Cos’è veramente l’omofobia? Come potremmo definirla? Siamo sicuri che sia tanto facile tenerla fuori dalla nostra vita, come pure il razzismo, il sessismo e tante altre “cattive abitudini” sociali, dure da estirpare? Vogliamo parlarne? Sicuramente a molti non interessa. Molto più facile liquidare spinose questioni con un «Ma va laaaaaà!» di ghediniana memoria, e andare dritti per la propria strada. Per quanti vivono sulla propria pelle un clima sfavorevole, incerte trasformazioni culturali e uscite pubbliche infelici, la cosa può apparire sotto una luce ben diversa. Soprattutto se sono avvezzi a occuparsene in modo quotidiano, mettendoci la propria faccia, il proprio impegno, la propria reputazione.
La notizia è vecchia, e non particolarmente entusiasmante. La Marvel ha annunciato che il suo personaggio omosessuale di rappresentanza (lo potremmo chiamare così) Northstar (Alpha Flight, X-Men), presto convolerà a giuste nozze con il suo compagno di vita. Un matrimonio gay che casa Marvel sta pubblicizzando facendo risonare la consueta grancassa mediatica, e suscitando (ma tu guarda!) una marea di reazioni eterogenee, tra chi plaude al lieto evento e chi teme un’influenza negativa sulle menti più acerbe (con buona pace delle carneficine consumate dal popolarissimo Punisher, come ha giustamente fatto notare in rete l’attore gay George Takei).
A seguito dell’annuncio Marvel, la storica concorrente DC ha subito colto la palla al balzo per allinearsi, anticipando che un suo noto eroe avrebbe presto fatto coming out.
Le noti dolenti iniziano adesso.
Gli espedienti commerciali, il rincorrersi tra marchi editoriali che ammiccano più o meno all’attualità, ci sono sempre stati, e sono da intendere più come specchio dei tempi che come vero atto trasgressivo. Quel che ci suscita fastidio e un senso di malessere è la povertà estrema di alcuni commenti, decisamente fuori luogo, apparsi su questo o quel blog dedicato al mondo delle nuvole parlanti. Ci asterremo in questa sede dall’accanirci contro un avversario preciso (niente nomi, quindi). Non ci interessa far salire nessuno sulla forca, ma sviscerare un atteggiamento paradigmatico che merita critiche decise. Quel che ci preme è ribadire la condanna di un’uscita oggettivamente offensiva, e analizzare in senso generale l’humus da cui questa ha tratto origine.
Come avevamo cominciato?
Ah sì! Che cos’è propriamente l’omofobia?
Per qualcuno, omofobia è trovarsi davanti un omosessuale e insultarlo apertamente a causa del suo orientamento. Sputando, dandogli del pervertito, della femmina mancata, o addirittura confondendo il suo orientamento sessuale con la pedofilia, cosa ben diversa.
Per qualcuno, omofobia è incontrare un omosessuale e saltargli addosso, magari in gruppo, rompergli il naso o peggio e mandarlo all’ospedale, perché ci disgusta e non possiamo fare a meno di dimostrarlo con l’unico linguaggio che conosciamo: la violenza.
Per qualcuno, omofobia è discriminare le persone omosessuali sul lavoro, rendendo irrespirabile l’aria dell’ufficio con una condotta inadeguata, o facendogli passare avanti soggetti che a nostro avviso meritano di più in quanto esemplari più validi della razza umana.
Per qualcuno, omofobia è ritenere che la condizione delle persone lgbt sia una malattia, che vada curata o perlomeno nascosta, che la loro visibilità sia diseducativa nei confronti dei bambini, che il matrimonio e la famiglia riguardino solo uomo e donna in quanto capaci di riprodursi e mettere al mondo altri omofobi, ignoranti, maleducati e reazionari, sorvolando sulla capacità effettiva di essere buoni genitori e sul valore insindacabile degli affetti.
Omofobia è tutte queste cose, ma la sua radice ha un significato ben preciso che è… paura… degli… omosessuali. Una paura che può manifestarsi in moltissimi modi, alcuni dei quali sfumati, composti, ipocriti.
Per questo, a nostro modesto parere, scrivere pubblicamente che “non si dovrebbe intaccare il dna editoriale di un personaggio per farlo diventare gay” è inaccettabile. Ma soprattutto troviamo veramente triste (e nessuna eco retorica, usata per risponderci, cambierà questo fatto) che l’annuncio di casa DC di rendere gay un personaggio già noto abbia scatenato tanta paura in alcuni lettori. I fumetti, con i quali noi lavoriamo e viviamo, sono una bellissima cosa. Un mondo dove può trovare spazio lo svago, la cultura, la creatività e la gioia di tutti. Ma pensiamo sia profondamente immaturo auspicare, anzi esigere, un’immobilità del proprio immaginario editoriale a dispetto di una questione sociale tanto grave, delicata e bisognosa di un forte cambiamento. Sia chiaro, siamo adulti, o almeno ci piace pensare di esserlo. Ce ne freghiamo di Crisi sulle terre infinite che cambiano lo status quo degli eroi, del demone Mefisto che azzera la continuity e baggianate del genere.
Ma che scherziamo? Perché il progetto (in verità più una vaga ipotesi) di rendere omosessuale un personaggio già popolare suscita così tanta paura? Al punto da definire il proposito “sbagliato e diseducativo”? L’eventualità dà talmente fastidio da non capire che – qualora dovesse succedere – non sarebbe che un (peraltro blando) segnale di una mutazione culturale in atto? Davvero non comprendiamo quanto questa affermazione suoni ferocemente offensiva nei confronti di chi ogni giorno vive più forme di discriminazione sulla propria pelle? La società, se mai farà un passo avanti, dovrà comunque guardarsi bene dal rendere omosessuale un eroe che hai sempre conosciuto come etero, perché è sempre stato così, e per te non c’è niente che conti di più. Ma ti rendi conto dell’enormità di quello che dici? Non credi di stare manifestando un pochino di… immotivata paura?
Certo, se Batman o Lanterna Verde, domani, rivelassero di essere omosessuali qualche bimbominchia si taglierebbe metaforicamente le vene. Ed è triste. Lo ripeteremo fino all’esaurimento. Triste. E anche questa è a suo modo paura dell’omosessualità. Una paura del cambiamento, una paura di qualcosa di diverso che entra in casa nostra e altera il nostro angolo di mondo perfetto. Una forma di paura non meno violenta di altre, in quanto ferisce la sensibilità di chi aspetta un segnale positivo da una vita.
Omofobia è trincerarsi nella propria posizione, incapaci di comprendere di aver detto una bestialità, ricorrendo al tormentone di chi fino a ieri occupava un ruolo chiave in parlamento, e dire comodamente: «Sono stato frainteso!»
Il che suona più o meno come: «I cretini che non capiscono niente siete voi.»
E anche per questo ringraziamo.
L’omofobia può essere inconsapevole, strisciante, e per questo tanto più pericolosa. Non ci accorgiamo di aver alzato una barriera ideologica (affinché non ci tocchino i nostri amati fumetti, ricordiamo) tra noi e una categoria già bistrattata su più fronti. Di scusarsi per lo strafalcione, ovviamente, non se ne parla. E’ stato un fraintendimento, ed è molto più pratico agire da passivi-aggressivi, e urlare all’esagerazione e all'attacco immeritato. Magari approfittando della buona fede di amici blogger, reclutati e trasformati – per mera amicizia – in picchiatori informatici che tirassero acqua al nostro mulino (cosa che ci ha fatto infuriare ancora di più, allargando e aggravando non poco l’incidente). Del resto, siamo in Italia, e quando qualcuno dice una vaccata, se si scusa… è frocio, no?! Meglio usare la formula dello psiconano, andare a testa alta e chiamare alle armi quanti sappiamo ci daranno ragione.
Come dicevamo, siamo in Italia…
Personalmente, ricordiamo ancora il coglione di qualche anno fa, sul noto forum, e la migliore delle risposte indignate che ricevette riguardo il Colosso versione gay che tanto gli dava fastidio in quanto minava la sua possibilità di immedesimazione.
«Suppongo, allora, che eviti di leggere fumetti e romanzi che abbiano per protagonisti delle donne. Come potresti identificarti, se no?»
Santo subito.
L’omofobia è una bruttissima cosa proprio perché i suoi confini non sono netti, e spesso si sconfina in sciocchezze estremamente pericolose, fornendo ghiotti spunti alle menti reazionarie, per ignoranza più che per convinzione. Ciò non toglie che è sempre meglio parlarne, e che glissare su determinate questioni perché si ritengono non abbastanza macroscopiche non aiuterà nessuno a crescere. Se poi, nella circostanza contingente, secondo qualcuno la parola omofobia dovesse risultare proprio così stretta… Va bene, potremmo usarne molte altre. Ma non nascondiamoci dietro un dito, vi prego.
Nessuna delle parole scelte in alternativa sarebbe un complimento.
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