martedì 22 marzo 2011

Le lezioni del Nonno [di baril8] - Lezione due

Marcello quella notte ha riposato poco, non ha fatto altro che pensare a
ciò che suo nonno gli ha insegnato. Ha provato delle sensazioni nuove, molto appaganti, si sente molto più legato adesso a lui di quanto non lo fosse prima benché da quando era arrivato nella sua fattoria la stima che provava era molto aumentata. Non fa altro che pensare a come era stato bello accarezzare il corpo del nonno, sentire il suo pisello nelle sue mani e vederlo mentre esplodeva di piacere. Pensa costantemente anche a quando suo nonno gliel'ha preso in mano ed ha iniziato a segarlo, non si è mai sentito meglio. Avrebbe voluto ripetere di nuovo quella sensazione ma il nonno non aveva accennato a niente, era stato due volte sul punto di chiedergli di farsi fare un'altra sega ma il nonno in entrambi i casi sembrava distratto da altro. Forse, pensa Marcello, il nonno l'ha fatto solo per insegnarmi, da adesso in poi devo provvedere da solo...
Intanto il suo cazzo è durissimo e sebbene avesse provato a segarsi da solo, non prova le stesse emozioni di quando era con Achille, quindi lascia perdere e cerca comunque di addormentarsi visto il lavoro che li aspetta da lì a poche ore.


Si alzano presto perché irrigare i campi è faticoso quindi meglio farlo nelle prime ore del mattino, quando il sole ancora non scotta e poter poi riposare nelle ore più calde; il tempo è comunque clemente con loro, il cielo è coperto e una leggera brezza fresca solletica i loro corpi umidi. Hanno innaffiato i pomodori e adesso stanno raccogliendo quelli più maturi, lo sforzo è maggiore perché si lavora chini sulle linee. Marcello è stato taciturno tutta la mattina, ripensa ancora a ciò che è successo il giorno prima e il divertimento provato in piscina; rimugina continuamente sulla sega che si sono fatti, a quanto abbia goduto e a quanto gli piacerebbe ripetere quella esperienza. Sono le undici e un quarto del mattino quando si accorge che proprio davanti a lui c’è suo nonno di spalle chino col pantalone abbassato quasi a metà chiappe. Vedere sporgergli il culo peloso così da vicino e poter distinguere bene la linea di peli che corre lungo il solco gli mette una certa agitazione che culmina in un’erezione marmorea. Sono immersi con le mani nella fanghiglia per sradicare dove possibile la malerba. Gli passa per un attimo l’idea di recitarsi un Padre Nostro, ma trova la cosa alquanto fuori luogo; ricorda che quando era a casa dai suoi e aveva provato a parlarne più volte con suo padre, riceveva come unica risposta quella di allontanare le tentazioni con la preghiera. Quelle repliche così evasive non facevano altro che confonderlo, non capiva in cosa era stato tentato e soprattutto da chi, sapeva solo che quando gli capitava di averlo duro per i più svariati motivi, doveva pregare. Ciò si traduceva in preghiere la mattina appena svegli, orazioni sotto la doccia, recite di rosari nelle stalle e salmi nei campi. Se suo nonno l’avesse visto in quei frangenti sarebbe stato etichettato come frate (anzi Achille l’avrebbe definito, parafrasando il gergo ecclesiale, come: “stupido monaco sodomita”). Era stato strano solo all’inizio della sua permanenza nella nuova fattoria, dove la mancanza di preghiera non costituiva un disagio, ma solo la perdita di una fastidiosa abitudine. Sebbene le erezioni spontanee non mancavano, benché non sapesse ancora cosa significava l’autoeurotismo, riusciva a tenerle a bada anche senza la preghiera. Che ora gli venisse in mente di pregare può solo fargli ridere alla luce di quello che era successo il giorno prima.
Il cazzo gli fa quasi male per quanto è duro si ripete che deve pensare a lavorare ma passano i minuti e l'erezione non accenna a passare. Si accorge che comunque sta facendo male il suo lavoro, ha saltato pezzi di terreno dove la malerba è rimasta e in alcuni casi ha sradicato le piante buone. Il suo cazzo pulsa quindi decide di parlarne con suo nonno:


“Nonno, facciamo una pausa? Sono esausto.”
Achille senza girarsi gli risponde: “Se vuoi riposati figliolo, io continuo questa linea…”
“Nonno, ehm… sai… beh ho il coso che mi tira e non ce la faccio più” Achille non risponde ma si ferma nella sua attività; Marcello prende la cosa come un cattivo segno fino a quando suo nonno non si gira con un largo sorriso “Ok è ora di fare una pausa. Certo che mi dispiace dover anticipare le mie lezioni, ma visto come siamo lerci, con le mani luride di fango, non possiamo mettere in atto quello che abbiamo imparato ieri cioè…”
“… il pesce in mano!” risponde subito Marcello. Achille sorride compiaciuto, supera la linea per avvicinarsi a lui “vedi purtroppo mi vedo costretto ad anticipare un’altra lezione che mi ero preparato per un altro giorno, ma non è un problema. Mi sembra che qui è alquanto urgente farti sborrare”
“Si nonno” si avvicina Marcello “ho guardato la parte di sedere che ti fuoriusciva dai calzoni e insomma non so perché ma…”
“Ti sei arrapato,” lo interrompe annuendo Achille “ottimo segno. Bene adesso presta attenzione a quello che farò, perché ovviamente voglio che tu esegua dopo quello che faccio a te. Innanzitutto calati le braghe cercando di non inzaccherarti troppo. Bravo così… caspita ma ti cresce di notte il cazzo? Così mi smascello”
Marcello non coglie subito l'allusione del nonno, però si sente orgoglioso del fatto che Achille pensi che abbia un pisello grosso, abbassa lo sguardo e nota come svetta verso l’alto l’enorme uccello, la cappella quasi scoperta tanto che è grossa. Achille gli fa cenno di girarsi per ammirare anche il suo culo che come aveva presagito è alto, sodo e peloso. Pensa a quanto sarebbe bello morderlo e leccarlo all’interno. “Allora visto che non posso usare le mani, dovrò farti godere con la bocca. Non fare quella faccia stranita è una cosa molto piacevole, direi molto meglio della sega. Questa cosa che ti faccio si chiama pompa.” Achille si inginocchia davanti al cazzo di Marcello.
“Per prima cosa ti avvicini al cazzo e lo annusi, in questo modo inizi a pregustare ciò che ti aspetterà dopo, nel tuo caso sento un odore maschio di sudore e quello un po’ più lieve di piscio, sarà molto gustoso. Con molta pazienza si lecca tutta l’asta per inumidirlo bene, probabile che sentirai delle scosse di puro piacere che faranno aumentare ulteriormente la tua eccitazione!” e così dicendo inizia a leccarlo lungo tutta l'asta, passa con la lingua dal pube fino alla punta della cappella, sotto le palle e quasi gli fa il solletico quando lambisce l'inguine. Marcello è già in estasi, vedere suo nonno inginocchiato ai suoi piedi, in totale sottomissione lo manda ai pazzi.

“Adesso viene il bello” continua Achille sistemandosi meglio tra il fango, non vuole affaticarsi troppo: “allora ti posizioni frontalmente, con la bocca all’altezza del cazzo, ti avvicini e la socchiudi finche non accogli il cazzone dentro, lentamente, soprattutto le prime volte, te lo fai scivolare in bocca poco alla volta. Non esagerare, all’inizio se riesci già a prendere solo la cappella è tanto, potrebbe altrimenti procurarti un po’ di nausea. Una volta che ce l’hai in bocca puoi sbizzarrirti in vari modi: puoi slignuare la capocchia, puoi ciucciarlo come un lecca lecca, se diventi bravo potresti addirittura ingoiarlo ma diciamo che il fatto che generalmente già solo tenere un cazzo in bocca ti fa sentire bene sia a te che all’altro, il resto ti verrà naturale. Mi sono spiegato Marcè?” Il nipote annuisce frettolosamente, ha solo voglia di sborrare adesso.
Dopo aver spiegato tutto quello che subirà di lì a breve, Achille avvicina le labbra alla cappella e con un gesto quasi anatomico ingoia lentamente quel cazzo maestoso, che sebbene sia lievemente sudato e sappia leggermente di piscio, per lui ha un gusto irresistibile: sta succhiando l’essenza di suo nipote, e ciò lo infoia ulteriormente.

“Caspita che bello nonno ah… piano però mi solletichi col pizzetto” sorride Marcello che chinando la testa scorge suo nonno prendergli il cazzo in bocca. L’immagine lo fa arrapare ancora di più. Achille inizia a scivolare con la bocca lungo tutta la mazza, poi la fa uscire quasi del tutto, per reinfilarsela di nuovo in gola. Esegue questa operazione varie volte finché non si ferma a metà cazzo per ciucciarlo per bene.
“Nonno è bellissimo quando me lo succhi, e vederti così inginocchiato davanti a me fa davvero… arrapare tantissimo. Dai continua a succhiarlo voglio godere.”
A malincuore Achille si stacca dal cazzo per dirgli: “Prova a spingermelo tu in gola, fallo uscire tutto e poi me lo butti dentro, su!” spalanca la bocca per accogliere quel treno, Marcello si fa indietro e spinge il pube verso la sua faccia, ma non potendosi appigliare né alla sua testa, né tantomeno alle spalle, i colpi hanno poco vigore, e Achille finisce per fargli una sega quasi con le sue labbra serrate. Continua il suo andirivieni lungo quel cazzo gonfio, si ferma sulla cappella e con la lingua cerca di scostare il prepuzio per assaporare meglio quella capocchia così giovane e violacea. Marcello mugola, vorrebbe con le mani afferrare la testa di suo nonno per spingergli dentro il cazzo con tutta la sua forza, ma non può quindi si lascia domare dalla bocca esperta del nonno. Vedere quel pizzetto bianco che ingoia il suo cazzo fino alle palle e lo sguardo del nonno mentre riprende a succhiarlo lo manda in visibilio; sente che la sborrata è vicina, ma crede di dover avvisare il nonno per non schizzargliela in gola.
“Nonno sto per sborrare, scostati” rantola, ma si meraviglia quando alla notizia decide di succhiare più forte. A questo punto non ce la fa a trattenersi ed esplode dentro di lui. Achille avverte chiaramente le sborrate del nipote che gli riempiono la bocca di una dolce crema. Sembra quasi soffocare ma ciononostante continua a succhiare ed ingoiare quel latte caldo. Marcello quasi si sente venir meno: sborrare in quella bocca calda e stretta mentre si sente quasi il cazzo ingoiato, lo ha fatto andare su di giri. E rimane lievemente stranito del fatto che abbia bevuto la sua sborra, anche se vederglielo fare con tanta naturalezza pensa come prima cosa al sapore che possa avere e se differisse caso mai da quella del nonno. Achille quasi leggendogli nella mente gli risponde: “È dolce la tua sborra mi piace molto. Stasera se ne avrai voglia ti farò assaggiare la mia”
Marcello si ricompone lentamente con quelle mani tutte sporche, sorridendo e sentendosi quasi già in tiro per la proposta, replica: “Se vuoi sono pronto ad assaggiarla già da adesso”.
Il nonno è meravigliato: “Caspita ragazzo sei insaziabile, sebbene la cosa mi ecciti molto dobbiamo finire il lavoro per oggi. Stasera ti ricompenserò.” Gli da una pacca sul jeans ormai incrostato di fango all'altezza del sedere e ritorna alla sua fila.
Marcello fa finta di fare il viso imbronciato ma si rimette subito in opera. Ha un sorriso ebete sulla faccia, se per lui una sega gli era sembrata il massimo appagamento sessuale, provate ad immaginare cosa potesse suscitare in lui ricevere un pompino con l'ingoio! Comunque riprende molto più motivato a lavorare, come recita il saggio: prima il dovere e poi il piacere.

Spero che questa lezione possa riscuotere lo stesso successo (se non maggiore) di quello che ha avuto la prima. Fatemi sapere se avete gradito e nel caso ci sia stato qualcosa che non vi sia piaciuto, non lesinate a comunicarmelo: baril8divino@gmail.com

3 commenti:

Java ha detto...

ciao, visto che siamo in ambito ursino credo che il tuo blog non possa lasciarsi sfuggire questa chicca...:
http://www.gayxample.net/gayxampleENG/home.html

Un serial web ursino spagnolo visibile solo in internet e disponibile in varie lingue. molto interessante e soprattutto bello sapere che il regista è un italiano!

Un saluto, Gabriele da Venezia

Perdido ha detto...

Grazie, non lo conoscevo. Bella segnalazione. ;)

Daniele ha detto...

IO...devo andare in bagno... xD