L'ignobile recrudescenza omofoba che sta spazzando il nostro paese malato non accenna a fermarsi. L'episodio che ha avuto come teatro la capitale e il personaggio di "Svastichella" (prima denunciato a piede libero, e arrestato soltanto molti giorni dopo) non è rimasto isolato. L'ondata di violenza e discriminazione (non dimentichiamo: incoraggiata dal rifiuto, dopo anni di consensi, del patrocinio al Gay Pride da parte di quello stesso sindaco romano che a cose fatte riveste il ruolo di avvocato del diavolo con tardive quanto inutili parole di condanna) si estende a macchia d'olio. In parte frutto di emulazione, in larga parte espressione di un clima reazionario che si sente protetto dall'attuale deriva democratica.
In tutto questo, il social network di maggior successo del momento, Facebook, è diventato veicolo per numerosi gruppi di dichiarato contenuto omofobo. Tra questi contiamo gruppi di solidarietà a Svastichella, gruppi che si definiscono genericamente "anti gay: i froci mi fanno troppo schifo", e gruppi che addirittura elencano i più svariati modi in cui si potrebbero uccidere le persone omosessuali.
Dire di no a queste manifestazioni di inciviltà e ignoranza è un dovere sociale.
Non mancano gli animi candidi (?!) pronti a obiettare che far chiudere detti gruppi sarebbe un'attività censoria e quindi antidemocratica. Finiamola, per favore. Se io scendessi in piazza per urlare "Uccidete... questo o quell'uomo politico" sarei sicuramente arrestato. Se qualcuno urlasse "Uccidete tutti i froci"... beh, in teoria, secondo le leggi che sanzionano l'incitamento alla violenza e all'odio, dovrebbe succedere la stessa cosa. Ma ci sono buoni motivi per pensare che la reazione dell'autorità risulterebbe molto più morbida, se non connivente, con la discutibile iniziativa individuale. Questo sorvolando sul fatto che l'urlatore troverebbe facilmente sostenitori nella stessa piazza.
Facebook è una di queste piazze. Attraverso il social network le idee viaggiano, si trasmettono, si apprendono. Rifiutare ufficialmente e in modo trasversale queste manifestazioni di omofobia è il primo gradino per la lunga lotta a questa piaga sociale che pretende di farci fare un gigantesco passo indietro.
Il blog spagnolo "Stop Omofobia" si propone di monitorare i gruppi Facebook a contenuto omofobo e di fornire, a chi non vuole chiudere gli occhi, gli strumenti per segnalarli all'amministrazione. Un semplice copia e incolla, e l'invio di una mail è uno sforzo minimo per contribuire a combattere questo infame fenomeno.
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