lunedì 25 febbraio 2013

Un segnalibro per il Palermo Pride LGBT 2013


Mancano pochi mesi al Pride LGBT Nazionale. Quattro per la precisione, ma le cose da fare sono tante, perché la festa si prospetta partecipata e di conseguenza laboriosa.
Noi di AltroQuando portiamo avanti la nostra promozione personalizzata del Palermo Pride LGBT 2013 con la produzione di un nuovo segnalibro, il numero 11 della collana Altre Brecce, sempre curato dal bravo Riccardo Rizzo. Stavolta – giustamente – il nome della nostra fumetteria lascia spazio alle date del Palermo Pride 2013 e all'asterisco alternativo, affidando la parte del leone al personaggio DC di Batwoman (che recentemente, nei fumetti, ha chiesto alla sua amata di sposarla) e a un'elegante (e romantico) bacio tra donne. Nei fumetti, i matrimoni omosessuali sono già una realtà quotidiana. Altro segnale che la cultura popolare è un passo avanti rispetto alle istituzioni.

Rammentiamo che la nostra campagna è personalizzata in polemica (pacifica) con l'aspetto mediatico che da tre anni avvolge il Pride cittadino. Un logo (l'asterisco) che tre anni fa è stato scelto con eccessiva fretta, ed è di fatto un simbolo consumato con contenuti tetri e per nulla pertinenti. Ma è soprattutto il sintomo di un modo di operare che – a nostro parere – si è arenato in un meccanismo superficiale, che guarda troppo all'aspetto consumistico risultando poco formativo sul piano politico. Nelle ultime settimane della nostra campagna promozionale “alternativa”, ci siamo sentiti dire di tutto. Non ultima l'affermazione, da parte di qualcuno, che se il logo del Palermo Pride è così simile alla Star of Life dei paramedici è... «perché noi omosessuali dobbiamo curare la società dai suoi mali e dalle sue disparità.» e che saremmo noi a offendere la gente lgbt, giacché la Star of Life «è simbolo di chi cura non dei malati».
Insomma, se mai abbiamo avuto qualche dubbio sulla necessità di rendere pubblico il nostro dissenso sulla forma del Palermo Pride, oggi argomenti deliranti come quello suddetto li hanno completamente spazzati via. Siamo più che mai convinti che quel logo (semioticamente associato al concetto di medicina e soccorso) abbia un effetto diseducativo sui più giovani e su quanti non dispongono di strumenti culturali sufficientemente forti. Avendo partecipato in prima persona alle assemblee da cui è scaturito il primo Palermo Pride con il suo simbolo, sappiamo bene che le motivazioni dietro questa scelta non hanno nulla a che vedere con simili farragini, ma sono state piuttosto dettata dalla fretta e da una scarsa oculatezza.

Ma non è tutto qui.

Il logo (praticamente identico a un simbolo internazionale legato ai frangenti più spiacevoli della vita) è soltanto un campanello d'allarme.
La nostra scelta di modificarne la sagoma è stata dettata solo dalla volontà di essere presenti con una “controfigura” che possa aprire un nuovo dialogo per i Pride futuri. Infatti, non possiamo nascondere che il Palermo Pride (bellissima novità cittadina degli ultimi anni) ha una struttura mediatica che non ci persuade. E' l'unico Pride in tutto il mondo ad avere (e a conservare in modo pertinace) un logo (peraltro semanticamente sbagliato) sempre uguale e immutabile, laddove tutte le altre città ne producono uno nuovo ogni anno.
Nato (lo sappiamo bene) con l'intento di essere un Pride fortemente politicizzato e inclusivo, quello di Palermo si è presto lasciato sedurre dalle sirene del facile consenso popolare, e il suo logo è diventato una sorta di brand commerciale, difeso ossessivamente ed esibito da tanti con la stessa passione con cui altrove si sfoggia il logo della Nike. Eppure il Pride LGBT dovrebbe essere la manifestazione-festa anticonformista per eccellenza, mutevole e in continuo sviluppo. Invece ci ostiniamo a sventolare e a dipingere sulle nostre facce, ogni anno, lo stesso identico simbolo. Forse per il bisogno ancestrale di sentirsi parte di un clan, di una crew. Pulsioni che richiamano alla mente il tipico provincialismo del nostro Sud, sempre ansioso di distinguersi, ma - sembrerebbe - non di maturare davvero. Il Pride dovrebbe simboleggiare un valore liberatorio con un milione di facce, e proprio per questo, in quanto politicamente caratterizzato, dovrebbe tendere ad andare controcorrente e non ostinarsi a sguazzare in un ripetitivo trend. Bocciare sul nascere la proposta di organizzare un concorso contest per le scuole d'arte di Palermo, alla ricerca di un nuovo logo da adottare di anno in anno (diventando, nello stesso tempo, presenti presso realtà accademiche dove di norma gli argomenti LGBT non esistono) ha lasciato il posto alla facile sbornia dell'omologazione.


Beh, per noi il Pride non è questo. Pride è differenze. Pride è mutazione. Pride è crescita. E ci amareggia l'assordante silenzio al riguardo. Perché sì, partecipiamo con un logo alternativo, ma non stiamo insultando nessuno. Qualunque cosa facciamo, stiamo lavorando pur sempre per il Pride, per la sua promozione, per la sua buona riuscita. Invece, a guardarsi intorno, si direbbe che per taluni omologarsi conti di più. E che quello che stiamo preparando... non è il Palermo Pride se... non ha il bollino blu, come recitava la pubblicità della banana Chiquita qualche anno fa.

Tutto questo ci fa ulteriormente riflettere. Non rispondiamo neppure più a quanti ci dicono che ci facciamo inutili paranoie. Se abbiamo fatto un passo indietro è perché abbiamo visto cambiare il clima organizzativo, e oggi scegliamo di appoggiare questa grande manifestazione a modo nostro, con la nostra piccola differenza. Pensiamo che la politica abbia molti aspetti, e che uno di queste sia il linguaggio con cui si sceglie di comunicare con le masse. Un linguaggio che va meditato, approfondito, raddrizzato strada facendo se necessario. Se ne facciamo un brand immutabile e conformista... Se ci sentiamo rispondere che... è impossibile tornare indietro... Beh, dev'esserci qualcosa che non va. E noi, sciocchi, paranoici... rompiscatole... quello che volete, ve lo facciamo notare offrendovi un fiore color fucsia. Appena diverso. Soltanto un pochino.
Nella speranza che il Palermo Pride cresca ancora, si affranchi dai lacci che rischiano di trasformarlo in qualcosa che assomiglia più a un evento commerciale che politico, e possa spiccare il volo, diventando realmente inclusivo, vario e vivo.

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