Nella stanza c’era anche un altro uomo ancora svenuto a terra, Alfredo si avvicinò e controllò che fosse vivo.
L’uomo respirava, sembrava solo addormentato, Alfredo cercò di svegliarlo e anche se con un po’ di fatica alla fine ci riuscì.
L’uomo si riprese e si guardò attorno con aria perplessa.

- “Hei, tutto ok?”
- “Credo di si, ma dove siamo? Tu chi sei?”
- “Mi chiamo Alfredo e mi sono ritrovato in questa stanza insieme a te, non so come ci sono arrivato.”
- “Vuoi dire che siamo stati rapiti?”
- “Credo di si, non vedo altra spiegazione.”
- “Ma non è possibile, io non sono ricco come potrebbero chiedere un riscatto?”
- “Anche la mia famiglia non è ricca e nemmeno la mia fidanzata, non capisco…”

Alfredo mentre parlava, cercava di tastare le pareti alla ricerca di un’apertura, ma le pareti sembravano molto solide e senza alcuna porta.

- “Come ti chiami ragazzo?”
- “Mi chiamo Mauro.”
- “Ti ricordi cosa stavi facendo prima di ritrovarti qui dentro?”
- “Stavo tornando dal lavoro, avevo parcheggiato la macchina in garage ma poi non ricordo altro.”
- “Io invece ero tornato dalla palestra e poi sarei partito per Desenzano.”
- “Desenzano?”
- “Certo, io abito a venti chilometri da Desenzano…”
- “Io invece lavoro e abito in provincia di Roma… ci sono quasi cinquecento chilometri di distanza tra noi… quindi adesso dove siamo? Possibile che siamo rimasti addormentati per tutto questo tempo?”
- “Non so cosa dirti, aiutami invece a cercare una via d’uscita.”

Mauro picchiò il pugno due volte contro le pareti metalliche.

- “Mi sembrano pareti piuttosto robuste, non è latta.”
- “Ci dovrà pur essere un’apertura!”
- “Forse potremmo uscire dal soffitto, se ti salgo sulle spalle forse riesco a raggiungere la grata.”
- “Ok, avviciniamoci alla parete, se ti tieni in equilibrio poggiando le mani sulla parete non dovresti cadere.”

Mauro mise un piede tra le dita intrecciate di Alfredo, poi poggiò un piede sulla sua spalla destra e poi anche l’altro piede sulla spalla sinistra e arrivò a toccare la grata.

- “Qui è tutto saldato, penso che sia impossibile uscire da qui.”

Improvvisamente Mauro gridò e poi saltò subito giù a terra.

- “Figli di puttana! Hanno messo la corrente alla grata!”
- “Ma non hai preso subito la scossa” disse Alfredo “l’hai presa in un secondo momento, questo vuol dire che qualcuno ci osserva e agisce in base alle nostre mosse.”
- “STRONZI BASTARDI! SI PUO’ SAPERE CHE CAZZO VOLETE DA NOI?” Urlò Mauro

Improvvisamente si sentì un “tic” era il rumore di una cassa acustica che si accendeva, poi una voce profonda ma evidentemente artefatta disse:

- “Levatevi la camicia e lasciatela per terra!”

Mauro e Alfredo si guardarono in faccia un po’ stupiti.

- “Hei stronzo! Si può sapere chi sei? Fatti vedere che ti rompo le ossa!”

Il messaggio venne ripetuto:

- “Levatevi la camicia!”
- “Perché non ti fai vedere pezzo di merda?”
- “Avete cinque minuti per spogliarvi della camicia.”
- “Dopo di che? Cosa fai? Vieni a prenderci? Dai vieni, così vedo chi cazzo sei!”

Il messaggio non venne ripetuto e Alfredo e Mauro ignorarono quanto detto dalla voce… ma a distanza di cinque minuti esatti partirono dei vaporizzatori sopra la grata, che fecero scendere un leggero effetto nebbia nella stanza.

- “Ma che cos’è? Gas?”
- “No, sembra solo acqua vaporizzata… non capisco.”

Dopo un po’ i vaporizzatori si chiusero e la voce disse di nuovo:

- “Toglietevi la camicia!”
- “Porca puttana, ma che minchia vuoi da noi?”

Una scossa elettrica attraversò il pavimento e investì Alfredo e Mauro.
Le suole delle scarpe isolavano davvero poco perché ormai erano tutte bagnate e i due caddero a terra contraendosi dal dolore.

- “Questa scossa era a basso voltaggio, se non farete quello che vi ordino aumenterò sempre di più il voltaggio.”
- “Ok, bastardo ci hai convinto! Ecco, stiamo levando la camicia! Forza Alfredo togliti quella camicia… non vorrai farti fulminare!?”

Alfredo si tolse la camicia e restò con una canottiera bianca, Mauro notò subito che si trattava di un uomo abbastanza robusto con alle spalle anni di palestra, ma vista la situazione non gli sembrava il caso di fare i complimenti per il fisico.
Mauro invece, sotto la camicia non aveva la canottiera e rimase subito a torso nudo.
Mauro non era molto palestrato, ma Alfredo notò che era piuttosto robusto, … sembrava più che altro una stazza da  giocatore da rugby o da muratore nerboruto.
Alfredo parlò, giusto per sdrammatizzare un po’ la situazione in cui si trovavano.

- “Hei ragazzo ti vedo ben tornito! Pratichi qualche sport? Rugby? Lancio del peso?”
- “Ho fatto un po’ nuoto, ma quando ho smesso come vedi sono diventato un bombolone.”
- “Anche io ero come te, poi ho iniziato a fare palestra… sono rimasto sempre grosso, ma almeno sono un po’ più definito.”

La voce metallica interruppe la conversazione dei due.

- “Togli anche la canottiera!”

Alfredo non eseguì l’ordine all’istante… e così i vaporizzatori si misero di nuovo in funzione, lasciando intuire che di li a poco ci sarebbe stata un’altra scossa elettrica.

- “Hei! Calma! Calma! Ecco… adesso mi levo la canottiera, sei contento?”

Alfredo già si era presentato come un uomo forte e massiccio, ma vederlo a torso nudo era un vero torellone… i pettorali forti e belli tondi coperti quanto basta da peli neri, le braccia erano dei parallelepipedi di muscoli con in fondo delle mani forti e massicce.

La voce metallica riprese a parlare:

- “Ora mettevi a terra e fate quante più flessioni riuscite a fare, se uno di voi due smetterà verrete puniti entrambi con una scossa elettrica.”

Sapendo che altrimenti sarebbero stati fulminati, i due uomini si misero a terra e iniziarono a fare flessioni…
Alfredo era più allenato e proseguiva con le flessioni senza problemi, ma Mauro dopo dieci flessioni iniziava a far fatica, d'altronde non si allenava in palestra da parecchio tempo… e sollevare cento chili ad ogni flessione (tanto pesava Mauro) era un’impresa assai difficile, era diventato tutto rosso dalla fatica e l’unica cosa che lo faceva andare avanti era il fatto che altrimenti, sarebbero stati fulminati entrambi.
Però a un certo punto Mauro fu costretto a cedere, i suoi pettorali cicciotti e la pancia toccarono il pavimento metallico.
Alfredo guardò Mauro esausto poggiare la faccia a terra… si aspettava una scossa elettrica da un momento all’altro… ma non fu così… quindi continuò per un po’ a fare altre flessioni, poi visto che non c’era stata nessuna scossa elettrica, si alzò in piedi e si avvicinò a Mauro.

Improvvisamente da una delle pareti si aprì una porta dalla quale si intravedeva un’altra stanza simile alla prima, le luci nella stanza dove si trovavano i due uomini si spensero… la voce non disse nulla, ma era ovvio che voleva che Alfredo e Mauro entrassero nella seconda stanza .

Nella nuova stanza c’era un pezzo di legno legato a delle catene che pendevano dal soffitto e per terra c’era una frusta… e non appena i due uomini entrarono nella seconda stanza, la porta scorrevole dietro di loro si chiuse con un pesante suono metallico.

La voce riprese a parlare:

- “Tu hai fatto ventidue flessioni in più, quindi ora il tuo compagno subirà ventidue frustate.”
- “No no! Aspetta un attimo! Ma che cazzo dici?”
- “Fai attaccare il tuo compagno al quel bastone, raccogli la frusta e colpiscilo ventidue volte.”
- “No! Mi rifiuto!” Disse Alfredo.

Immediatamente si attivarono degli spruzzatori d’acqua che bagnarono tutta la stanza e subito dopo partì una scossa elettrica che durò due secondi.

Alfredo e Mauro si alzarono un po’ frastornati, poi Mauro disse:

- “E’ meglio non discutere, adesso io mi attacco a quel legno e poi tu mi frusti… preferisco essere frustato piuttosto che morto fulminato.”
- “Ma come faccio? Non ho mai fatto una cosa simile!”
- “Tanto sono io a subire le frustate, mica tu! Fallo e basta!”

Mauro alzò le braccia e strinse i pugni attorno al legno, Alfredo raccolse la frusta e iniziò a colpirlo con un colpo leggero in modo da non fargli male… ma subito arrivò un nuovo messaggio.

- “Colpisci più duramente, altrimenti subirai lo stesso trattamento.”

Alfredo cercò di metterci più forza, ma nello stesso tempo cercò anche di non esagerare.


La voce ripeté il messaggio… e Alfredo iniziò a colpire sempre più forte la schiena del suo compagno di sventura…arrivato a undici frustare e la schiena di Mauro si era riempita di segni rossi… non c’erano lacerazioni perché più che di una frusta, si trattava di una grossa corda intrecciata, che lasciava segni sulla pelle senza però fare troppi danni.
Mauro riuscì a sopportare altre due frustate poi lasciò la presa dal palo di legno e cadde a terra in ginocchio.

- “Rialzati! Devi subire altre dieci frustate! – Disse la voce.”

Alfredo guardò in alto verso gli altoparlanti.

- “Ma non vedi che non ce la fa più? Lascialo stare!”

Mauro cercò di rialzarsi, alzò le braccia e poggiò le mani sul bastone pronto a ricevere le frustate rimanenti.

- “Prosegui con la punizione. - disse la voce metallica.”

Ma Alfredo non alzò il braccio.
Subito partì una scossa di tre secondi, leggermente più forte della prima e i due uomini restarono a terra per alcuni minuti.

Dopo alcuni istanti Mauro e Alfredo si rialzarono e la voce riprese a parlare:

- “Se non vuoi più frustare il tuo compagno, dovrai subire tu il resto della punizione. Decidi!”

Alfredo guardò la faccia interrogativa di Mauro e capì che non era certo intenzionato a subire altre dieci frustate… così gli porse la frusta.

- “Senti ragazzo, ti ho già colpito dodici volte, mi sembra sufficiente… Io sono più forte di te, vedrai che riuscirò a resistere, non preoccuparti!”

Mauro guardò Alfredo e disse sotto voce…

- “Grazie.”

Alfredo alzò le braccia mostrando la sua possente schiena che formava un quadrato di muscoli, poggiò le mani sul bastone di legno dicendo a Mauro di cominciare a frustarlo.

Come nella precedente fustigazione le frustate iniziarono con poca forza.

- “Mi state prendendo per il culo?” – disse la voce – “Devi infliggere dieci frustate con forza! Finché non lo farai, farò continuare la fustigazione.”

- "Porca troia, ragazzo! Dammi queste dieci frustate e mettici un po' di impegno! Ti ho detto di non preoccuparti."

Mauro allora colpì Alfredo con forza mentre la voce metallica contava ogni frustata considerata valida… e ad ogni frustata la robusta schiena di Alfredo si contraeva mettendo in risalto la possente muscolatura…
Per Mauro il colpo di frusta sincronizzato con la Voce che contava erano diventati quasi un ritmo… ma arrivato a dieci, gettò la frusta a terra e cercò di aiutare Alfredo.
Alfredo era un po’ sudato, abbassò le braccia che teneva appoggiate al bastone di legno e con un espressione di dolore dipinta sul volto disse:

- “Porca puttana ragazzo! Ci hai dato dentro con la frusta!”
- “Scusa, sono forte con le braccia e non mi sono accorto di aver picchiato duro…”
- “Ok, ok, non fa niente, lasciami riposare un attimo.”

Alfredo cercava di muovere le spalle e con una mano si toccava la schiena indolenzita dai colpi di frusta.
Passarono circa dieci minuti senza che accadesse nulla, così i due si misero a terra con la schiena appoggiata contro le pareti e iniziarono di nuovo a parlare.

- “Ma secondo te dove siamo finiti? Che posto è questo?”
- “Non saprei… di certo non vogliono un riscatto, ma non è nemmeno uno scherzo tipo Candid Camera, vogliono solo che facciamo qualcosa, altrimenti tutto questo non avrebbe senso.”
- “E cioè cosa? Farci fare le flessioni e poi farci frustare?”
- “Magari vogliono solo vedere chi tra noi due è più forte o magari chi resiste di più… che ne so?”
- “E ci avrebbero rapito solo per questo? Mi pare assurdo.”
- “Bhe, di certo chi ha fatto tutto questo non è gente normale.”

Passarono alcuni minuti in silenzio, ogni tanto uno dei due uomini si alzava e toccava le pareti o guardava la luce sopra la grata del soffitto.

- “Tu dove lavori Alfredo?”
- “Faccio l’operaio edile… o per meglio dire il muratore.”
- “E come fai alla fine della giornata ad avere la forza di andare anche in palestra?”
- “Sono uno che mangia parecchio e quindi devo pur bruciare le calorie… inoltre alla mia ragazza piacciono solo gli uomini massicci, quindi devo darmi da fare in palestra.”
- “La tua ragazza anche se frequenta le palestre non credo che trovi molti uomini grossi come te, giusto?”
- “Lei va matta per i fisici dei lottatori di wrestling, meglio ancora se sono grossi e un po’ massicci… come me.”

Improvvisamente la voce metallica interruppe i loro discorsi.

- “Passate nella nuova stanza!”

Una nuova porta metallica si aprì e i due entrarono.
La stanza non sembrava diversa dalle altre…

- “Ora levatevi i pantaloni e le scarpe. Dovete restare solo con le mutande! Vi consiglio di farlo alla svelta.”

I due osservarono il pavimento metallico leggermente bagnato, si guardarono un attimo in faccia e poi senza pensarci due volte si levarono i pantaloni e le scarpe.

- “Ora mettete i vostri abiti in un angolo e preparatevi a lottare.” Disse la Voce metallica, poi proseguì spiegando le modalità del combattimento.

Mauro guardò il fisico massiccio di Alfredo, quasi a domandarsi se sarebbe riuscito a batterlo.

- “Ma perché dovremmo combattere? Siamo stanchi di eseguire le tue direttive, perché non vai a farti fottere?” Disse Alfredo.

La voce ignorò la domanda e poi riprese a parlare:

- “Nelle pareti scorre della corrente elettrica, tra dieci minuti inizierà a scorrere anche nel pavimento… Iniziate a combattere! Uno di voi dovrà atterrare l’avversario… solo così potrà salvarsi.”
- “Figlio di puttana! Hai intenzione di divertirti e poi farci fuori?”
- “Questo dipende solo da voi… vi consiglio di iniziare la lotta.”

Mauro guardò Alfredo seriamente.

- “Senti io non ho intenzione di crepare e nemmeno di farmi fulminare!”

Alfredo capì che Mauro non scherzava e un attimo dopo i due uomini erano a terra che combattevano.
Entrambi cercavano di non tirare cazzotti, ma comunque l’obbiettivo era quello di buttare a terra l’avversario, proprio come in un combattimento di wrestling.

Il combattimento prosegui senza che nessuno dei due avesse la meglio, entrambi i contendenti erano sfiniti e sudati.

- “Sono passati dieci minuti, adesso nel pavimento passerà una corrente a basso voltaggio che aumenterà sempre di più fino a quando uno di voi non vincerà.” Disse la Voce metallica.

Alfredo e Mauro continuarono a combattere, la corrente che passava nei loro corpi era abbastanza fastidiosa, ma sopportabile… un po’ come quando si tocca con le dita bagnate una pila da 9 volt del telecomando.
A un certo punto Mauro face un urlo potente e alzando l’avambraccio colpì il torace di Alfredo che cadde a terra; in un attimo gli fu addosso e lo immobilizzò.
La leggera scossa elettrica si interruppe lasciando a terra i corpi robusti e sudati dei due uomini.
Mauro restò a terra sfinito per almeno altri cinque minuti, poggiando parte del suo torace e il suo braccio destro sul torace sudato di Alfredo.
Alfredo aprì gli occhi e disse a Mauro – “Non pensavo che saresti riuscito a battermi… evidentemente essere muscolosi non basta.”

- “E adesso cosa ci capiterà?”
- “Non lo so… forse qualche altra punizione. Per te ovviamente, visto che ti ho battuto!”

La porta si aprì, nella stanza successiva c’era una specie di “cavallina” come quelle che si usava a scuola nell’ora di ginnastica, i due uomini sudati e con addosso solo le mutande si avvicinarono alla porta per guardare meglio nella nuova stanza, la cavallina (o qualsiasi cosa fosse) era avvitata al pavimento e quindi non era possibile utilizzarla per sfondare la grata sul soffitto e fuggire.

- “Entrate!” Disse la voce con tono perentorio.

Alfredo cercò di riprendere i suoi vestiti che aveva lasciato a terra, ma la voce disse.

- “Lasciate per terra i vostri vestiti e entrate nella nuova stanza… “

Anche la nuova stanza aveva il pavimento leggermente bagnato e viste le esperienze precedenti, i due uomini decisero di entrare senza fare domande. Poi la voce disse:

- “Per terra ci sono dei bicchieri di plastica e delle pastiglie, ingoiatele!”
- “E chi non mi dice che sia veleno? Come facciamo a fidarci?”
- “Se volevo uccidervi lo avrei già fatto. Adesso ingoiate subito quelle pastiglie o sarò costretto a fulminarvi di nuovo.”
Mauro guardò in faccia il suo compagno di prigionia.
- “Che facciamo Alfredo? C’è da fidarsi?”
- “Io non mi fido… ma possiamo sempre fare finta di ingoiarle.” – Disse Alfredo sottovoce.

I due presero le pastiglie e dopo averle messe in bocca le deglutirono… passò un po’ di tempo senza che accadesse nulla.
Mauro però iniziava a sentire un calore salirgli per tutto il corpo e sentiva il battito del suo cuore nelle vene della testa e… anche in altre parti del corpo.

Improvvisamente la voce parlò di nuovo.

- “Ora dovete togliere le mutande! Dovrete restare completamente nudi! Vi consiglio di farlo molto in fretta.”
I due uomini eseguirono l’ordine quasi in maniera meccanica, non c’era tempo per la vergogna e così rimasero completamente nudi.

Alfredo guardò stupito il cazzo di Mauro che era vistosamente duro e grosso.

- “Ma cosa…. Perché hai il cazzo in tiro? Non sarai mica uno stronzo finocchio a cui piacciono queste cose sado maso?”

Subito partì un’altra scossa di tre secondi un po’ più forte della prima, che però colpì la metà di pavimento dove si trovava Alfredo. Poi la voce disse:

- “Tu non hai ingoiato la pastiglia! Trovala subito e ingoiala!”

Alfredo si rialzò dopo essersi ripreso dalla scossa e realizzo che quella pastiglia che aveva fatto finta di prendere doveva essere una specie di Viagra.
Mauro invece aveva ingoiato la pastiglia e aveva il cazzo durissimo, ad ogni battito cardiaco il suo cazzo faceva un piccolo sussulto verso l’alto.

- “Avanti ingoia quella pastiglia. Disse Mauro. Dovresti aver capito che non puoi fregare la Voce.”

Alfredo aprì il palmo della mano dove aveva nascosto la pastiglia… la guardò per un attimo e poi la mise in bocca.

- “Avanti, mandala giù.” Disse Mauro porgendogli uno dei bicchieri dov’era rimasta ancora un po’ d’acqua.

Alfredo ingoiò la pastiglia e dopo un po’ anche il suo cazzo iniziò a diventare sempre più duro e grosso.

- “Mi davi del finocchio sado maso, ma adesso lo sei anche tu…” disse Mauro
- “Ma che minchia dici? Ho il cazzo duro solo per via di quella pastiglia.”
- “Hei, era solo una battuta, ok?”

La voce poi riprese a parlare e disse quello che i due uomini sospettavano fin dall’inizio.

- “Alfredo, visto che hai cercato di fottermi adesso dovrai prenderlo in culo dal tuo compagno. Sdraiati sulla cavallina e non fare storie… ho regolato il voltaggio della corrente quasi al massimo e ti assicuro che un tuo rifiuto non sarebbe affatto piacevole.”

Mauro guardò Alfredo dall’alto al basso, il suo sguardo si posò per un attimo sui pettorali tondi e ben allenati, poi un po’ più in basso sul grosso cazzo eccitato artificialmente dalla pastiglia.

- “Avanti, sdraiati sulla cavallina… cercherò di essere veloce e indolore.”
Sul pavimento c’erano dei preservativi e delle bustine con della vaselina, che Mauro aveva raccolto e stava già utilizzando. Alfredo appoggiò la pancia alla cavallina e il cazzo di Mauro si infilò non senza fatica nel culo tondo e massiccio di Alfredo.

Alfredo stringeva i denti mentre Mauro andava avanti e indietro quasi come volesse spingere sempre più in profondità il suo cazzo nel culo di Alfredo.

- “Hei vacci piano! Sembra quasi che ti piaccia, ma mi stai spaccando il culo!”
- “Scommetto che potrai rifarti… vedrai che poi la Voce ti ordinerà di fottere me.”

Alfredo non aveva mai provato a prenderlo in culo, ma tutto sommato non sembrava che gli dispiacesse. La sua faccia tradiva qualche emozione di goduria, così tra un’espressione di dolore e una stretta di denti, si alternava anche qualche espressione di estasi.
D’altra parte Alfredo era sempre stato un po’ narcisista, a volte quasi omosessuale… quando era nelle docce della palestra amava spogliarsi completamente nudo per guardarsi allo specchio, ammirare i suoi pettorali grossi e ben allenati, gonfiare i bicipiti sudati e fare le pose come i culturisti, però se entrava qualcuno nello spogliatoio si nascondeva subito con una salvietta o dietro la tenda della doccia.
Anche se diceva di essere eterosessuale e di avere la ragazza, adesso Alfredo si trovava in una situazione nuova, in presenza di un uomo nudo, grosso e massiccio, con una corporatura con cui aveva potuto confrontarsi e misurarsi e non solo a livello estetico, ma anche per la resistenza fisica, dalle flessioni, alla lotta.
Così questa situazione forzata era diventata un po’ una scappatoia a ciò che Alfredo non avrebbe mai fatto normalmente, ma che in realtà gli stava andando sempre più a genio.

La Voce interruppe i pensieri di Alfredo:

- “Ora basta! Prendete le pinze che trovate nell’angolo a destra e mettetevi uno di fronte all’altro” Mauro e Alfredo eseguirono l’ordine.
- “Ora Mauro aggancerà le pinze sui capezzoli di Alfredo e Alfredo farà lo stesso con Mauro poi si metterà in ginocchio.”
Mauro agganciò le pinze ai capezzoli di Alfredo, i suoi pettorali forti e muscolosi si contrassero per un attimo, le pinze non facevano troppo male, ma erano abbastanza fastidiose e provocavano un dolore continuo, poi Alfredo fece lo stesso trattamento ai capezzoli di Mauro e infine si mise in ginocchio come aveva ordinato laVoce…le pinze ai capezzoli dondolarono un attimo provocandogli un ulteriore dolore.

La Voce poi riprese a dare ordini.

-  “Mauro, tu continuerai a masturbarti davanti al petto di Alfredo.”

Sia Alfredo che Mauro erano ormai troppo presi dalla goduria (anche se un po’ dolorosa) e nessuno di loro si sognò di andare contro il volere della Voce, così Alfredo abbassò la testa guardando i suoi pettorali muscolosi e sudati, mentre Mauro si masturbava davanti a lui.
Mentre Mauro si masturbava le pinze ai capezzoli dondolavano, creando un mix tra dolore e goduria che però sembrava piacergli parecchio.
La voce ordinò ad Alfredo di tirare e girare le pinze per strizzarsi i capezzoli, e lui subito eseguì come se non aspettasse altro che quello, più girava le pinze e più il suo cazzo diventava duro… e non certo per l’effetto della pastiglia.

Mauro si masturbava sempre più velocemente, era ormai chiaro che era arrivato al limite della goduria e infatti di li a poco, una densa spruzzata di sperma colpì con forza il petto di Alfredo, una parte cadde anche sul mento dove Alfredo aveva lasciato crescere un bel pizzetto a pelo corto.


Alfredo pulì il mento con la mano.
Mauro non ancora sazio di goduria continuò a masturbarsi per qualche istante, poi si scappellò il cazzo e cercò di pulirsi le mani che si erano sporcate.

Improvvisamente partirono dei forti getti d’acqua che lavarono i corpi dei due uomini per qualche minuto.

- “Ora tocca a Mauro prenderlo in culo… spostatevi nell’altra stanza e non togliete le pinze dai capezzoli.” Disse la Voce.

Poi una porta metallica si aprì, una luce illuminava la nuova stanza dove i due uomini si spostarono.
Al centro della stanza un tavolo, con sopra i soliti preservativi e la vaselina.

La voce riprese a parlare:

- “ Mauro sdraiati sul tavolo a petto in su e alza le gambe.”
-
La luce che proveniva da sopra, metteva in risalto la possente muscolatura delle gambe di Mauro, Alfredo ammirò per un attimo quella scena, poi infilò il cazzo nel culo di Mauro e mentre lo sbatteva lo teneva per le gambe.

Il ritmo era sempre più accelerato e le pinze continuavano a dondolare e sbattere sui pettorali sudati di Alfredo, poi la voce ordinò ad Alfredo di masturbarsi e sborrare sul petto di Mauro.
L’ordine venne eseguito, il petto di Mauro bagnato dalla doccia di prima e un po’ sudato per il caldo era coperto dalle gocce bianche della sborra di Alfredo.
Mauro nel tentativo di pulirsi non fece altro che spalmarsi la sborra sui pettorali e sugli addominali.
I due uomini erano di nuovo in piedi, nudi e col cazzo sempre in tiro, dopo il secondo rapporto sessuale si aspettavano un’altra doccia, ma questa non arrivò.
Una porta si aprì alle loro spalle…

- “Se non volete prendere una scossa vi consiglio di passare alla stanza successiva… ah dimenticavo, ora potete togliervi le pinze dai capezzoli.”

Mauro e Alfredo tolsero le pinze, sentendo sul petto una stana sensazione, da una parte erano quasi sollevati, ma dall’altra sembrava quasi che mancava qualcosa a cui si erano ormai abituati… poi attraversarono la porta e si trovarono in una stanza con delle sbarre, all’esterno c’era quello che sembrava essere un capannone abbandonato, ma era troppo buio per distinguere i dettagli.
Le sbarre all’improvviso iniziarono a scivolare verso di loro, spinte da meccanismi come quelli di un ascensore, in poco tempo i due si trovarono ristretti in pochissimo spazio, faccia a faccia, petto contro petto e… cazzo contro cazzo, sempre duro.
Mauro e Alfredo restarono così per alcuni minuti senza che la voce proferisse parola, i loro corpi massicci e sudati per il caldo scivolavano uno contro l’altro e ogni tanto i capezzoli torturati fino a poco fa, si toccavano tra loro, provocando una strana sensazione.
Poi un’improvvisa doccia fredda fece sobbalzare i corpi dei due uomini, l’acqua sembrava farsi sempre più fredda man mano che scorreva con il risultato di far diventare duri i capezzoli.

Quando la doccia finì e la sensazione di freddo passò, restavano i capezzoli intirizziti dalla doccia che creavano uno strano effetto, come di un cubetto di ghiaccio che scivola l’uno sul petto dell’altro… e quando i capezzoli di Alfredo si scontravano con quelli di Mauro un brivido attraversava la schiena di entrambi.

La voce parlò:
- “Quelli che vedete sopra di voi sono dei cavi della corrente industriale, se verrà attivato un interruttore non avrete scampo… Se volete sopravvivere dovete masturbarvi a vicenda; chi di voi riuscirà a far sborrare il compagno per primo… potrebbe salvarsi la vita.”

I due si guardarono negli occhi… poi nello spazio angusto della loro cella abbassarono le mani alla ricerca del cazzo “avversario” da masturbare.


Tenendo conto che avevano appena sborrato, non era sicuro che qualcuno di loro riuscisse nuovamente a sborrare… e anche la posizione non era delle migliori, visto che erano praticamente uno contro l’altro completamente nudi in pochissimo spazio.
Alla fine l’insistenza e l’impegno ebbero la meglio, Alfredo riuscì a far sborrare Mauro, ma il liquido che uscì era davvero esiguo.

- “Ci sono riuscito! T’ho fatto venire!” disse Alfredo.
- “E dove sarebbero le prove? Non puoi dimostrarlo.”
- “E queste cosa sono?”
Alfredo alzò le mani bagnate e un po’ appiccicose.

- “Potrebbe essere la tua sborrata di prima. Chi mi dice che non stai barando?”

Mauro intanto continuava a menare il cazzo di Alfredo, che subito dopo venne di nuovo, chiuse gli occhi e un’espressione di goduria passò sul suo volto.
Mauro allora alzò la mano sporca di sborra di Alfredo e disse:

- “Queste si che sono prove! Guarda qua!”
- “Non è certo colpa mia se il tuo uccello non sborra a dovere, ma IO ti ho fatto venire per primo.” 

Una doccia gelida interruppe il piccolo diverbio, i getti d’acqua erano molto forti e lavarono i corpi dei due uomini, colpendoli sulla schiena, sul culo, sulle gambe e in tutte le altre parti del corpo.
Poi all’improvviso si spensero.

- “La vostra prigionia sta per finire, ma prima devo dirvi alcune cose.” Disse la Voce.

Nella stanza si accesero due televisori al plasma che trasmettevano le immagini registrate di Alfredo e Mauro che stavano scopando.

- “Come vedete le vostre gesta sono state riprese e documentate… Se una volta liberi vi venisse la malsana idea di denunciare quanto è accaduto questa sera, questi video verrebbero messi in rete e distribuiti ai vostri parenti… Voi sareste sputtanati a vita e ovviamente sarebbe assai difficile dimostrare che avete dovuto scopare solo perché siete stati minacciati di morte.”

Improvvisamente un leggero odore di cloroformio invase leggermente l’aria, poi si fece sempre più forte fino a quando i due uomini persero i sensi.

Alfredo si risvegliò all’interno della sua auto, i suoi abiti erano stati lavati e qualcuno lo aveva rivestito… usci dall’abitacolo e nella tasca dei pantaloni trovò le chiavi della macchina.
Si trovava sul retro di un supermercato chiuso, una zona che conosceva e che gli avrebbe permesso di tornare a casa senza problemi.
Sul sedile del passeggero una busta chiusa… Alfredo la aprì, conteneva un fotogramma abbastanza esplicito di lui che scopava un altro uomo, la foto era abbastanza dettagliata e sarebbe stato impossibile farla passare come un foto montaggio.
Alfredo aspettò un attimo prima di decidere cosa fare… poi, come spesso succede in questi casi, decise di non denunciare l’accaduto, stracciò la foto in tanti piccoli pezzi che buttò in diversi cestini del parcheggio, accese il motore dell’automobile e si diresse verso casa.

Mauro invece si svegliò nel suo letto di casa ed era ancora nudo, di fronte a lui c’era il suo compagno in canottiera.

- “La Voce ti da il buongiorno! Hai dormito bene?”
- “Si grazie ho solo un leggero mal di testa per il cloroformio.”
- “Mi sembra che tu ti sia divertito con il signor Alfredo… un bel toro, no? L’ho scelto bene?”
- “Eh già… è stato un vero piacere scoparlo e strusciarmelo contro.”

Mauro si alzò dal letto, si infilò le mutande e andò verso la cucina per mangiare qualcosa.

- “Questa volta non abbiamo dovuto nemmeno cercare il soggetto, Alfredo viene alla mia palestra ed è stato facile studiare le sue abitudini… diceva di essere eterosessuale, ma mi mangiava con gli occhi ogni volta che mi vedeva negli spogliatoi… “
- “A me sembra che ci sono un sacco di musclebear gay che si nascondono dietro la scusa del culturismo, dicono di essere etero ma poi non appena hanno l’occasione… ne approfittano.”
- “Il signor Alfredo faceva tanto il moralista, ma poi ha eseguito tutti gli ordini della “Voce” cioè i miei, senza fiatare … sembrava un bambino a cui viene ordinato di mangiare un gelato.
- “E’ un bel soggetto da tenere sotto controllo, magari tra qualche tempo potremmo rapirlo di nuovo e inventare qualche altro giochetto.”
- “Mmmm meglio non rischiare, passiamo invece ad un altro soggetto, che ne dici di questo?”

La Voce (il cui vero nome era Roberto) mostrò a Mauro le foto di un uomo di corporatura massiccia, le foto erano state scattate di nascosto in spiaggia, il soggetto era in costume da bagno ed era possibile vedere  tutta la potenza del suo fisico nerboruto.

- “Mi sembra un ottimo soggetto… ovviamente questa volta toccherà a me fare la parte della Voce metallica…”
Disse Mauro.

- “Mentre io invece, mi godrò i giochetti sadomaso e il corpo massiccio del signor Rossi.”

Roberto e Mauro si misero a tavolino, studiando un nuovo piano per un altro tranquillo week end di “tortura”.


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