Introduzione
Vivere in un piccolo paese non è affatto facile; la cosa diventa ancora più difficile se il paesino in questione è parecchio distante da un centro abitativo più complesso e centrale; se il paesino in questione è isolato dai mezzi di comunicazione più importanti quali banda larga, tv non satellitare e cellulari sembra quasi di essere tra gli hamish. Ma purtroppo (o per fortuna, dipende dai punti di vista), questa realtà esiste davvero nel campano, la cittadina si chiama Sbirraseo.
Per lo più l’economia del posto si basa sull’agricoltura e sull’allevamento di bestiame, le famiglie riescono a vivere dei prodotti dei propri campi e del proprio bestiame o della lavorazione degli stessi. La vita è semplice e i momenti di aggregazione avvengono soprattutto quando si parla del pettegolezzo più recente. Tutti conoscono quasi tutti e difficilmente qualcosa passa inosservato. O per lo più si fa finta di non guardarlo se la cosa risulta scomoda a troppi.
In questo paesino vive Marcello un ragazzotto di 22 anni che non ha preso mai in considerazione l’idea di andare via da quel posto. È difficile poter pensare di allontanarsi se non si conosce nulla di ciò che avviene fuori da Sbirraseo. I genitori, ferventi cattolici, hanno cresciuto da soli il proprio figlio, l’hanno educato secondo i più accesi rigori cattolici. Mai Marcello ha potuto chiedergli più di quanto il loro metro di giudizio (forse sarebbe meglio parlare di centimetro) gli consentisse, ciononostante si consideravano abbastanza fortunati in quanto avevano un manovale di ottima prestanza fisica, Marcello con la sua stazza era in grado di sopportare i lavori più alienanti e faticosi. Nella loro fattoria priva di ogni minima forma di privacy, vivono a strettissimo contatto dovendo condividere spesso gli ambienti che sono comunque comuni. Marcello dorme nello stanzone che funge sia da soggiorno che da cucina, mentre i genitori hanno la propria stanza al piano superiore. Non gli hanno mai permesso di dormire nel fienile o di costruirsi una stanza per lui, è purtroppo costantemente sotto il loro occhio vigile. Per quella tarda estate le cose sarebbero cambiate però. Il nonno paterno ha preteso l’aiuto del ragazzo, la vecchiaia si fa sentire e in quanto da solo (vedovo da quando Marcello ne ha memoria) non può portare avanti la propria fattoria, e visto che i genitori sono in debito con lui non hanno potuto evitare la cosa. Sono molto rammaricati dell’allontanamento di Marcello, finirebbe così il loro predominio sul ragazzo. Tra l’altro i rapporti con il nonno non sono del tutto sereni e quasi mai si parlano sebbene le fattorie fossero adiacenti. Ciò non vuol dire che le case fossero vicine in quanto le dividevano ettari di terreno coltivato sia a frutti che a grano, ma la cosa non importa, loro sono ancora giovani e se non possono portare le cose avanti da soli, che si avvalessero di un manovale. Il nonno è vecchio e non vuole estranei in casa.
Dopo mille raccomandazioni da parte di Cosimo e Cesira, finalmente arriva il giorno del trasferimento, Marcello ancora non si rende conto del potenziale che sta acquisendo, da come il dominio del padre e soprattutto dalle parole non dette della madre avrebbero giovato al suo modo di vivere.
Si ricorda del nonno come di una persona burbera (coi suoi genitori deve per forza esserlo) e abbastanza volgare. In casa non era mai stata nemmeno pensata un’imprecazione e Marcello sebbene ne conoscesse, mai si sarebbe permesso dall’esclamare manco un accidenti. Il nonno invece appena rimane da solo col ragazzo esclama: “Spero che quegli stronzi dei tuoi genitori non ti abbiano parlato troppo male di me” e notando gli occhi sgranati del nipote a quella frase, erompe in una sonora risata e continua: “ragazzo mio, vedi di toglierti quella mazza dal culo e sii un po’ più sciolto, qui non siamo in chiesa e se ti va di ruttare, scorreggiare o dire quello che ti pare, non ci sarà nessuno a rimproverarti.”
Marcello annuisce calando la testa con aria dimessa. È taciturno, si sente quasi in imbarazzo essere affianco a lui, abituato così tanto all’ordine e al self control, vedere suo nonno con il pizzetto incolto i capelli scarmigliati e sentire quel linguaggio così rozzo lo mette a disagio. Il nonno che non vuole affatto iniziare male i suoi rapporti col suo unico nipote, cerca di calmarlo, e scompigliandogli i capelli gli sorride chiedendogli un po’ cosa è abituato a fare a casa come lavori, quali cose gli riescono meglio e in cosa magari si sente meno preparato. Achille apprende così che suo nipote sgobbava come un matto, i suoi genitori quasi si approfittano di lui nel fargli eseguire i lavori più massacranti, ma ha ben capito che comunque il ragazzo è docile e volenteroso, ha voglia di imparare cose nuove e non si tira indietro nei lavori più umili e faticosi, tirando le somme ha dalla sua parte un ottimo aiutante.
Giunti alla fattoria nonno Achille gli mostra un po’ le sue cose, il bestiame gli alberi da frutta e il raccolto, Marcello si stupisce quando il nonno gli indica la sua stanza personale. Non avrebbe mai potuto pensare di avere un posto tutto suo. “Nonno, questa stanza è davvero tutta per me?” chiede incredulo Marcello, e per impressionarlo ulteriormente Achille gli risponde: “Mi dispiace che sia piccola ragazzo, ma purtroppo questo posso permettermi” scoppiando a ridere, Marcello invece abbozza un sorriso timido e trascina il suo baule con i suoi miseri averi.
“Quell’armadio ha delle vecchie cose che io non utilizzo più, però è tutto pulito, se credi che qualcosa possa andarti bene indossalo pure”
Marcello lo ringrazia e torna a disfare il suo baule.
“Nonno ma come portavi avanti questa fattoria tutto solo?” chiede Marcello mentre mette a posto la sua biancheria intima, girandosi verso di lui nota un minimo di imbarazzo nel viso del nonno e capisce di aver fatto una domanda scomoda. Achille risponde che aveva degli amici che lo aiutavano, ma che purtroppo adesso sono andati via da Sbirraseo. Marcello non ha il coraggio di approfondire la cosa e viene lasciato solo nella sua camera che gli sembra enorme. Si siede sul letto e sente che è morbido in confronto alla tavola di legno dove dorme lui. Quel posto gli piace, e se vuole rimanerci deve imparare a vivere come il nonno. Dopo aver vissuto a casa sua non sarebbe certo stato difficile, ma Marcello questo ancora non l’aveva capito.
Prima lezione
Le giornate scorrono tranquillamente, ma cariche di lavoro, Marcello scopre un’intesa con suo nonno che non si sarebbe mai aspettato, sebbene il suo vocabolario fosse troppo ricco di espressioni colorite. Il lavoro è piacevole e mai troppo stressante. Il nonno gli insegna spesso dei trucchi per velocizzarsi ulteriormente e le serate sono sempre annaffiate da vino che li rende particolarmente spensierati. Una cosa però turba Marcello, quando suo nonno lavora a torso nudo. Dai suoi genitori non è permesso a nessuno di lavorare a torso nudo, lui stesso non aveva mai visto nessuno, se non se stesso nudo. Vedere suo nonno, con quel fisico appesantito un po’ dall’età ma ancora prestante, con la pancia tonda e soda proprio come ce l’ha lui e impellicciato di bianco a differenza sua che è nero come la pece, lo fa rimanere a volte interdetto e si meraviglia di come a volte sorprenda se stesso a fissarlo.
Quando fa partecipe il nonno dei suoi pensieri gli risponde: “I tuoi genitori pensano che sia peccato anche lavorare così? O è solo un capriccio di tua madre? Comunque a me non interessa, se mi va di lavorare nudo posso anche farlo, sono a casa mia qui e nessuno può dirmi nulla. Ti ripeto l’invito, ovvio anche tu puoi fare quello che ti pare non c’è nessuno a giudicarti” così dicendo molla un sonoro peto come a sottolineare la cosa. Marcello rimane disgustato, non crede possibile che suo nonno abbia scoreggiato mentre erano a tavola, lo cosa lo turba alquanto e Achille se ne rende conto. Capisce di aver esagerato ma non ha alcuna intenzione di mollare, ha giurato a se stesso di riuscire a togliere quella mazza dal culo al nipote e quell’aria da chierichetto remissivo che si ritrova. Non molla e nei giorni successivi i suoi indumenti si riducono ulteriormente, i rutti e i peti continua a farli (ma non a tavola), anche se nota il disagio del nipote. Un giorno gli chiede per quale motivo dovesse essere così devoto all’etichetta, perché doveva soffrire il caldo quando poteva benissimo lavorare in calzoncini e shirt. Marcello non seppe dare una risposta precisa, disse solo che la madre così voleva; Achille gli fece notare l’ovvio che cioè la madre non era lì presente. Il giorno dopo Marcello indossò degli abiti che aveva trovato nell’armadio, un pantaloncino che gli arrivava al ginocchio e una maglietta smanicata. Achille nota che durante quella prima giornata suo nipote sia molto impacciato, ma lo incoraggia e non lo sgrida mai, per fargli capire che ha fatto bene a “cambiare” il suo punto di vista. Marcello invece sebbene incoraggiato, non può fare a meno di notare però che più passa il tempo, più gli indumenti del nonno si riducono, e di certo non è dipeso dal bucato che fa Rosaria, la domestica che lo aiuta ogni tanto nelle faccende di casa.
L’inizio della completa emancipazione di Marcello avviene una domenica, per quella giornata dice il nonno, non si sarebbero occupati di nulla ma solo rilassati. Quando Marcello, svegliato dai rumori provenienti dabbasso da suo nonno scende di sotto, avverte che si è da poco alzato, perché indossa solo canottiera e mutande, mentre lui ha addosso il pigiama. “Figliolo ho appena fatto il caffè, mi do una rinfrescata poi penso di farmi una passeggiata per i campi”.
“Ma non devi lavorare vero nonno” risponde Marcello mentre afferra una tazzina.
“Cazzo no, oggi non si lavora andasse a fuoco il fienile io non voglio spostare un dito!” gli arruffa i capelli e sale di sopra a vestirsi.
Marcello medita sul da farsi, non è mai stato senza fare nulla a casa sua, se proprio non aveva nulla da fare, la madre lo costringeva a leggere la Bibbia, ma non crede che in quella casa ne avesse trovata una. E tra le altre cose l’idea di leggere una raccolta di moniti, nel giorno in cui poteva fare tutto quello che gli pare tranne lavorare, gli sembra del tutto balorda. Una volta che il nonno è pronto per uscire Marcello ha tutto il tempo libero per lavarsi e darsi una bella rinfrescata: quella notte era stata calda e lui non aveva riposato bene. Una doccia tonificante avrebbe fatto al caso suo. Proprio quando esce dalla doccia pensa che sarebbe carino per loro poter rinfrescarsi nella vasca di irrigazione dei campi. Avrebbero potuto riempirla e usarla a mo di piscina; certo gli sarebbe piaciuto preparare il tutto affinché il nonno, una volta tornato dalla sua passeggiata, avrebbe potuto farsi un bagno senza preoccuparsi di riempirla. Una volta l’aveva fatto con suo padre, allora era molto piccolo e lo ricorda come uno dei pochi momenti piacevoli passati con la sua famiglia, ricorda sua madre che schizzava l’acqua coi piedi seduta sul bordo della vasca e suo padre che gli insegnava a nuotare. Purtroppo però non sa dove siano le chiavi dell’interruttore della pompa che carica l’acqua dal pozzo. Deve per forza raggiungere il nonno: avrebbe solo dovuto farsi spiegare come azionare la pompa; certo non è facile capire dove il nonno si è diretto. Pensò che con quella canicola non poteva fare altro che avviarsi verso i frutteti, lì è più fresco visto che gli alberi proteggono dal sole forte.
Decide di andare lì verso gli albicocchi, (sono i frutti preferiti di suo nonno) e già dopo qualche metro nota la camicia rossa che aveva indossato il nonno stamane. Solo che era stata gettata a terra, e dopo qualche metro trova anche i suoi calzoni e le mutande. Raccoglie tutto e si inoltra lungo il frutteto. Inizia a pensare che possa essere successo qualcosa, ancora non capisce perché suo nonno abbia avuto bisogno i spogliarsi sebbene ultimamente lavorava quasi in mutande. Sua madre gli aveva trasmesso l’idea che allo svestirsi, succede solo il lavarsi e null’altro. Ad un certo punto sente ansimare e proprio di fianco a lui, a pochi metri vede suo nonno seduto a terra, poggiato ad un albero completamente nudo; il suo cuore inizia a battere forte; si accorge che il nonno stringe il suo coso tra le mani e nota che il suo viso è rosso. Ha gli occhi chiusi e sembra soffrire molto. Tra l’altro non capisce se si sta grattando lì o cosa. Si avvicina lentamente “Nonno che hai? Ti ha morso una serpe?” dice Marcello quasi esitante.
Achille trasale non aspettandosi suo nipote lì!
“Cosa ci fai qui? Non ti ho detto forse di riposarti o fare quello che ti pare?”
Marcello abbassa lo sguardo sui vestiti che stringe in mano: “Scusa nonno, sono qui perché volevo chiederti una cosa, ma stai bene? Che ti succede?”
“Non è evidente nipote cosa stia facendo? Mi prendi anche in giro? Un po’ di rispetto per diana”
Marcello si incupisce, si dispiace di avere incollerito suo nonno e gli spiega che non voleva affatto disturbarlo, anzi ma vedendolo in quello stato pensava si fosse fatto male.
“Tu davvero non sai cosa stia facendo?”
Marcello scuote la testa.
“Mmm, la situazione è grave, ti hanno proprio castrato! Dai posa quei vestiti e vieni qui che ti devo spiegare un po’ di cose.”
Marcello si avvicina al nonno non curandosi più dei vestiti che stringeva e si accorge del fatto che il coso di suo nonno è duro e pulsante. L’imbarazzo lo coglie di sorpresa, è la prima volta che vede un altro essere umano nudo, a parte se stesso. Distoglie lo sguardo e arrossisce, sebbene sente una strana sensazione allo stomaco e al basso ventre.
Achille si accorge dell’imbarazzo del nipote ma non intende mollare dopo un’occasione del genere, non vuole certo farsi sfuggire una tale ooportunità.“Allora almeno sai come nascono i bambini?”
“Credo allo stesso modo in cui nascono i vitelli”
“Intendo conosci anche il modo in cui entrano nella vacca?”
Marcello annuisce sempre più rosso in viso e guardando da un’altra parte.“Molto bene, adesso spogliati anche tu che voglio finalmente vederti come sei fatto… togli tutto!” la voce di Achille quasi si incrina imbarazzata al pronunciare quelle parole, ma si sente ancora troppo eccitato per resitere quindi si fa più audace.
“Ma nonno, perché dovrei farlo, mi vergogno.”
Marcello rimane stupito dall’ordine di suo nonno però sente che anche il suo coso si sta indurendo e prova ulteriore imbarazzo.
“Ma vedi che sono nudo come un verme anche io, non c’è nulla da vergognarsi, tra l’altro sei mio nipote.” Achille nota la sua reticenza, i suoi genitori gli avranno completamente candeggiato il cervello; non ha che una sola cosa da fare e cioè impartirgli un ordine che deve per forza eseguire. Sembra funzionare e lentamente mentre si sbottona la camicia Achille gli chiede “Ma quando ti viene duro il cazzo (Marcello arrossisce violentemente) non hai mai fatto nulla?”
“Ho chiesto a papà e lui mi ha detto che dipende dalle tentazioni e che devo pregare. Non ho mai capito in verità cosa volesse dire”
“Quindi insomma non ti sei mai toccato lì sotto? Tranne quando ti lavi?” aggiunge Achille prevenendo la risposta di suo nipote che scuote la testa, chiara negazione.
Il nonno sorride e si carezza il cazzo. Quando Marcello è completamente nudo con le mani che si coprono il coso, al nonno luccicano gli occhi: “Almeno tuo padre ti ha dato una cosa buona: il mio DNA. Stessa pancia tonda e tesa, torace peloso come le gambe eddai, mi fai vedere il pezzo grosso?”
“Dici il coso? Mi vergogno è …” balbetta Marcello abbassando lo sguardo.
“Punto primo si chiama cazzo, o pisello o come ti pare ma non chiamarlo coso; due, vedi il mio com’è duro?” In effetti il nonno mostra un manganello duro e pulsante che si erge da una fitta macchia di peli chiari. “Ti sembro imbarazzato? È una cosa che abbiamo tutti e meno male che tu ce l’abbia duro, significa che funziona. Dai non ti vergognare e siediti vicino a me che ti insegno un po’ di cose.”
Marcello si siede accanto al nonno, ben attento a non scoprirsi in quanto ancora imbarazzato, ma quando il nonno insiste con lo sguardo si arrende e gli mostra il cazzo.
“Una mazza di grande rispetto, hai preso da me” dice indicando il suo cazzo “dovrà essere almeno un diciotto centimetri e poi è bello grosso. Vedi il mio è un po’ più stretto.” Gli da una pacca sulle spalle mentre capisce che Marcello è totalmente confuso. Non sa dove guardarlo, in petto sul cazzo o negli occhi.
“Allora devi sapere che la natura ti ha dato il cazzo non solo per pisciare,” si rende conto che sta oltrepassando di molto il limite, quindi si sforza all’improvviso di moderare il linguaggio per non turbare ulteriormente Marcello. “Ma anche per riprodurti, per avere dei figli che per lo più combacia con il fare all’amore. Per fortuna non dobbiamo procreare ogni volta che lo facciamo altrimenti sarebbe la nostra fine – ridacchia e si accorge di avere la completa attenzione di suo nipote- mentre altre volte mancano le materie prime, cioè le donne, o gli uomini per divertirsi insieme. Quindi io adesso, visto che avevo voglia e il mio pisello era già molto duro stamattina, a differenza dei tuoi, piuttosto che dirmi un rosario, scelgo la via più piacevole per farmi passare… come lo vogliamo chiamare? …Fastidio? Sorride e vede che il rossore di suo nipote va calando, ma la sua mazza è sempre tosta.
“Allora punto primo, spieghiamo un po’ le parti che compongono il pisello; le conosci già?” Marcello fa segno di no.
“Per comodità uso il mio cazzo come esempio, dopo se vorrai farò un ripasso sul tuo, se ti va di farti toccare lì. Allora, iniziamo dal basso, queste che vedi qui sotto sono le palle, servono a produrre la sborra ehm… il seme che serve a procreare” il nonno avvicina tutta l’asta alla pancia per mettere in mostra le sue grosse palle contornate di peli. “Se vuoi toccare va bene, basta che non stringi perché sono delicate. Poi abbiamo l’asta del cazzo, la parte più grossa che ne determina la lunghezza e lo spessore. Questa parte è formata dai corpi cavernosi che assorbono il sangue e ti intostano il cazzo. Il tuo come vedo è ancora duro quindi c’è molto sangue.” Marcello arrossisce e si sistema meglio sull’erba. Il nonno fa cenno a Marcello di sporgersi per vedere meglio mentre si scappella il cazzo:“Poi abbiamo la parte più importante: la cappella, o glande che è quella che ci fa godere, ci fa sentire il piacere è da l’impulso per farci sborrare. Infine la pelle che copre la capocchia vedi? Si chiama prepuzio, e per fortuna i tuoi te l’hanno lasciato ancora. Adesso se provi a scappellarti e a toccarti la cappella, sentirai che è molto sensibile…
“Che dovrei fare?” chiede Marcello confuso.
“Devi scappellarti, vedi devi far uscire la capocchia dal prepuzio, guarda me.” Achille si afferra il cazzo in punta e fa scivolare la sua mano verso il basso, mostrando così una cappella grossa e rossa. Suo nipote tenta di ripetere il movimento ma il nonno si accorge subito che suo nipote è in difficoltà. Si rende conto che il ragazzo non si è mai scappellato il cazzo quindi non ha dimestichezza con la cosa.
“Marcé se non ti da fastidio, posso aiutarti io e ti faccio vedere come si fa una sega che è quella cosa che mi stavo facendo io prima che tu mi interrompessi.”
Marcello arrossisce ulteriormente e poggiandosi di nuovo le mani sul cazzo come a creare una barriera.
“Dai non fare così, vuoi capire come fare per segarti o no? Dai su comportati da uomo, vedrai che dopo mi ringrazierai.”
Marcello esitante sposta le mani dal cazzo e lo lascia alla mercé di suo nonno.
“Innanzitutto bisogna bagnare la parte per renderla scivolosa. La cosa migliore è la saliva” quindi si sputa in mano e inizia a toccare delicatamente il cazzo di Marcello; lo sente sussultare sotto la mano chiaro segno della sua eccessiva sensibilità dovuta al fatto che non si è mai segato. Il cazzo gli riempie la mano, è grosso e venoso, la cappella è violacea e lucida.
“Come vedi ti sto bagnando il prepuzio e a mano a mano che scende, esce la capocchia. Senti come scivola?”
“Si nonno, ma è molto fastidioso quando me la tocchi, fa quasi male.”
“Ok vado più delicatamente, adesso che il cazzo è ben lubrificato, faccio scendere pian piano la pelle ma non tutta. È una bella sensazione?”
Marcello annuisce, sta provando una sensazione così intensa che non ha nemmeno la forza per parlare.
“Bravo il mio nipotino, vedo che impari la lezione senti come scivola bene la mano lungo il cazzo? E come rallento e poi velocizzo? Ma guarda qua che belle palline…” con l’altra mano gli accarezza le palle mentre continua a segarlo. Marcello sembra in estasi, inarca la schiena e chiude gli occhi, non ha mai provato una sensazione simile, non ha mai goduto tanto.
“Ora devi fare un po’ di pratica, e visto che devo capire se esegui bene la manovra, sarai tu a segare me.”
Achille si mette più comodo sdraiandosi e dandogli l’opportunità di afferrare bene il cazzo pulsante.
“Allora non deludermi e segui tutti i passaggi”
Marcello allora si sputa in mano ed inizia a cospargere la saliva sulla punta del cazzo. Lo prende con due dita e tenta di segarlo così.
“Mica stai toccando merda, dai è il pisello del nonno, fai come ho fatto io prima afferralo come l’asta della zappa.”
Marcello allora afferra totalmente il cazzo del nonno ormai violaceo e aiutandosi con l’altra mano a scapocchiarlo, lo bagna tutto. Per un attimo si ferma a pensare come gli venga tutto naturale, mai avrebbe pensato qualche tempo prima che si fosse trovato col cazzo di suo nonno in mano. La cosa lo eccita ancora di più e riprende lo scappellamento ma con mossa maldestra glielo abbassa tutto in un botto e questo provoca un po’ di dolore ad Achille che lo reguardisce dicendogli di fare piano. Afferra l’asta e inizia a scivolare su e giù sul cazzo. “Bravo Marcello, ma tieni la presa più salda, mica hai in mano un uovo? È un cazzo!” Marcello stringe più forte il cazzo allora e inizia a segarlo lentamente.
“Bravo adesso aumenta gradualmente la velocità.” Marcello esegue e nota che una mano del nonno tenta di afferrare il suo cazzo, quindi si mette in una posizione tale da permetterglielo. “Nonno mi piace tanto avere il tuo cos… ehm cazzo in mano!” e così dicendo gli prende le palle con l’altra mano.
“Bravo Marcello anche a me piace il tuo cazzo. Mi stai facendo un pesce in mano con i fiocchi… Hai imparato subito.”
Marcello capisce che pesce in mano è un altro termine per dire sega.
“Bravo Marcello adesso tra un po’ ti faccio vedere la mia sborra. Vuoi farmi sborrare?”
“Non l’ho mai vista, sono curioso” Marcello si sputa di nuovo in mano è aumenta la velocità.
“Bravo Marcello… così… aaah ancora un po’… aaahh non fermarti, eccola ecco la sborra… aaaahhhh” Marcello vede il viso di suo nonno stravolgersi in una smorfia di piacere e vede spuntare dal suo cazzo un lungo fiotto di liquido biancastro che arriva fino al petto di suo nonno, e molto altro sta colando lungo la sua mano, ma non si ferma e continua a segarlo.
“Basta così adesso, dopo la sborrata è fastidioso. Allora innanzitutto grazie per la sega magnifica che mi hai fatto, guarda quanta sborra è uscita, sono tutto inzaccherato. La vedi bene, vedi com’è bianca perlata e un po’ traslucida?”
Marcello annuisce “Sembra colla” commenta, esaminandosi la mano sporca di sborra che si pulisce sulla gamba; Achille è molto eccitato da quel gesto.
Adesso dobbiamo vedere la tua com’è, sdraiati che adesso ti faccio sborrare per la prima volta nella tua vita.”
Marcello si sdraia, ormai ha perso ogni pudore e sente il suo cazzo pulsare come non mai. Sente il nonno che si risputa in mano e afferra il suo cazzo. La sua mano è calda e la sensazione è molto piacevole. Sega quasi violentemente tanto che deve allargare le gambe perché le palle ci sbattono contro. È bellissimo sentire il cazzo che si scapocchia per via di suo nonno. “Nonno è meraviglioso”
“Tra un po’ sentirai una sensazione strana, non preoccuparti anzi lasciati andare. Quella sensazione si chiama orgasmo e vedrai che caccerai anche tu tanta sborra.”
Il ritmo è aumentato, la mano è velocissima, la capocchia di Marcello è violacea. Suo nonno gli accarezza le palle, poi la pancia abbondante e pelosa e poi il petto. A Marcello piacciono quelle carezze. Sente ad un certo punto qualcosa che gli sale da dietro al cazzo come se tirasse da dentro. Stringe i denti e gli esce un urlo fortissimo, non ha nemmeno la forza per aprire gli occhi, è una sensazione mai provata e gli piace molto, arrivano le scariche e avverte che qualcosa gli bagna la pancia, il petto ed anche il mento. Si tocca ed è appiccicaticcio. Dopo che l’orgasmo l’ha squassato per bene apre gli occhi e vede il faccione di suo nonno sorridente: “Hai schizzato tantissimo, e guarda com’è bianca la tua sborra.” Gliela raccoglie dal mento e gli fa vedere la consistenza; con l’altra mano gli spalma il resto sulla pancia e sul petto peloso “Ti è piaciuto vero?”
“Si nonno molto, che bello ehm il pesce in mano. Quante preghiere mi sarei risparmiato.”
“Si è vero, - ridacchia - vedrai che adesso ti sentirai molto meglio. Torniamo a casa a lavarci e rimaniamo nudi, altrimenti ci sporchiamo i vestiti. Tanto siamo soli nel raggio di chilometri…”
“Nonno ma questa cosa va fatta ogni volta che ce l’ho duro?”
“Va fatta ogni volta che ti va… adesso non capisci ma poi ti spiegherò io… ma a proposito, perché eri venuto a cercarmi?”
Marcello gli spiega della sua idea della vasca e Achille è d’accordo sulla cosa. Passano tutto il giorno a riposarsi nell’acqua fresca e a sdraiarsi al sole. L’indomani avrebbero annaffiato i pomodori con quell’acqua per non buttarla via.
Spero questo assaggio dei miei scritti vi sia piaciuto e vi sarei grato se mi comunicaste le vostre impressioni, critiche o miglioramenti! Mi spingereste così a continuare a raccontarvi di Marcello e di Achille…
4 commenti:
Bello questo racconto!
Vorrei sapere che c'è il seguito!
Ottimo!
Trasmettere le tradizioni (oralmente o non)
permette una crescita sana ed equilibrata....
Attendiamo (vista la mancanza d'esperienze del nipote)altri insegnamenti
GRAZIE
E' possibile prenotarsi per le lezioni del nonno?
Non ho capito bene una cosa e vorrei delle ripetizioni private.
Molto interessante...
ma mi ha fatto pensare....io come le ho imparate tutte ste cose? O.o
Ah! avessi avuto anche io un mentore così!
Però sono ancora piccolo magari non sò tutto!
chi si offre? xD
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