Ariel apre gli occhi e inizia a vivere in un incubo. Ha ricordi vivissimi della propria esistenza passata, la consapevolezza di essere qualcuno di importante, e di avere in mano le sorti di un intero paese. Solo che in questo nuovo, strano e progredito mondo, non sembra essere più così. Il suo corpo è ringiovanito, ma non è del tutto sotto il suo controllo. Funziona piuttosto come un automa di carne, pensante, vivo, ma nato per servire ed essere usato più che altro come giocattolo. Almeno così inizia a scoprire, mentre i fantasmi di una storia per lui recente si infrangono contro il nuovo volto del pianeta, mutato e mai così crudele...
My Clone è un fumetto elettronico (cioè esistente e acquistabile solo in formato pdf) prodotto dal sito americano www.chubold.com, di cui rispecchia l’estetica e le prevalenti scelte nella rappresentazione erotica disegnata. Un’estetica gay bear già mostrata in modo esemplare nei fumetti porno western di Chuckles (Payback, di cui abbiamo parlato in precedenza) che hanno per protagonista il cacciatore di taglie superobeso Pete Sanchez. Un approccio che non solo elegge i chubs, i ciccioni, a peculiare oggetto di desiderio, ma che attinge a suggestioni sadomaso in cui la monumentalità del corpo maschile diventa simbolo di un potere costituito da sottomettere, sessualmente e moralmente. Non a caso, come nel citato Payback, i corpulenti protagonisti dei fumetti targati Chubold.com sono presentati (almeno all’inizio) come rudi eterosessuali, espugnati e spogliati della loro arroganza con violenze fisiche e psicologiche, in una danza morbosa di desideri incontrollabili e ambigui cedimenti.
My Clone, di Victor e Sun, si colloca nel solco di questo stile a cavallo tra lo SM e il Bear, ma a differenza del ciclo di Pete Sanchez, possiede caratteristiche peculiari. Innanzitutto una vera trama e veri dialoghi, per quanto lineari e prevedibili, ma soprattutto introduce un elemento che fornisce al racconto una marcia trasgressiva in più, trasformandolo da semplice prodotto per uso onanistico ad autentico oggetto trash. La presenza, come protagonista, di un personaggio reale della storia recente: Ariel Sharon (sia pure clonato), e di tematiche serissime e drammatiche come la questione palestinese. Nel mondo avveniristico di My Clone, il conflitto arabo-israeliano si è concluso con la quasi totale distruzione dei territori coinvolti. Israele non esiste più, e le comunità arabe superstiti vivono ossessivamente nel ricordo della guerra e dei suoi orrori, celebrandone di nuovi. La clonazione umana, ormai definitivamente sdoganata, ha dato origine a un nuovo mercato degli schiavi. I cloni di questa realtà sono in tutto fotocopie dell’originale, ma geneticamente programmati per rispondere come droni robotici a determinati stimoli elettrici e vocali. Il volto di Ariel Sharon, per anni icona insanguinata del conflitto palestinese, è divenuto il capro espiatorio dell’irriducibile rancore islamico. Il primo ministro israeliano è riportato in vita più volte come clone per essere più volte umiliato, seviziato e ucciso, in un inferno interminabile tenuto in vita da grossi interessi commerciali. Le responsabilità militari del vecchio leader ebreo sono punite con la sottrazione della dignità e di ogni diritto civile, rendendolo sotto ogni aspetto un mero balocco usato per intrattenere le masse tuttora ubriache di un odio invecchiato per secoli.
Le cose potrebbero andare diversamente per l’ennesimo Ariel, clonato sul suolo americano per ordine di un giovane e facoltoso arabo omosessuale. Un uomo educato alla cultura dell’odio che ha sviluppato, per contrasto, (e Freud avrebbe molto da dire al riguardo) un’ossessione amorosa per la figura dell’antico nemico del suo popolo. L’ultimo Ariel nasce quindi in un ambiente confortevole rispetto ai suoi omologhi più sfortunati. Un ambiente che tuttavia non manca di traumatizzarlo, dal momento che egli possiede ogni ricordo del vero Sharon. La scoperta della propria natura di clone, la voce delle proprie radici ebraiche e la conoscenza di un mondo soggetto a un progresso sempre più spietato, porterà Ariel e Abdul dapprima a scontrarsi, poi pian piano a comprendersi, finché...
My Clone non è certo un’opera perfetta. E’ un fumetto che nasce per dare forma, colore e in qualche modo sostanza a determinate fantasie erotiche, e per giustificarle ricorre anche a mezzi che possono apparire goffi. A qualcuno potrebbe dare fastidio l’accenno all’esistenza di un gene gay, per quanto l’argomento sia presentato in modo talmente fumoso da risultare disinnnescato in partenza. Certi temi, tristemente seri, possono stridere in alcuni punti, e ci si può scoprire a domandarsi se era necessario attingere a una ferita dell’umanità ancora aperta e sanguinante. Si può dire che il sottotesto pacifista è un cliché (fate l’amore non fate la guerra) di molta narrativa pornografica, e che l’Ariel disegnato da Sun presenta una bonarietà e un sex appeal che lo Sharon storico in realtà non possedeva. Ciò non toglie che My Clone spiazzi proprio per il senso di innocenza che, nonostante la violenza intensa di alcune scene, emerge dal progredire del racconto. Stupisce che dopo tanta pornografia, ironia di grana grossa e pura provocazione, la storia d’amore iniziata quasi senza che noi lettori ce ne accorgessimo, ci regali un tuffo al cuore a poche pagine dal finale, e ci induca a trepidare per la sorte dei protagonisti sfiorando la commozione. Questo soprattutto, più dei suoi contenuti blandamente pacifisti (lo sforzo di essere equidistante si vede, ma non abbastanza), e dei suoi elementi weirdo, rende My Clone un fumetto difficile da catalogare. E’ una strana creatura, un po’ come il clone Ariel, che è l’uomo che è stato e nello stesso tempo detiene il potenziale per diventarne un altro del tutto diverso. Un prodotto stravagante prima ancora che un fumetto pensato per un semplice uso erotico.
I disegni di Sun (artista di cui non si sa nulla, come niente è dato sapere sullo sceneggiatore Victor) presentano tratti derivanti dalla scuola orientale, ma ibridati con caratterizzazioni fisiche di altro stampo, in un piacevole melange di stili che alterna l’umoristico al drammatico con picchi di erotismo e carnalità (in chiave gay bear) elevatissimi. Sotto molti aspetti, è un peccato che certi fumetti prodotti sotto il marchio Chubold non vedano la luce al di fuori della rete, e anche che in così pochi li leggano e ne parlino. L’analisi dell’eros e delle proprie fantasie può diventare occasione per scoprire imprevedibili spunti di riflessione, e My Clone, nella sua spiazzante ingenuità, è sicuramente uno di questi casi.
2 commenti:
Se è gratuito lo scarico subito ;) grazie per l'info :)
Purtroppo non lo è. E' in vendita. Comunque merita. :)
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