La manifestazione contro l’omofobia organizzata a Palermo il 18 Settembre 2009 è stata un successo. Tanto più grande quanto, per certi versi, inatteso. Se non altro per la risposta di massa così incoraggiante. I tempi ridotti in cui è stato organizzato il tutto, e l’abituale indifferenza del capoluogo siciliano a iniziative simili, non lasciavano attendere la massiccia partecipazione che ha invece animato il corteo. Organizzata dalle associazioni Articolo3, Arcigay Palermo, Arcilesbica e Agedo, con l’adesione di numerose realtà della sinistra cittadina, l’iniziativa del 18 Settembre ha dato origine a un corteo dalle molte anime, espressione di una sinistra frastagliata ma per una volta unita per gridare il proprio rifiuto all’omofobia, a ogni recrudescenza di cultura fascista, di razzismo e di ingiustizia sociale.
Partito simbolicamente da piazza Sant’Oliva, storica area di Palermo ricordata dai più maturi come punto di incontro di travestiti e transessuali, il corteo ha sfilato lungo il centro fino a piazza Pretoria, dove è stata data lettura del documento politico stilato in questi giorni dal collettivo LGBT di Palermo. Punto di partenza per richiedere incessantemente l'estensione della Legge Mancino a tutela delle persone LGBT, adeguata contro l’omofobia e ogni forma di discriminazione.
La marcia della comunità LGBT del 18 Settembre acquista ulteriore valore politico se si considera la quasi totale assenza di precedenti nella città di Palermo. Per la prima volta gay, lesbiche, transessuali palermitani, sono usciti allo scoperto accanto a realtà solidali, consapevoli che la libertà di ogni cittadino passa attraverso la tutela del diritto a esistere e a esprimersi nella propria peculiarità, al sicuro da dileggio, violenza e persecuzione. Per la nostra Palermo, vedere così tanta gente sfilare per i propri diritti è una luce di speranza da alimentare con cura. E una sonora sveglia che dovrà continuare a suonare nelle coscienze più sonnolente.
Gli odiosi atti omofobi che negli ultimi mesi hanno spazzato il paese, hanno dunque innescato una risposta forte e una rinnovata sete di giustizia, anche nella nostra intorpidita città. Un rifiuto trasversale a una catena di violenza che ha trovato terreno fertile nell’attuale clima politico, dominato da una maggioranza che ha fatto della paura del diverso e dello straniero la propria fucina di consenso elettorale. Erano anni che ignoranza e odio non alzavano la testa con tanta spudoratezza, con tanta arrogante certezza dell’impunità. Così come non capitava da tempo che il primo cittadino della capitale italiana, nella persona del sindaco Gianni Alemanno, rifiutasse il patrocinio del Gay Pride, segnando in questo modo una significativa rottura con il passato e contribuendo inevitabilmente ad alimentare il rigurgito di intolleranza in quanti ritengono legittimati i loro atti criminali dalla svolta reazionaria del paese.
Per questo, il 18 Settembre 2009, Palermo si è vista per la prima volta attraversare da uomini e donne omosessuali e eterosessuali, in una marcia pacifica ma risoluta. L’inizio, speriamo, di una nuova stagione di lotta per i diritti, e il primo capitolo di un’inedita pagina di storia per l’Italia, la nostra Sicilia e il movimento LGBT. Affinché domani anche quei pochi, disillusi o timorosi, che ancora una volta hanno scelto di rimanere nel chiuso delle loro stanze, tornino a scendere in strada e confluiscano nella già grande manifestazione di piazza.
Stop Omofobia: un grido che, dopo le recenti violenze, deve alzarsi più forte di prima. Contro chi ci vuole prigionieri, nascosti o morti. Un urlo di sfida che possiamo paragonare a quello del protagonista di “Papillon”, il fuggitivo Henri Charrière, citato anche da Roberto Saviano nel finale del suo libro “Gomorra”, contro coloro che vorrebbero farlo tacere. Che lo vorrebbero annientato.
Come noi, egli si aggrappa. Rimane a galla, e grida:
«Maledetti bastardi, sono ancora vivo! Sono ancora vivo!»
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